A volte ritornano

di Stella Spinelli
da www.peacereporter.net

I paramilitari colombiani – sì proprio coloro i quali avrebbero dovuto smobilitarsi grazie alla legge Giustizia e Pace di Uribe – continuano a uccidere la gente comune come e più di prima. Usando minacce, torture, violenza senza scrupoli, seminando il terrore nell’intero paese, spesso con il consenso delle forze di sicurezza, con le quali continua una pericolosa connivenza. Eppure, il governo continua a ripetere a non finire che tutti i combattenti degli squadroni della morte hanno detto addio alle armi. A denunciarlo, nella sezione dedicata alla Colombia del suo lungo e accurato report annuale sui diritti umani nelmondo pubblicato ieri, è Amnesty International.

Nei dodici mesi prima del luglio 2008 sono stati attribuiti ai paramilitari di ultradestra 461 omicidi, il doppio del medesimo periodo nel 2007 (233). “I gruppi di paracos continuano ad agire, nonostante le dichiarazioni ufficiali secondo le quali si sarebbero smobilitati nell’ambito del processo patrocinato dal governo e lanciato nel 2003 – specifica il documento della Ong – Continuano a uccidere civili e a perpetrare altre violazioni dei diritti umani, e spesso con la complicità e l’accondiscendenza delle forze dell’ordine”. Eppure, il governo del presidente Alvaro Uribe continua imperterrito a sostenere che il paramilitarismo non c’è più, che il processo di pace inaugurato nel 2003 è andato a gonfie vele, smantellando squadroni per un totale di 31mila combattenti. Ma i fatti dicono tutt’altro: il 90 percento hanno continuato come e peggio di prima, concentrando minacce e omicidi contro le vittime che avrebbero dovuto testimoniare in tribunale contro di loro.

Magari non esiste più l’Autodifesa unita della Colombia (Auc), il gruppo paramilitare nato negli anni Ottanta e morto con la legge di Uribe, ma dalle Auc sono nate tante altre sigle, come le Aguilas Negras, che continuano sulla medesima scia di morte e soprusi, come se niente fosse. Anzi, secondo Amnesty, le nuove sigle si dedicherebbero ancor più agilmente al narcotraffico, con la connivenza del governo, visto che Uribe ha estradato ben 15 capi paracos negli Usa lasciando liberi posti chiave presto occupati da altri loschi figuri, e assicurandosi il loro silenzio mettendo tra lui e loro migliaia di chilometri di distanza. Secondo la Ong, infatti, questa decisione ha colpito le indagini sulle violazioni dei diritti umani commesse da questi gruppi e i loro nessi con politici o altri funzionari pubblici.

Amnesty ha anche denunciato l’impennata di sindacalisti assassinati e delle minacce contri i difensori dei diritti umani, perlopiù per mano paramilitare. “Sono almeno 46 i sindacalisti morti in modo violento nel 2008. Mentre nel 2007 se ne sono contati 39. E che dire dei 12 difensori dei diritti umani uccisi sia nel 2007 che nel 2008. Un’escalation che non accenna la sua folle corsa, a spese dei più deboli, dei più emarginati e di coloro che lottano per i diritti di tutti.

Nel report di Amnesty non mancano nemmeno denuncie contro i due gruppi guerriglieri, Forze armate rivoluzionarie della Colombia, ed Esercito di liberazione nazionale. Le accuse sono: uso di mine anti-uomo, minacce indiscriminate, sequestro e uccisione di civili. Sarebbero da attribuire, secondo la Ong, 166 omicidi ai gruppi guerriglieri, contro i 214 del periodo precedente.
Ma non viene risparmiato nemmeno l’Esercito. Il riferimento è alle esecuzioni estragiudiziali di giovani civili spacciati per guerriglieri (i cosiddetti Falsos positivos): nell’anno preso in esame sono state almeno 296, mentre nei 12 mesi precedenti 287.

Preoccupazione anche per gli sfollati, che crescono senza soluzione di continuità, arrivando a toccare numeri astronomici: oltre quattro milioni, cifra che fa della Colombia il secondo paese al mondo per numero di desplazados, seconda solo al Sudan. Si tratta di persone che vengono ignorate dalla società, sono discriminate e senza accesso ai servizi di base, come la salute e l’educazione.
Continua anche l’arruolamento e il coinvolgimento dei bambini nella guerra. Sia la guerriglia che i paramilitari ingaggiano giovanissimi, e le forze dell’ordine gli reclutano come informatori, agendo contro quanto stabilito nel 2007 dal Ministero della Difesa, che impone il divieto di chiedere informazioni ai minori di 18 anni.

Amnesty descrive una Colombia in ginocchio. Dopo otto anni di governo Uribe, si registrano drammi e scandali. Uno su tutti quello della parapolitica. Sono settanta i membri del Congresso indagati per presunti vincoli con i paracos. Molti hanno preferito dimettersi, in modo da far passare il proprio caso dalla Corte suprema di Giustizia alle delegazioni locali della Fiscalia general de la NAcion, aumentando il rischio di manipolazione politica. Alcuni parlamentari hanno visto, infatti, archiviare i loro procedimenti, ma la Corte Suprema è intervenuta con severi giudizi di colpevolezza. Questo ha creato un conflitto con il Governo, dato che la maggioranza dei politici coinvolti è parte della maggioranza e uno dei magistrati della Corte più impegnati nel caso, Ivan Velasquez, è stato minacciato di morte.
Il rapporto assicura, comunque, che la più colpita dalla guerra interna – la cui esistenza è addirittura negata dal presidente della repubblica – è la popolazione civile: comunità contadine, indigene e di afrodiscendenti, tra le quali si contano 1492 vittime e 182 sparizioni forzate.