L’ora di religione è incostituzionale

di Mirella Bert
da www.riforma.it

Leonardo Palmisano e Gruppo Scuola e Laicità (a cura di), Quale laicità nella scuola pubblica italiana? Torino, Claudiana, 2009, pp. 176, euro 15, 00.

Il quadro delineato nel libro è certamente preoccupante, ma anche istruttivo, per capire l’urgenza di un maggiore impegno nel diffondere la cultura della laicità, con responsabilità e coerenza di comportamenti. Nella prima parte troviamo i risultati di un’indagine qualitativa condotta, dal 2005 al 2007, in Liguria, nel basso Piemonte, in Puglia e Lucania, tra genitori non cattolici, circa la scelta di avvalersi o di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola dell’infanzia e dell’obbligo per i propri figli (Ricerca promossa da: Chiesa evangelica metodista di Savona, Flc ligure, Federazione delle chiese evangeliche apulo-lucane, Federazione delle chiese evangeliche della Liguria e del Piemonte meridionale, la Flc di Puglia e della Basilicata, la Cgil e la Flc nazionali, l’associazione «31 Ottobre», Proteo Fare Sapere di Savona).

Premesso che dal 1985 l’Irc è insegnamento facoltativo e per chi non si avvale sono previste 4 opzioni: attività alternative, studio individuale, nessuna attività o non presenza nei locali scolastici. Grazie a queste interviste, condotte con grande perizia, è possibile avere conoscenza di atteggiamenti delle famiglie e delle scuole. Particolarmente grave risulta la carenza delle autorità scolastiche nell’informazione dei genitori circa le scelte legate all’Irc e nella organizzazione delle attività alternative, cosicché non viene rispettato né il diritto di chi non si avvale né la dimensione laica della scuola pubblica.

Interessanti anche le motivazioni delle scelte dei genitori, spesso legate ai loro ricordi scolastici: accanto a quelli che, non essendo cattolici, coerentemente non iscrivono i figli all’ora di Irc, altri accettano l’ora di religione perché non informati adeguatamente o, specie se immigrati, per favorire l’integrazione dei figli nella classe, dimostrando che permane la valenza discriminante dell’Irc, ieri tra italiani, oggi tra italiani e stranieri.

Infine le interviste di studenti delle scuole superiori, che scelgono per lo più di non frequentare l’Irc, mettono in luce ancora la disorganizzazione delle scuole nel gestire le attività alternative e la non considerazione, da parte dei dirigenti scolastici, della scelta di non seguire l’Irc, come scelta per la laicità, che deve essere tutelata.

La seconda parte del saggio contiene interventi al seminario dal titolo «Quale laicità nella scuola pubblica italiana? » svoltosi a Savona l’8 marzo 2008. Particolare attenzione merita la relazione su: «Laicità: principio fondamentale della convivenza civile e dell’ordine giuridico» di Gustavo Zagrebelsky.

Chiarito che la democrazia non si basa su una verità assoluta, ma sul relativismo, come «modo di vivere insieme in cui ciascuno professa le proprie verità ed è disposto a metterle a confronto con quelle degli altri in un dialogo laico» (p. 103), viene denunciato il processo di clericalizzazione della vita politica italiana, con precisi riferimenti alla storia dei rapporti tra Chiesa cattolica e Stato italiano e alla recente pretesa del Vaticano di imporre a tutti gli italiani la sua visione morale attraverso le leggi, ritenendosi, secondo il pensiero ormai celebre di E. W. Böckenförde, depositaria di valori forti, indispensabili alla stabilità della vita civile.

Sono molto importanti, nella relazione di Franco Becchino sui rapporti tra «Stato e chiese, scuola e fatto religioso», le precisazioni sugli aspetti incostituzionali dell’insegnamento della religione cattolica, regolato dall’art. 9 del Nuovo Concordato che, malgrado le sentenze della Corte costituzionale stabilenti la laicità dello Stato come supremo principio costituzionale, rimane confessionale e controllato dai vescovi, che designano i docenti.

Per Nicola Pantaleo l’Irc è la negazione della laicità, non certo modificata dalla recente tendenza, per avere più adesioni, a modernizzare i programmi con accenni a storie delle religioni o riflessione sui problemi esistenziali. Per questo è importante diffondere capillarmente in tutto il Paese informazioni alle famiglie sulla scelta dell’Irc, come si può fare grazie all’opuscolo elaborato dall’associazione «31 Ottobre», con la collaborazione della Tavola valdese.

Completano il saggio diversi documenti allegati e un breve, ma simpatico racconto su esperienze di Irc da parte di un «nonno», a dimostrazione che la scuola italiana non cambia, soprattutto sul piano della laicità.