IRAN/6 – Teheran divisa, Ahmadinejad avrebbe preso solo il 12 per cento

di Sarah Di Nella
da www.carta.org – Martedì 16 giugno

Le strade di Teheran sono invase dai manifestanti. Ci sono i sostenitori del presidente in carica, Mahmoud Ahamadinejad, a migliaia. La tv Iranian, il canale 6 dello stato, trasmette in diretta il grande raduno di manifestanti con in mano la bandiera tricolore nazionalein piazza Wali Asr, nel centro nord della capitale. Le immagini della manifestazione pro-governativa, riprese dall’alto, mostrano un’immensa folla di uomini e donne che coprono ogni angolo della grande piazza e le strade adiacenti alzando foto del presidente eletto e bandiere dell’Iran. Ma ci sono anche i sostenitori di Mir Hossein Moussavi, a presidiare la capitale, non possono però contare sulla diretta. Si sono radunati, nonostante l’invito di personalità vicine a Mousavi di rimanere a casa per proteggere le proprie vite. La folla innalza fotografie di Moussavi ma rimane in assoluto silenzio.

Il giro di vite del regime prosegue: non è permesso alla stampa straniera di seguire lo svolgimento di manifestazioni «non autorizzate». Sono già state arrestate quasi duecento persone, tra le quali varie figure politiche, intellettuali, giornalisti di ispirazione riformista, accusati di aver fomentato le proteste degli ultimi giorni. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, è volato in Russia per il vertice del Gruppo di Shanghai, dove ha ignorato la crisi post-elettorale ed è tornato ad attaccare gli Stati uniti.

A Teheran e in altre città, la protesta va avanti lo stesso e da questa mattina circola – si parla di centinaia di migliaia di copie – il Manifesto dei sette punti, che contiene le rivendicazioni dei sostenitori di Mousavi. Il documento chiede le dimissioni dell’ayatollah Ali Khamenei, oltre a quelle del presidente. I riformisti indicano l’ayatollah Hussein Ali Montazeri come il suo sostituto temporaneo, che dovrebbe guidare un comitato di dotti che riveda la Costituzione dell’Iran.

Gli ultimi due punti del manifesto prevedono il rilascio di tutti i prigionieri politici, a prescindere dalla loro ideologia, e lo smantellamento di tutte le organizzazioni, segrete e pubbliche, che opprimono il popolo iraniano, in particolare la polizia religiosa. Nel tentativo di riportare la calma, dopo la grande manifestazione anti-Ahmadinejad nella quale sono morte almeno sette persone, il Consiglio dei guardiani – massima autorità sulle questioni elettorali – ha fatto sapere di essere pronto a un parziale riconteggio dei voti delle elezioni, ma non a ripetere la consultazione. E si temono nuovi scontri nelle manifestazioni di oggi.

Intanto i cineasti Mohsen Makhmalbaj e Marjane Satrapi – autrice del fumetto Persepolis – hanno denunciato oggi, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, il colpo di stato in atto in Iran. I due hanno presentato la fotocopia di un documento che sarebbe una certificazione del risultato del voto della Commissione elettorale iraniana, nella quali a Moussavi erano assegnati 19.075.423 voti, 13.387.103 a Mehdi Kroubi, ex presidente del parlamento, e soltanto 5.498.217 a Ahmadinejad, dichiarato invece poi vincitore.

Non vi sono però certezze sull’autenticità del documento. «Ahmadinejad ha avuto solo il 12 per cento, non il 65 per cento dei voti» ha denunciato Satrapi. «Moussavi – ha riferito dal canto suo Makhmalbaj – alla fine dello spoglio dei voti fu chiamato dalla Commissione elettorale che gli comunicava la vittoria e gli diceva di prepararsi per il discorso. Poco dopo alcuni militari sono entrati nel suo ufficio, gli hanno detto che non avrebbero consentito una rivoluzione verde. Poi, la televisione di Stato ha annunciato la ‘vittoria’ di Ahmadinejad». Makhmalbaj ha esortato «la comunità internazionale a non riconoscere ufficialmente la vittoria di Ahmadinejad. Quello che è successo non sono brogli elettorali, è un vero e proprio colpo di Stato.

Se qualcuno si chiedeva se il popolo iraniano è pronto per la democrazia, la risposta è sì, lo abbiamo espresso nel voto, ma siamo stati derubati del voto. Ora abbiamo bisogno del sostegno internazionale». E se la Commissione europea si è dichiarata «molto preoccupata per la situazione che c’è non solo a Teheran ma anche in altre città del paese» e chiede «il rispetto del diritto a manifestare in modo pacifico», oltre a lamentare «la perdita di vite umane».

In Italia, gli studenti iraniani si sono dati appuntamento alle 16 in piazza San Marco, davanti agli uffici del programma Onu per lo sviluppo, per esprimere la loro solidarietà con gli oppositori del regime in Iran. «Vogliamo il sostegno delle nazioni occidentali alla nostra richiesta di annullare il voto di venerdì scorso e indire nuove elezioni con la presenza di osservatori internazionali», hanno spiegato. Le iniziative continueranno mercoledì: alle 19 si incontreranno davanti all’ambasciata iraniana, in via Nomentana, nella capitale. Mentre domani alle 18,30 il Riformista e Radio Radicale hanno convocato una manifestazione «Per l’Iran» in Piazza Farnese.