Honduras – Levata di scudi

di StellaSpinelli
da www.peacereporter.net

Zelaya sempre più protetto da organismi internazionali e capi di stato che non riconoscono i golpisti e minacciano repressioni economiche ancor più pesanti

“Sono trascorse tre settimane dal golpe in questo paese e ancora non è stato possibile trovare una soluzione alla grave crisi politica di questa Nazione sorella, e la verità è che credo di rappresentare fedelmente tutti i paesi membri di Unasur”. Così parlò Michelle Bachelet, in qualità di presidente pro-tempore dell’Unione dei paesi sudamericani, riferendosi alla situazione honduregna, ancora in mano ai golpisti. La posizione ufficiale di Unasur è di totale appoggio a Manuel Zelaya, il presidente legittimo, costretto all’esilio forzato, ma deciso a riprendere le redini di una nazione nel caos. Anzi, Bachelet non ha lesinato parole di ammirazione per un presidente che pur di evitare ulteriori violenze, è persino disposto al dialogo senza scontri, ad affidare la sua sorte al convegno dei grandi. Che continuano a rimandare un intervento concreto e risolutivo. Intanto i dialoghi diplomatici in Costa Rica continuano con un nulla di fatto e il presidente golpista resta fermo, immobile, sulla sua posizione.

“Bisogna riconoscere la predisposizione del presidente costituzionale a trovare una soluzione che eviti la violenza e il confronto. Sfortunatamente il governo de facto non ha mostrato la medesima disposizione e volontà di cooperare. Il popolo dell’Honduras non può continuare a vivere una situazione simile”. Da qui un appello ai golpisti, affinché depongano l’ascia di guerra per avviarsi su un “cammino democratico”. Avvertendo che la comunità internazionale non accetterà “nessuna altra alternativa che non sia il ristabilire lo stato di diritto e la restaurazione della democrazia”. Infatti, il governo di Micheletti, nonostante alcuni organi di stampa di alcuni paesi governati dalla destra abbia tentato di legittimarlo – non ultimo il Tg di Italia Uno – non è riconosciuto da nessuna nazione e organismi quali l’Onu e l’Osa si sono affrettati ad appoggiare totalmente Zelaya. Anche l’Unione europea, infatti, si è decisa a sospendere alcuni aiuti finanziari all’Honduras, allineandosi al Venezuela, che ha sospeso la vendita di petrolio, e agli Usa che ha congelato alcuni aiuti.

Oltre sessantacinque milioni di euro. Questa la cifra congelata dall’Ue fino a che Zelaya non tornerà al potere. Una decisione dettata dallo stallo dei dialoghi costaricensi portati avanti dal capo di Stato Arias, tra la delegazione del governo democraticamente eletto e quella golpista. Stallo dettato dall’intransigenza degli uomini di Micheletti. “Date le circostanze, è stata presa la difficile decisione di sospendere tutte gli aiuti destinati alle casse statali”, ha precisato in un comunicato il commissario europeo per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner.
La Commissione europea ha programmato un aiuto complessivo di 223 milioni di euro per l’Honduras durante il periodo 2007-2013, dei quali 127,5 erano previsti per il 2010. Di questi, i 65,5 milioni congelati sono quelli destinati direttamente alle casse statali.

E la minaccia di sospendere gli aiuti arriva anche dagli Usa. Il segretario di Stato Hillary Clinton in una telefonata a Micheletti lo ha invitato a prendere seriamente i dialoghi di San José, minacciando, altrimenti, conseguenze pesantissime per il paese nei suoi rapporti, finora privilegiati, con gli Stati Uniti. Ma il tentativo di Arias è sul filo del fallimento, dopo che sabato scorso il governo de facto ha rigettato la soluzione proposta, ce comprendeva anche la restituzione del potere a Zelaya in un governo di unità nazionale. Un processo di mediazione, questo, fortemente voluto dalla Clinton, e per ora unica mossa concreta fatta da Washington contro i golpisti, assieme alla sospensione dei programmi di assistenza militare per 16,5 milioni di dollari decisi l’8 luglio.

Eppure, nonostante tutto, Micheletti sembra intenzionato ad andare avanti per la sua strada. Nei colloqui con la Clinton ha sostenuto di averle chiesto “qualcuno” di affidabile con cui trattare “veramente”. In una conferenza stampa l’ideatore del colpo di Stato ha precisato di aver chiesto al segretario di stato Usa se sia certa che in Honduras “ci siano morti, persone in prigione, bambini oltraggiati e dignità degli esseri umani calpestata”. “Che le organizzazioni dei diritti umani vengano in Honduras a vedere quel che sta veramente accadendo. La maggioranza di noi siamo intimiditi dall’esterno, mentre dentro abbiamo la pace che vogliamo”. Queste le parole di colui che in questi 22 giorni ha guidato le Forze armate che hanno gravemente represso le oceaniche manifestazioni pro-Zelaya che hanno affollato senza sosta le strade honduregne. Tra le vittime di tale repressione, anche morti e feriti.
Riferendosi alla commissione che lo rappresenta in Costa Rica, ha assicurato di “star facendo gli sforzi necessari affinché il dialogo termini positivamente “senza il ritorno di colui che violò la Costituzione della Repubblica, e non un articolo ma svariati”, ha aggiunto, riferendosi a Zelaya. Ha quindi concluso con un appello alla comunità internazionale “che ci ascolti, che vedano le tutte le versioni”. E infine “siamo uniti in un unico blocco contro qualsiasi imposizione che qualsiasi paese al mondo vorrà farci, perché devono rispettarci”, ha concluso il presidente golpista. Lunga e contorta è la strada verso la democrazia.