Gigante americano rivoluziona produzione suina nel mondo

di Elisabeth Zoja
da www.terranauta.it

Smithfield Foods, il più grande allevatore americano di maiali, si è servito dei sussidi europei per diventare il maggior produttore del mondo. Rivoluzionando l’allevamento, Smithfield ha cancellato tradizioni secolari e posti di lavoro. Ne soffrono anche gli animali e l’ambiente circostante. Milioni di maiali passano la vita al chiuso, sotto luci accese che ne stimolano la crescita. A 300 giorni dalla nascita pesano 120 chili, e sono pronti per la macellazione. Ogni pezzettino di carne e grasso viene poi prelevato per riempire salsicce. Carne a prezzi ridicoli, con i quali neanche gli allevatori africani riescono a competere.

Sono i maiali di Smithfield Foods, il più grande produttore suino del mondo. Un gigante americano che ha iniziato ad espandersi nel ‘98 e ora possiede fabbriche in Messico, Cina, Gran Bretagna, Francia, Spagna, ed Europa dell’est, soprattutto in Polonia e in Romania. Dove ha trovato il finanziamento necessario? Si è servito di milioni di euro di sussidi dell’Unione Europea. Il pretesto era quello di investire nell’innovazione agricola dei paesi dell’est. Anche la Romania paga dei sussidi: ogni maiale vale 30 euro. Qui ogni anni Smithfield produce 600,000 suini (dall’allevamento alla macellazione per finire con l’esportazione) e riceve quindi 18 milioni di euro di sussidi nazionali all’anno.

In meno di cinque anni Smithfield si è aggiudicata non solo i sussidi europei, ma anche una certa influenza politica. In Polonia e Romania è riuscita a far eleggere politici ‘amici’ allontanando così l’opposizione. Grazie a questi aiuti in qualche anno è riuscita a creare una rete di granai, mattatoi e baracche contenenti ciascuna migliaia di maiali. A questo ritmo di crescita però, Smithfield non sempre è riuscita ad ottenere i permessi ambientali necessari, e spesso non ha informato le autorità sulle morti dei maiali. Nel 2007 la febbre suina ha colpito tre dei loro allevamenti in Romania, due dei quali operavano senza permessi.

Il gigante americano ha sbaragliato totalmente gli allevatori locali. “È impossibile sapere perché i maiali si siano ammalati” afferma Smithfield, facendo però notare come il governo abbia ridotto la distribuzione dei vaccini. Anche i difensori di Smithfield ammettono come il business fosse sopraffatto dalla propria crescita e dai ritmi di riproduzione dei maiali. “Sono nati migliaia di maialini, ma non c’era posto per loro: le nuove baracche non erano pronte” spiega Seculici, l’ingegnere di Smithfield. “Nessuno lo ammette, ma è stata questa la causa dell’influenza suina.”

Per evitare l’espansione dell’influenza che ha colpito Cenei, a ovest della Romania, sono stati uccisi e bruciati 67.000 maiali, sia infetti che sani. Quel tipo di influenza colpisce solo i maiali, ma alcuni scienziati dell’ONU di stanza in Messico hanno trovato elementi del virus suino nel codice genetico che sta alla base dell’influenza A (H1N1), che ha allarmato il mondo nell’ultimo mese. I danni ambientali causati da Smithfield però, non si limitano all’influenza suina. Nell’ovest della Romania il business possiede quasi 40 allevamenti; si libera del letame iniettandolo nel terreno. “Stiamo impazzendo per gli odori”, afferma la direttrice di una scuola a Masloc, nel distretto di Timis.

Le fabbriche di Smithfield a Timis sono tra le principali fonti di inquinamento di terra e aria, afferma un rapporto del governo locale. Il metano presente nell’atmosfera sarebbe cresciuto del 65% dal 2002 al 2007. La compagnia è inoltre stata multata per aver rovesciato letame su un’autostrada (9.000 euro), per aver avviato senza permessi quattro allevamenti nel distretto di Arad (35.000 euro) e per la mancata prevenzione dell’inquinamento dell’acqua (18.500 euro). Ma sono cifre che non dovrebbero causare grandi problemi ad un’impresa che nel 2008 ha fatturato più di 11 miliardi di dollari.

Sorgono invece problemi per gli allevatori di suini locali, che non riuscendo a competere, cercano lavoro nell’edilizia oppure emigrano. In Romania sono diminuiti del 90%: da 477,030 nel 2003 a 52,100 nel 2007 (statistica dell’UE). Simile è il destino di molti allevatori suini di Costa d’Avorio, Liberia e Guinea Equatoriale: i sussidi hanno aiutato Smithfield ad esportare gli scarti di maiale surgelato in Africa. Anche lì le salsicce vengono vendute a prezzi ridicoli, impedendo la concorrenza. Perfino negli Stati Uniti Smithfield è riuscita a tagliare di un quinto i prezzi del maiale, permettendo ai consumatori di risparmiare in media 29 dollari all’anno. Resta il dubbio se questi risparmi giustifichino i costi per ambiente e popolazioni locali.