LEGGE XENOFOBA E ANTICRISTIANA

di Giacomo Galeazzi
da La Stampa, 3 luglio 2009

«È sconvolgente che la maggioranza del Parlamento italiano abbia agito in questo modo aggiungendo dolore a dolore. Una legge deve educare la società e l`opinione pubblica, invece così si crea una pedagogia che non è né cristiana né umana. E`«una giornata nera» per l`arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti. «Il rifiuto dell`accoglienza diventa una bandiera ideologica», stigmatizza.

Cosa non va nel pacchetto sicurezza?

«Trovo inammissibile che gente già in difficoltà veda peggiorata da una legge la propria condizione. Su cose molto concrete come la casa saremo di fronte ad un aggravamento tragico. Chi ha votato la legge non si è messo nei panni delle centinaia di migliaia di irregolari né di tutti quelli che lo diventeranno presto per la perdita del posto di lavoro. Si riversa su di loro un carico di dolore costituito da nuclei familiari divisi, abitazioni negate, futuro negato.
Come se non bastassero i respingimenti. La legge si preoccupa solo della sicurezza e non tiene in alcun conto la necessità di creare un ambiente che favorisca l`integrazione.
Non c`è traccia dell`accoglienza sollecitata dalla Chiesa. Eppure l`immigrazione è un dato strutturale. Gli studi Ocse bocciano le norme restrittive perché quando la crisi passerà avremo bisogno di manodopera extracomuniatria».

E` un`esigenza europea?

«Assolutamente no. Da quattro anni i forum internazionali indicano una prospettiva positiva sull`utilità dell`immigrazione. Ma questa legge va nella direzione opposta.
Si fa della durezza un amo, uno strumento di richiamo per l`elettorato, incentivando un allarmante degrado della mentalità.
La scelta di non rifiutare tendenze xenofobe rivela una mancanza di sensibilità cristiana. Perciò viene tutto ridotto al pensiero comune, ma noi come Chiesa dobbiamo dire ciò che in coscienza riteniamo ingiusto e pericoloso. La prospettiva che ci si apre dinanzi porterà molti dolori e difficoltà a persone che già per il fatto di essere irregolari si trovano in una situazione di precarietà e sofferenza».

Qual è l`aspetto che la preoccupa di più?

«La criminalizzazione dei migranti è il peccato originale dietro seguono tutti gli altri rischi. L`estensione da due a sei mesi della permanenza nei centri di espulsione avrà gravi conseguenze per coloro che saranno detenuti. Poiché in Europa ci sono paesi che prevedono un periodo di detenzione più breve non si può dire che si tratti di un input europeo. E` inconcepibile, poi, la tassa di duecento euro per ottenere il permesso di soggiorno. Vi sono tante persone che devono già pagare senza avere ancora ricevuto una risposta alla loro precedente richiesta.
I servizi pubblici sono considerati come qualcosa di dovuto solo se c`è il permesso di soggiorno. È vero che medici e presidi non devono più denunciare ma che faranno i pubblici ufficiali di fronte a un clandestino? E i Cie hanno un regime che è pari a quello dei centri di detenzione. Avevamo ragione ad essere preoccupati».