LA SINISTRA CONSOLATA DAGLI ESCHIMESI ROSSI

di Elena Ferrara
da www.altrenotizie.org

La notizia viene dalla lontana Kalaallit Nunaat – la “Terra dell’Uomo” o Groenlandia – dove gli eschimesi hanno portato alla vittoria la sinistra indipendentista. Del fatto (tenendo conto che si parla di un paese con circa 60mila abitanti con un corpo elettorale di appena 30.000) parlano solo varie agenzie che trasmettono i loro servizi dalla capitale Nuuk insieme a corrispondenti curiosi. Ma sulla notizia, in Italia, piomba il sito dei Ds che sotto l’occhiello-slogan “Più forti noi, più forte tu”, rilancia il risultato della Groenlandia. Una bella consolazione che, comunque, va registrata. I socialdemocratici, che erano al potere da trent’anni (con il partito “Siumut” (Avanti!), sono stati battuti dalla formazione “Inuit Ataqatigiit” (Comunità dell’Uomo) che raggruppa una notevole parte di eschimesi. E precisamente tutti coloro che da anni si battono per accelerare il processo d’indipendenza dalla Danimarca.

Ecco ora che, grazie a questa vittoria che assegna all’Inuit un onorevole 51,5, il paese va verso l’autonomia che dovrebbe scattare – con una forma di quasi sovranità ottenuta con un referendum – il prossimo 21 giugno. Ci si avvia quindi ad un ridisegnamento della geopolitica del Nord pur se in forma mignon.

La vittoria, comunque, non è solo merito degli eschimesi rossi. Hanno contribuito in gran parte anche le forze che erano al governo, tutte minate da una serie di scandali amministrativi con valanghe di bustarelle. Non solo, ma nel caos generale c’è anche una storia piccante che mette in luce certe manìe del segretario del Partito che guidava il paese, Jonathan Motzfeldt, pastore luterano di, 67 anni che non tornerà a fare l’onorevole. E’ scivolato, infatti, su una lastra di ghiaccio stesagli da un signorina che l’ha accusato in questo modo: “Quello mi ha chiamata a casa sua, per una riunione di lavoro, e mi è saltato addosso”. E così le elezioni sono andate a carte quarantotto. Si è rovinato e con lui il partito. E gli eschimesi rossi hanno incassato la vittoria.

La storia di questa lotta per l’autonomia, comunque, non è nuova. Gli eschimesi, infatti, avevano da tempo alzato il tiro cercando di trovare i relativi meccanismi giuridici capaci di rendere concreta la loro eventuale separazione dalla cosiddetta madrepatria. Ma sulla strada di questa “emancipazione” c’erano sempre seri ostacoli, dovuti anche e soprattutto alla mancanza di una classe dirigente locale. Poco a poco, però, il vento della riscossa ha raggiunto i vertici di Nuuk. Con il paese che, forte soprattutto delle sue risorse energetiche e di varie materie prime, ha optato per il distacco da quella che era sempre considerata come la “madrepatria”, la Groenlandia, territorio immenso esteso per oltre due milioni di chilometri quadrati, ma quasi interamente ricoperto di ghiacci e con appena cinquantamila abitanti.

Ora la terra degli eschimesi ottiene col voto un maggior controllo sulle questioni interne, mentre per quanto riguarda difesa e affari internazionali, dovrà continuare il contatto con il governo di Copenaghen. Resteranno intatti anche vari contatti di natura economica. Ma è chiaro che il governo che si verrà a formare avrà comunque un compito storico, quello di avviare il processo d’indipendenza deciso a larghissima maggioranza nelle elezioni dello scorso novembre, quando il referendum che prevedeva una maggiore autonomia del paese, da tre secoli sotto la Danimarca, vide approvare un nuovo regime di maggiore indipendenza col 75% dei voti e questo regime, appunto, entrerà in vigore il 21 giugno, giorno della festa nazionale. Di conseguenza prepariamoci a ridisegnare le nostre carte geopolitiche.