L’Abruzzo in piazza

di Eleonora Martini
da www.ilmanifesto.it

Oggi gli abruzzesi si sono ritrovati a Roma, in piazza Montecitorio. Giunti dai comuni colpiti dal sisma del 6 aprile hanno dato vita ad un corteo e ad un sit-in per reclamare una “ricostruzione dal basso”, trasparenza e velocità. E’ scontro sulle seconde case, la cui ricostruzione è indispensabile per non trasformare molti centri in comuni fantasma

“Entro settembre le case non saranno pronte o, comunque, saranno poche”. E’ pessimista il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, oggi a Roma alla manifestazione degli abruzzesi terremotati in piazza Montecitorio. “Io da oltre un mese e mezzo sto studiando un piano B”, aggiunge, “perché la mia priorità è far tornare a L’Aquila i bambini per l’inizio della scuola”.

“Non si affronta una tragedia come questa senza soldi”, dice ancora. “Una eventuale fiducia sul decreto Abruzzo – osserva – sarebbe un brutto segnale”. “Il Governo deve istituire una piccola tassa di scopo, per due o tre anni – chiede Cialente – l’esecutivo ci ha detto che non ce n’è bisogno, ma noi continueremo a chiederla perché questa situazione si risolve solo con i soldi”.

Oggi gli abruzzesi si sono ritrovati a piazza Montecitorio. Giunti dai comuni colpiti dal sisma del 6 aprile hanno dato vita ad un corteo e ad un sit-in. “Vergogna, vergogna”, hanno scandito dal corteo, mentre striscioni e cartelli reclamano una “ricostruzione dal basso”.

Sono arrivati convinti che qualcuno, nel loro Parlamento, li avrebbe ascoltati e se ne sono andati via molto più arrabbiati e disillusi di prima. In centinaia si sono mossi di buon mattino dalle tendopoli de L’Aquila e dei paesi limitrofi, dagli alberghi della costa, dalle case dove si sono trasferiti come sfollati o da quelle che hanno rioccupato da poco, per manifestare sotto Palazzo Montecitorio proprio mentre la Camera è impegnata nell’ultimo passaggio parlamentare per la conversione in legge del decreto Abruzzo, sperando di poter ancora influenzare il voto.

Di destra e di sinistra, una volta scesi dalla ventina di autobus che li ha trasportati fino a Piazza Venezia, hanno sfilato decisi in corteo lungo via del Corso dietro lo striscione: “Forti e gentili sì, fessi no”. Carabinieri e polizia hanno tentato di incanalarli nei vicoli per evitare che si avvicinassero troppo a Montecitorio, ma inutilmente. Il corteo, pacifico e sorridente, ha proseguito spedito forzando il cordone ed entrando nella piazza dalla porta principale, non da quella di servizio.

Ad imitazione delle tendopoli, alcuni ragazzi hanno montatato canadesi da campeggio sotto l’obelisco che domina a piazza Montecitorio. I manifestanti chiedono trasparenza e velocità nell’opera di ricostruzione nelle zone colpite dal sisma del 6 aprile. “Contro la speculazione per la ricostruzione dal basso: case, scuole e università subito”, recita lo striscione degli studenti dell’Onda scesi anche loro in piazza. Il coordinamento dei collettivi de La Sapienza, impegnato in progetti nel capoluogo abruzzese annuncia per domani alle 16, la presentazione di un’inchiesta sulla ricostruzione in Abruzzo.

“Senza la ricostruzione delle seconde case molti comuni abruzzesi diventeranno paesi fantasma”, dicono i sindaci di comuni abruzzesi colpiti dal sisma, ma rimasti “fuori cratere”, ovvero fuori dall’elenco di quei comuni per i quali sono stati stanziati i fondi per la ricostruzione.

Più di duemila persone hanno così manifestato sotto il solleone romano per ore, aspettando una buona notizia. Che non è mai arrivata. Alla fine, dopo una lunga attesa, le porte di Montecitorio si sono aperte per due delegazioni: quella dei sindaci che sono stati ricevuti dal presidente Gianfranco Fini, e quella dei comitati cittadini che hanno dovuto accontentarsi del deputato Pdl Giorgio Stracquadanio. “Un fallimento, una delusione totale”, raccontano i cinque rappresentati dei comitati che si sono sentiti confermare dall’esponente del centrodestra, punto per punto, il decreto legge così com’è.

“Risposte totalmente insufficienti e ascolto zero”: è netto il giudizio dei cittadini riuniti nel cartello di associazioni che ha lanciato la “campagna 100%”. Altro che 100% ricostruzione, trasparenza e partecipazione, “abbiamo ottenuto solo porte in faccia”. Da Fini, invece, gli amministratori locali avevano ricevuto almeno la promessa che ci sarebbe stato il massimo sforzo per favorire il dialogo. Un soffio di speranza brutalmente naufragato solo pochi minuti dopo, quando la Camera ha bocciato l’emendamento che estendeva il finanziamento totale da parte dello stato anche per la ricostruzione delle seconde case. “Lo aveva promesso davanti alle bare dei nostri morti”, urlano contro Berlusconi dalla piazza appena arriva la notizia.

La rabbia è tanta. “Inutile stare qui, torniamo a casa”. Non c’è più nulla da aspettare e in corteo invadono di nuovo il Corso dirigendosi verso piazza Venezia. Qualcuno propone di dirigersi verso il Quirinale, ma tra blocchi del traffico e sit-in improvvisati, arrivano solo fin sotto palazzo Grazioli. Ma l'”imperatore” non è lì. Si sta preparando per la tredicesima visita all’Aquila, domani pomeriggio, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori del post terremoto. Ma gli abruzzesi domani sapranno accoglierlo come merita?