La diplomazia delle pacche sulle spalle all’ esame dei veri potenti della Terra

di Massimo Giannini
da Repubblica, 6 luglio 2009

Un paese a due facce. L’ inferno di Viareggio e il purgatorio dell’ Aquila. Una miscela di lassismo e di velleitarismo. Questa è l’ Italia che ospita il G8. Come in certi kolossal cinematografici (perché di questo, essenzialmente, si tratterà) c’ è la convinzione diffusa che il vertice tra i grandi del pianeta per noi sarà un successo. Comunque vada. Il problema è tutto in quel «comunque». E non è davvero un problema da poco.

Sulla politica estera, l’ Italia arriva all’ appuntamento con un profilo sbiadito e contraddittorio. Siamoi «migliori amici» dell’ America di Obama: forniamo volentieri altre truppe in Afghanistan e accogliamo ancora più volentieri qualche prigioniero di Guantanamo.

Ma siamo anche i «migliori avvocati» della Russia di Putin: facciamo volentieri qualche affare sul metano e offriamo ancora più volentieri generose sponde sulla Cecenia. Nel frattempo, la diplomazia delle pacche sulle spalle genera gaffes a profusione.

Dall’ appoggio incondizionato agli «omicidi mirati» del governo israeliano di Netanyahu all’ annuncio avventato di sanzioni al regime iraniano di Ahmadinejad.

Sulla politica economica, l’ Italia si presenta con un carnet confuso e insufficiente. Siamo il paese che vedrà il peggior crollo del Pil nell’ Eurozona, meno 5 per cento, e che vedrà esplodere il suo debito ben oltre il 120 per cento del prodotto lordo. Al tempo stesso, siamo il paese che ha fatto meno per combattere la crisi mondiale, con una manovra che vale lo 0,5 per cento della ricchezza nazionale.

Sulle politiche sociali, l’ Italia si presenta come il più ideologizzato e insubordinato dei partner internazionali. Siamo il paese d’ Europa che sul clima ha fatto la peggiore delle battaglie di retroguardia, e che sull’ immigrazione, tra respingimenti e penalizzazioni, ha incassato il biasimo unanime della Ue e dell’ Onu.

Se questo è il quadro d’ insieme, il tentativo italiano di prendere per mano gli otto giganti del mondo, senza fare i conti con la Cina e l’ India nel G20, appare quasi patetico. In realtà sarebbe drammatico, se fossimo davvero una grande nazione. Ma mai come in questo caso ci salva la nostra solita, benedetta protettrice: Santa Irrilevanza