L’essenziale è l’uomo

di Michel Dubost, vescovo di Évry-Corbeil-Essonnes, presidente di Giustizia e Pace in Francia
in “La Croix” dell’8 giugno 2009 (traduzione: www.finesettimana.org)

«Il fondamento di ogni giustizia è il rispetto della dignità di ciascuno e di tutti. La Chiesa,
consapevole che la sua missione essenzialmente religiosa include la difesa e la promozione dei
diritti fondamentali dell’uomo, apprezza assai il dinamismo dei tempi moderni, con il quale tali
diritti vengono ovunque promossi» (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 159).
Nei prossimi giorni, un nuovo guardasigilli sarà nominato dal presidente della Repubblica francese.
Ogni cambiamento invita a guardare verso il futuro e a riformulare degli obiettivi. L’obiettivo
primario di questo ministro deve essere la difesa della dignità dell’uomo.
Difendere la dignità dell’uomo, di ogni uomo, è innanzitutto, anche col pretesto della lotta al
terrorismo e la malavita organizzata, non fare del sospetto una regola, non sorvegliare ogni
movimento, ogni comunicazione delle persone, non far figurare indefinitamente sulle schede
personali le mancanze supposte, o anche effettive, senza possibilità di revisione e di limiti nel
tempo.
Difendere la dignità dell’uomo, di ogni, uomo, è modificare le regole che reggono l’esame di una
eventuale colpevolezza: i fermi, le misure di sorveglianza e di detenzione, l’uso delle manette sono
diventati troppo frequenti per essere giustificati e proporzionati ai rischi corsi dai nostri concittadini.
L’importanza data alle statistiche non dovrebbe essere il primo criterio per la valutazione
dell’efficacia del personale di polizia e dei carabinieri.
Difendere la dignità dell’uomo e di ogni uomo, è riconoscere i drammi delle vittime e dare loro, per
quanto possibile, i mezzi per superare psicologicamente e finanziariamente i danni subiti… Ma non
è rispettare la dignità delle vittime cedere agli appelli alla vendetta e all’aggravamento della
repressione. Ogni crimine o reato rompe un ordine che la giustizia deve riparare, ma essa non può
farlo creando un disordine maggiore.
Difendere la dignità dell’uomo e di ogni uomo, è dare al mondo carcerario i mezzi necessari al suo
buon funzionamento. Che può essere mantenuto solo quando questo universo vive in sicurezza –
tanto le persone carcerate che i loro sorveglianti -, nel rispetto reciproco, fornendo ad ogni
prigioniero il lavoro necessario al suo equilibrio, e operando affinché, psicologicamente e
socialmente, possa reinserirsi. Nei campi del rispetto, del lavoro e del reinserimento, deve essere
fatto uno sforzo immenso. Esso è reso difficile oggi dalla sovrappopolazione di molti istituti di
pena, a volte dalla loro sporcizia, dalla mancanza di igiene, dalla promiscuità, ma anche dalla
presenza in prigione di persone il cui stato psichiatrico dovrebbe farli accedere ad altri tipi di
istituti; è reso difficile dall’eccessiva grandezza di certe prigioni che nuoce alla conoscenza
reciproca e alla responsabilità del personale.
Difendere la dignità dell’uomo e di ogni uomo, è dare a ciascuno delle condizioni che permettano di
avere delle ragioni di vivere, e quindi una speranza: la dignità umana suppone il rispetto della
propria lingua, della propria religione e del proprio bisogno di lavorare; suppone anche il
mantenimento, quando possibile, dei legami familiari e di amicizia, l’acquisizione di competenze, la
conoscenza delle evoluzioni del mondo, la sensazione di essere trattati da persone che hanno un
futuro.
Difendere la dignità dell’uomo e di ogni uomo, è dare alle diverse associazioni che operano
nell’universo carcerario un posto ancora maggiore: esse sono spesso un legame essenziale tra
l’interno e l’esterno, permettono di adattare gli aiuti necessari perché ciascuno trovi il proprio posto,
esse possono, per i detenuti, offrire un rapporto umano diverso da quello col personale. La
cappellania cattolica, tra le cappellanie dei diversi culti, è uno dei segni che la società dà al rispetto
delle persone. Essa permette di vivere, nell’ambito religioso, una libertà che è alla base di tutte le
libertà. Inoltre dà ad alcuni la possibilità di accettare la propria colpevolezza, facendo loro intendere
che un futuro è possibile e che la loro personalità non è ridotta alla loro colpa.
Difendere la dignità dell’uomo e di ogni uomo, è, per ogni governo, riesaminare la legge
penitenziaria e manifestare così il suo rispetto per le persone impegnate nell’ambito della giustizia:
magistrati, avvocati, personale dell’amministrazione penitenziaria, persone detenute, membri di
associazioni. È urgente mettere la nostra legislazione in accordo con le norme europee.
Ma anche l’opinione pubblica ha un ruolo da svolgere. La domanda di sicurezza a tutti i costi nuoce
alla vera sicurezza quando rischia di distruggere le persone più deboli. È una bella cosa esprimersi,
specialmente al momento delle elezioni, ma è meglio lottare affinché in ogni momento i custodi
della giustizia si sentano investiti della fiducia del popolo.