Meno male che Veronica ha detto basta

di Clelia Mori
da www.womenews.net

Le femministe aspettavano da molto un incontro tra il privato in cui le donne sono signore, e il pubblico, dove la signoria soprattutto politica l’hanno gli uomini. Dall’incontro dei due spazi speravano potesse nascere una cosa buona. Con Veronica e Silvio il momento pare sia arrivato e ad alto livello, ma non si sa se sarà buono. C’è abbastanza silenzio in rete per capirlo.

Comunque Veronica ha detto basta, il suo privato si è scontrato sul tutto pubblico di Silvio e l’incontro tra i due spazi di vita comune è esploso, dolorosamente come in tante unioni.
Silvio ha come sempre pubblicamente strafatto, stupito e forse stordito non si è reso conto di come il mondo oggi è cambiato per “colpa” delle donne.

Uno come lui, che ha saputo imporre un impero televisivo e politico al paese dribblando con le regole e che su quello ha fatto sognare gli italiani, convincendoli che con un po’di furbizia si arriva anche molto in alto e che tutti lo possono fare, non si è accorto che quel mondo femminile per lui fermo all’operetta, rivista al duemila, fermo non è mai stato.

La sua visione “orizzontale”delle donne, assecondata dal bisogno di molte ragazze e signore di esistere per condividere riflessi di potere, lo hanno costretto a credere quello che voleva, persino nel privato: oggi le donne tacciono se le metto su uno schermo o in parlamento o se le copro d’oro. Anche le mogli.

Il mondo maschile che si è costruito intorno, non poteva essergli di aiuto a capire le donne di oggi e la selezione dei suoi uomini, troppo conforme a un’idea di scambio col potere economico, non glielo ha permesso; a loro la sincerità non è richiesta.

Uomini, ma di quali “uomini” parliamo mi verrebbe da dire se in tutta fretta due giornalisti – uno di parte e l’altro meno – e un presidente del consiglio “devono” occupare ore di trasmissione in un canale pubblico per convincere una moglie, lì assente, e gli italiani e le italiane che ha sbagliato giudizio su quell’incredibile marito?

Di quali uomini parliamo, se persino quelli dell’opposizione non colgono il cambio di cultura dello spazio pubblico-privato che le donne hanno agito e non vedono che a Porta a porta invece si mette in scena una forma di violenza istituzionale contro la e le donne, Veronica per tutte?

Ma dove sono finiti gli “uomini”, quelli che in politica vogliono far credere di essere in grado di occuparsi indifferentemente degli uni e delle altre? Non vedo uomini che curano anche le donne, come promettono quando chiedono i voti.

Ma che signora la moglie! E che potere quando non sta più al gioco simbolico dell’uomo e mette sul piatto il suo! Apre il vaso di Pandora e costringe, oltre alla vergogna della celebrazione del Porta a porta e a molti altri lamenti mediatici, persino il clero del Family day, quello che indifferente è andato a braccetto per anni col marito, a prenderne le distanze invocando, forse troppo tardi, sobrietà per la carica che ricopre.

Possono questo le mogli oggi quando prendono la parola in pubblico, cambiare quello che non si è mai voluto e potuto vedere. Reggere persino uno scontro doloroso tra vetrina e vita, 24 ore su 24 con la scomparsa del confine tra pubblico e privato – residenze, aule parlamentari, proprietà, feste, G8, terremoti, fotografie, sorrisi, predellini, bandane, sederi da palpare (la repubblica del 6 maggio) – e privato di lei.

Due misure simboliche differenti che intersecandosi fanno esplodere il groviglio del pubblico-privato. Difficile non cogliere anche quanto di maschile malato c’è nello spazio pubblico con la richiesta di silenzio che tutto il centrodestra, al contrario del centrosinistra, si guarda bene dal praticare, per salvarsi dallo sconquasso che può una moglie.

Allora davvero solo dall’interno del suo castello, ha ragione Ida Domijanni, poteva arrivargli una contraddizione forte, se la perfezione non esiste e i giocattoli, soprattutto se televisivi, sono falsi.
E poteva arrivare solamente dall’altra che con lui aveva una relazione paritaria e differente per tenere in piedi la coppia.

Insomma, se la sua corte gli ha filtrato un mondo altro, uno spot televisivo patinato e consenziente che non conteneva più alcun virus estraneo, nessuno e nessuna poteva dirgli quello che le donne oggi sanno e solo sua moglie aveva il potere di farlo. E lo ha fatto dicendolo al mondo. Mi viene voglia di ringraziarla, per aver cancellato in un colpo solo tutte le volte che suo marito mi ha fatto star male con le sue idee sulle donne, se poi penso a Eluana partoriente…

Speravo però che Franceschini sapesse, avesse letto, in tutti questi anni da politico maschio, un po’ di pensiero femminista, e che almeno lui e le donne del suo partito riuscissero a trarre un vantaggio da questa storia per modificare il “ciarpame” della politica italiana.

Magari partendo anche dalla difesa di una donna che si ribella ad un potere patriarcale così ben rappresentato che condiziona uomini e donne e a cui perfino Fini, per motivi vari, si è ribellato; anche se lei è già brava a difendersi da sola e senza la paura di sentirsi dire che è di sinistra difenderla.

Cos’altro deve accadere intorno alla dignità delle donne per sceglierle come molla per cambiare il mondo? Ma Franceschini non l’ha fatto.

Anche le non occidentali cercano di muoversi con dignità, perché no le italiane e una moglie che non ha altro da proteggere, dopo 15 anni di silenzio pubblico, che la dignità di sè e di madre.
Il privato femminile è intraducibile nel mondo televisivo dei reality e del branco politico dominante, ma c’è, e può diventare pubblico nello smascherare quello maschile.

Forse una minor fiducia degli uomini tutti nella vita plasticata del tubo catodico potrebbe osare mettere insieme privato e pubblico senza far esplodere una famiglia, un paese e la relazione tra i due sessi e trarne invece un qualche bene comune. Seguire una famiglia dal vero è diverso che seguire un paese in televisione e nei night con la pretesa di non farsi e fare del male.

Meno male che Veronica ha detto basta alla rappresentazione malata della sua relazione personale, partitica e di governo. Speriamo resista anche per noi.

Poter rendere nudo il re è un dono. Ma Veronica non può fare il nostro lavoro di maturazione se noi non proviamo a parlarne, magari senza che ci faccia velo la sua ricchezza e la sua posizione e senza farci prendere dallo sconforto o dalla lontananza. Con la scusa che tra moglie e marito…

Il simbolo libero che lei ha scelto di rappresentare oggi come donna può essere ed è di tutte, anche per le politiche, anche per quelle donne che restano in famiglia perché non sanno come altro fare.