Gheddafi e la follia del governo italiano

di Furio Colombo
da www.micromega.net

Mentre la bandiera del mandante sventola sul pennone di Palazzo Chigi, è giusto e urgente ricordare la strage di Lockerbie, il 21 dicembre 1988. Sono giorni indecenti questi che l’Italia sta vivendo da quando il sanguinario dittatore libico è sbarcato a Ciampino recando sulla divisa la fotografia di un leader della resistenza libica ucciso dagli occupanti italiani, accolto dall’abbraccio del primo ministro italiano.

Persino l’eroe di una nobile e antica resistenza appare ridicolo sulla uniforme di un dittatore spietato, persecutore di ogni libertà, terrorista internazionale che non ha mai chiesto scusa o mostrato “dissociazione”, autore e organizzatore del genocidio di Lockerbie, un aereo civile carico di passeggeri estranei a qualunque conflitto, e abbattuto in volo sopra la Scozia il 21 dicembre 1988.

Oggi che cosa celebriamo in Italia, a Palazzo Chigi, in Senato (pericolo sventato all’ultimo istante), nelle feste romane, nel rito stupido e barbaro delle mille donne che il clown sanguinario libico ha chiesto e ottenuto dal festoso clown italiano, mentre, come un James Bond malamente invecchiato, si fa scortare da cento donne del suo speciale servizio segreto?

Questo è il triste senso della festa romana: celebriamo due volte il sangue innocente, quello di attentati terroristici come quello di Lockerbie (ma nessuno conosce o ha mai pubblicato l’intera lista del lavoro terroristico di Gheddafi) e quello dei migranti uccisi nel deserto, uccisi in mare, uccisi nei campi libici ad alto prezzo (5 miliardi di dollari) a nome e per conto dell’Italia di Maroni, di Bossi, di Berlusconi.

Ma come dimenticare che, in favore dell’accordo militare con la Libia che adesso Gheddafi celebra a Roma, hanno votato tutti, a destra e a sinistra, salvo tre di noi nel Pd e i deputati Radicali.

La festa è folle. Ma il folle, ricco delle nuove somme versate dall’Italia, e felice di essere utile alle stragi, non è Gheddafi. Folle oggi è il governo italiano e, purtroppo, gran parte del suo Parlamento.