XENOFOBI IN NOME DI DIO. E I CATTOLICI ?

di Rosa Ana de Santis
da www.altrenotizie.org

La Chiesa è il tiranno eccellente e l’alleato comodo dei giochi elettorali e della dinamica del consenso. Che sia incensata come fonte della verità suprema o etichettata come prigione culturale, é comunque uno strumento prezioso per fare mercato di voti sui temi più piccanti della politica. Quelli che spaccano coerenze a sprezzo dei numeri e senza pietà dei simboli di appartenenza. Succede così che Maroni e i suoi vincono la battaglia della sicurezza alla Camera e che il Premier concede il premio atteso alla faccia più pericolosa del volgare populismo di destra. In Italia la Chiesa rappresenta un freno permanente all’emancipazione della politica e della società civile, attraverso la rivendicazione di un ruolo culturale che va ben oltre gli steccati dei dogmi. Ma é altrettanto vero che viene contesa un po’ da tutta l’agorà della politica, a conferire sacralità e intoccabilità di circostanza a posizioni e pareri. Di diritto o di rovescio la politica fa i conti, più che con la Chiesa, con lo Stato Pontificio.

E’ così che la sinistra si ricorda del Papa quando combatte per la solidarietà e i clandestini e la destra sente il dovere di sentire i porporati unicamente sulle questioni della bioetica. Se si prova a rintracciare un criterio su questa oscillazione di alleanze lo si trova solo nella ricerca dei vari leader (o presunti tali) di accattivarsi il favore del popolo, almeno nella parte che è, a tutt’oggi, ancora vincolato all’egida della Chiesa, anche se solo in annacquate forme culturali.

La spiegazione è anche in una storia politica che non ha ancora fatto il salto da destra forcaiola e impastata di ventennio a partito dei conservatori, così come da comunismo o post-comunismo fuori confine a socialismo adeguato al terzo millennio. Un acerbo miscuglio che denota scarsa autonomia, esiguo rispetto della neutralità della politica e ricorso frettoloso al timor di Dio, con una differenza importante, almeno alla conta dei voti. Il PD rimane sotto schiaffo del suo manipolo di ammutinati teodem, mentre Berlusconi i suoi cattolici li governa benissimo.

Sulla sorte dei clandestini i cosiddetti cattolici non hanno fatto obiezione di coscienza come per l’aborto, o per la pillola del giorno dopo; nessun clamore da testamento biologico. La cacciata dei barconi in alto mare, le misure xenofobe che vanno dalle ronde ai medici e ai presidi spia, la non considerazione del diritto d’asilo, non solo non fa sussultare le coscienze, ma – a differenza che su altri temi – non è stato necessario ribadire che il voto sarebbe stato secondo coscienza. Come a dire che la sicurezza e la reazione adottata dal governo non é tema di ordine morale e politico. Peccato che non ci sia azione politica che non sia morale. Ma la rimozione del Cavaliere su questo fronte rasenta ormai il gossip. E’ noto.

Tanto per citare le fonti, il vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, ha voluto ricordare che Gesù, il dio fatto uomo dei cattolici, è stato lui per primo migrante e clandestino. L’episodio, raccontato solo dal vangelo di Matteo, risale all’infanzia quando Gesù con sua madre fuggono dalla Giudea a causa della persecuzione di re Erode. Serve una metafora più forte o questo basta a far pensare alle cronache che hanno visto tanti bambini morire sulle barche e al racconto dei loro corpicini affondati per mano degli stessi genitori? Non ha lesinato commenti durissimi al provvedimento del governo il direttore dell’Ufficio per la pastorale degli Immigrati della CEI, Padre Gianromano Gnesotto, che ha parlato dell’integrazione come “sfida mancata” per la società italiana.

A voler scavare nelle parole e nei concetti della fede cristiano-cattolica si scopre che il cardine di tutta la dottrina sociale della Chiesa è la carità. Ma cosa significa carità nel linguaggio dei cristiani cattolici? L’abusata solidarietà ne rappresenta una traduzione ridotta e tiepida che ricorda un po’ la differenza che passa tra peccato e ingiustizia. Carità non è neppure l’atto compassionevole e disimpegnato dell’elemosina. E’ il significato più alto dell’amore, il vertice della fede e l’abolizione quasi insopportabile di ogni egoismo. Irraggiungibile, ma regola aurea dell’azione morale del credente. E’ Amore disinteressato per gli altri. Oblativo dicono le fonti, quello che non passa per contropartite di sorta.

“Deus caritas est” è il titolo della prima lettera enciclica di Papa Benedetto XVI, dove argomento principe è proprio la differenziazione teologica della carità da ogni tensione filantropica. Acli, Migrantes, Comunità di Sant’Egidio a questo pensavano probabilmente mentre condannavano la politica del governo e sposavano la preoccupazione dell’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati (Unhcr).

Così come Mons. Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, ha parlato di “peccato originale” nel voler criminalizzare gli immigrati irregolari. Va detto che lo Stato del Papa non è pienamente nel coro e ha tenuto subito a prendere la giusta distanza dalle parole di Monsignor Marchetto presentandole come posizioni personali.

Esiste, è evidente, una frattura e uno scisma sommerso nella Chiesa e uno scarto evidente tra l’ecclesia e lo Stato della Chiesa. La dialettica arcaica da Sacro Romano Impero è tutta qui. A rischio e pericolo delle nostre istituzioni e di cosa decidono. Così mentre Berlusconi replica a Napolitano, sostenendo che la maggioranza non è xenofoba, fa rumore il silenzio dei ferventi credenti che la popolano. Un cilicio nel letto e i cow boy per strada sono il risultato migliore ottenuto al momento dall’alchimia malriuscita tra chiesa e governo del clero.

Sarà un problemino per chi frequenta le sacre stanze il giorno in cui dovesse leggere per sbaglio il Vangelo di Matteo dove troverà quel solito, un po’ eccessivo Gesù, predicare ai suoi discepoli: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete ospitato… Ogni volta che lo avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”. Un po’ di preoccupazione per la salvezza dell’anima sarà bene nutrirla.