Sri Lanka, peggio di Srebrenica

di Enrico Piovesana
da www.peacereporter.net

Francis Boyle, noto esperto di diritto internazionale, denuncia i crimini del governo di Colombo

La guerra in Sri Lanka è finita. I singalesi festeggiano la vittoria. I tamil sopravvissuti, rinchiusi nei campi profughi dell’esercito, piangono i loro morti: almeno 12 mila solo negli ultimi 140 giorni di conflitto (oltre 9.300 civili e 2.500 combattenti), forse addirittura 15 mila secondo fonti mediche locali citate dal quotidiano britannico Guardian. E si domandano se potranno mai fare ritorno nei loro villaggi al nord, distrutti o occupati dall’esercito, o se invece si dovranno rassegnare a vivere una vita da profughi, o se addirittura saranno costretti a lasciare un Paese in cui sono considerati una razza inferiore e pericolosa.

Arrestati i medici che hanno denunciato i massacri. Il governo nazionalista di Mahinda Rajapakse continua a vantarsi di aver “liberato” e “salvato” la popolazione tamil, ma intanto è impegnato a impedire alla Croce Rossa Internazionale, alle Nazioni Unite e alla stampa straniera l’accesso ai campi profughi, e a fa sparire i dottori che nelle ultime settimane avevano denunciato i massacri di civili provocati dai bombardamenti governativi sull No Fire Zone. Amnesty International, Physicians for Human Rights e Reporter Senza Frontiere hanno espresso preoccupazione per la sorte del dottor Shanmugarajah e dei suoi colleghi Sathiyamoorthy e Varatharajah: tutti dipendenti del servizio sanitario nazionale che erano coraggiosamente rimasti, fino all’ultimo, ad assistere i civili tamil nella zona dei combattimenti, presso l’ospedale da campo allestito nei locali dell’ex scuola elementare di Mullivaikal. Tutti e tre sono stati arrestati sabato dai soldati e attualmente detenuti presso la Divisione Investigativa sul Terrorismo (Tid) a Colombo.

Francis BoyleFrancis Boyle: “Peggio del massacro di Srebrenica”. “In queste ore l’esercito sta conducendo esecuzioni sommarie, sta impedendo l’arrivo di aiuti umanitari ai sopravvissuti rinchiusi in campi di concentramento, sta rimuovendo sul terreno le prove dei suoi crimini: diecimila civili massacrati in quattro mesi! Peggio che a Srebrenica, dove morirono ottomila persone”. Il professor Francis Boyle, tra i massimi esperti mondiali di diritto internazionale, parla senza peli sulla lingua in un’intervista alla Kpfk, emittente radio Californiana. “Il governo dello Sri Lanka sta violando il diritto umanitario internazionale, dopo essersi macchiato di gravi crimini di guerra e contro l’umanità. Rajapakse dice di aver salvato i civili, ma la realtà è che prima li ha indotti a rifugiarsi in massa nella No Fire Zone, poi ha tagliato i rifornimenti di cibo, acqua e medicine e infine li ha bombardati. Tutto questo è accaduto con il benestare degli Stati Uniti, che grazie ai loro satelliti e alla loro intelligence sapevano in ogni momento cosa stava accadendo, e con quello della Gran Bretagna, dell’Europa, dell’India e anche della Cina, che ha garantito a Rajapakse il suo sostegno in cambio del permesso di costruire un grande porto commerciale nel Paese” (sulla costa meridionale di Hambantota, ndr).

“Decenni di apartheid e razzismo contro i tamil”. “Fin dall’indipendenza del 1948 – continua il professor Boyle, studioso di questo conflitto – i governi singalesi hanno portato avanti nei confronti della minoranza tamil una politica di apartheid ispirata dalle peggiori pulsioni razziste: dopo la seconda guerra mondiale, in Sri Lanka come in India, le classi dirigenti appartenenti alla maggioranza della popolazione di origine ariana hanno sempre considerato come inferiori i tamil, popolazione indigena di origine dravidica e dalla pelle più scura. Un razzismo che in Sri Lanka è stato fortemente sostenuto anche dal potente clero buddista singalese, ultranazionalsita e tutt’altro che pacifista. La guerra civile è stata scatenata dalle politiche e dalle violenze razziali anti-tamil. Nei primi anni duemila, l’Ltte aveva accettato di rinunciare all’indipendenza e di trattare sull’autonomia nell’ambito di uno Stato federale, ma Rajapakse, approfittando della guerra globale al terrorismo, ha affossato il processo di pace e ha ripreso la guerra con lo scopo ultimo di eliminare la popolazione tamil dallo Sri Lanka incoraggiandola a lasciare il Paese. E’ prevedibile che i massacri e la crisi umanitaria provocata dal governo di Colombo negli ultimi mesi spingeranno molti tamil a fuggire”.