Pioggia di veleno

di Stella Spinelli
da www.peacereporter.net

Ancora fumigazioni in Colombia. Questa volta la denuncia viene dal confine con il Venezuela, dove sono stati avvelenati terra, acque, animali e uomini

“Ci risiamo. Eccoli di nuovo. Da giorni sono tornati a fumigare la zona, sono tornati a innaffiare piante, case e cose con quel maledetto glifosato. Non risparmiano nemmeno le persone. E’ una vera e propria repressione contro la popolazione civile. Ormai, la situazione umanitaria in Catatumbo è molto critica”.

A denunciare quanto sta accadendo in questi giorni nella zona colombiana del Norte de Santander (confine con il Venezuela) è l’Asociación Campesina del Catatumbo (Ascamcat) allarmata per le continue aspersioni aeree del potente pesticida che il governo usa con il pretesto della lotta alle coltivazioni di coca, ma che in realtà si trasforma in un’arma per sgomberare aree strategiche sia dal punto di vista della guerra a Farc ed Eln, sia dal punto di vista economico.

Molte sono le zone ricche di minerali o che sorgono in luoghi clou per la costruzione di importanti infrastrutture che vengono abbandonate da chi le abita dietro la pressione degli aerei spargi-veleno. Non per niente la Colombia è al secondo posto nel mondo per numero di sfollati interni: 4 milioni e 300 mila, nell’ultima statistica dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Certo, non è solo la fumigazione la causa. Ad essa si aggiungono gli scontri a fuoco tra esercito e paracos da una parte e guerriglieri dall’altra; le pressioni che ogni singolo attore armato impone su comunità inermi costrette a piegarsi alla legge del più forte; miseria; malattie; paura.

“Lo scorso 23 aprile, nella vereda Mira Montés, frazione di Versalles, municipio di Tibú, due avionetas della Polizia antinarcotici hanno iniziato a sorvolare l’area dalle otto fino alle nove della mattina – raccontano dall’Associazione – Poi hanno dato il via alle fumigazioni, che sono durate più o meno sette ore. Secondo quanto denunciano i contadini, hanno fumigato non solo le coltivazioni di uso illecito, ma anche i campi di patate, platano, yucca e altri alimenti base dell’economia agricola, contaminando le acque dei fiumi Orú e Catatumbo, che sfociano del lago Maracaibo. Inoltre, hanno inondato di glifosato numerose case, noncuranti del fatto che ci fosse gente dentro”.

Stessa identica cosa è accaduta a Versalles e nei villaggi Bocas de Orú, San Isidro, Filo Gringo e nel comune di El Tarra, zone talmente sperdute che sembra quasi impossibile che qualcosa che avviene laggiù possa arrivare ad avere eco fin qua. “I contadini sono molto preoccupati – spiegano – perché nessun esponente del governo si è mai fatto vivo per proporre una proposta reale e fattibile per passare gradualmente da coltivazioni illegali a coltivazioni lecite, con un cenno di speranza per il futuro”.

Questa è gente che non ha alternative. Vive di espedienti e sempre sull’orlo della fame. Coltivare coca è l’unica risorsa per non morire. Se avessero altre fonti di sostentamento non esiterebbero ad abbandonare la maledetta foglia, ma non ce l’hanno. Deve trattarsi di coltivazioni sostenibili e che siano facilmente commerciabili, che trovino sbocchi, che portino soldi per campare. Magari supportate da fondi statali. Ma tutto questo non è realtà del Catatumbo e di molte altre regioni colombiane.

“Dal 24 aprile si sono presentati a fumigare anche i villaggi Brisas del Catatumbo, La Unión Baja, Filo La Virgen, El Martillo. Esta misma situación se presentó en el corregimiento de Versalles y la vereda Bocas de Orú (Tibú) y en la vereda San Isidro, del corregimiento de Filo Gringo, municipio de El Tarra. Questo significa che soffriranno la fame e lo sfollamento forzato. Non ci sono alternative – continuano dall’Associazione contadina -. Il 25 aprile è toccato a de Beltrania, Campo 6 e Guachimán, zona alta di Tibú.

Qui hanno fumigato dalle nove di mattina all’una del pomeriggio. Il giorno dopo, tre elicotteri hanno sorvolato El Suspiro, corregimiento de San Juancito, municipio di Teorema. Ognuno ha spruzzato sei volte il pesticida. Lo raccontano gli abitanti. È una situazione allarmante. E a tutto questo si unisce la militarizzazione della regione, con violazioni di diritti umani e del diritto internazionale umanitario già accadute in passato”.

Da qui la richiesta rivolta alla comunità nazionale e internazionale affinché si vigili sull’operato dell’esercito governativo. Nella Morro Frío, corregimiento de La Gabarra, municipio de Tibú, il 28 alle dieci del mattino, l’Esercito si portò via venti persone da una delle fattorie, obbligandole a portare acqua per le truppe e interrogandole con modalità indescrivibili. Poi, dopo molte ore, le hanno lasciate libere. Il tutto senza un mandato, senza una ragione.

“Ci appelliamo all’opinione pubblica di fronte a questa situazione tanto critica, perché le fumigazioni non mettono fine solo le coltivazioni illegali, ma anche quelle lecite, rendendo la terre sterile per più di sette anni, contaminando e seccando le fonti idriche, avvelenando l’ambiente e l’uomo. Studi tossicologici hanno rivelato effetti nocivi in tutte le categorie delle prove standard: lesioni alle ghiandole salivali, infiammazioni gastriche, danni genetici, disturbi all’apparato riproduttivo e possibili effetti cancerogeni”.