Banlieues, giovani, polizia

di Giustiniano Rossi
da www.ilmanifesto.it

La tensione è palpabile in tutto il Paese, dalle banlieues delle grandi città, dove negli scontri con le forze dell’ordine alcuni lasciano un occhio altri la vita, alle fabbriche che dal sud al nord, dall’est all’ovest del paese chiudono licenziando il personale, che cerca di reagire sequestrando i dirigenti o minacciando di distruggere i macchinari per evitare che vengano delocalizzati

Al centro di Montreuil, una cittadina di 80 000 abitanti alle porte di Parigi, mercoledì 8 luglio alle 6 del mattino le unità speciali della polizia del RAID (Recherche, Assistance, Intervention, Dissuasion) – 200 uomini ed un ufficiale giudiziario – hanno circondato il quartiere della Croix de Chavaux per sloggiare una quindicina di abitanti della “Clinique”, un’ex clinica vuota da anni, occupata dal 28 gennaio da persone che, oltre che trovarvi un alloggio, organizzavano regolarmente proiezioni, trasmissioni radio di strada di fronte al mercato, una mensa popolare. Queste persone hanno avuto appena il tempo di salire sul tetto mentre l’ingresso della clinica veniva sfondato a colpi di ariete, sono state circondate dalle forze di polizia, che le tenevano sotto mira con i loro fucili a pompa e fatte scendere a suon di botte da poliziotti che, su ogni scalino dei tre piani della clinica, filmavano, insultavano e minacciavano con i taser, fino a raggiungere, con gli effetti personali che erano riusciti a recuperare, il marciapiede dove sono state identificate mentre le finestre e le porte dell’edificio venivano murate.

Alle 19 dello stesso 8 luglio, gli occupanti si erano dati appuntamento intorno ad una mensa auto-organizzata davanti all’immobile evacuato per affermare la loro volontà di continuare ad occupare la strada prospiciente ed è stato in quell’occasione che le forze di polizia, che li sorvegliavano dalla vicina piazza, hanno tirato nel mucchio delle flashballs al di sopra della cintura – colpendo cinque persone alla spalla, alla clavicola, alla testa – ed una, Joachim Gatti, 34 anni, cameraman, regista ed organizzatore di esposizioni noto in città per la sua simpatia ed il suo attivismo, ha perso un occhio.
La violenza esercitata dalle forze di polizia contro gli occupanti – che erano già stati oggetto di numerosi controlli di identità e di minacce – ed i passanti si inscrive in una strategia, quella di reprimere il benché minimo attentato all’ordine costituito soprattutto nel centro cittadino, dove bisogna evitare ogni resistenza alle espulsioni isolando gli occupanti dalla popolazione. Secondo quanto riferisce il quotidiano “Le Monde”, oltre ad altri quattro manifestanti, perfino un suo giornalista è stato bloccato a terra, ammanettato, caricato su un furgone della polizia – dove i poliziotti davano ai fermati di “porci comunisti” – trattenuto tutta la notte e rilasciato solo alle 6.30 del mattino successivo, malgrado avesse segnalato il motivo per il quale si trovava sul posto.

Joachim Gatti non è il primo a perdere un occhio perché colpito dalle micidiali pallottole di gomma sparate dalle forze dell’ordine: altri tre hanno avuto la stessa sorte dall’inizio dell’anno, come denunzia il Coordinamento degli intermittenti e dei precari, che sottolinea che le forze dell’ordine sono state dotate di flashballs con l’argomento che si tratta di armi “non letali”, il cui impiego è soggetto a precisi limiti, mentre i fatti dimostrano il contrario. Per dire no a questa politica sicuritaria, alle espulsioni, alla violenza, il 13 luglio si è svolta nello stesso luogo una manifestazione alla quale hanno partecipato alcune centinaia di persone, regolarmente disperse a manganellate dalla polizia, mentre lo stesso sindaco della città, l’ex dirigente dei Verdi e senatrice Dominique Voynet, ha stigmatizzato “una dimostrazione di forza delle forze dell’ordine del tutto inutile, che ha provocato dei disordini” dovuta ad un ordine proveniente, secondo lei, “dall’alto”.

A Montreuil, come altrove, gli occupanti sono numerosi – al 66, rue de la Demi-Lune è in corso un’altra occupazione – molti sono i giovani decisi a lottare per trovare un’alternativa al versamento ai proprietari degli appartamenti di due terzi dei loro salari oppure ad un prestito venticinquennale per acquistare un alloggio o, infine, all’attesa che oltre 6 500 domande di case popolari vengano soddisfatte perché venga il loro turno di ottenerne una – dato che gli speculatori che comprano e vendono case le lasciano vuote per realizzare dei profitti e le fanno evacuare dalla polizia quando vengono occupate. La tensione è ormai palpabile in tutto il Paese, dalle banlieues delle grandi città, dove negli scontri con le forze dell’ordine alcuni lasciano un occhio altri la vita, alle fabbriche che dal sud al nord, dall’est all’ovest del paese chiudono licenziando il personale, che cerca di reagire sequestrando i dirigenti o minacciando di distruggere i macchinari per evitare che vengano delocalizzati.

Le banlieues, non solo Montreuil, sono lo specchio di una società divisa in classi e la polizia fa il suo mestiere: gli scontri con giovani disperati per la miseria e l’emarginazione, che rispondono con la violenza alla violenza a Clichy-sous-Bois, Cergy, Goussanville, Sarcelles, Garges-lès-Gonesse, Ermont, danno loro periodicamente diritto di accesso ai mass-media. Il 17 luglio taluni si sono rammentati addirittura di Villiers le Bel – dove il 25 novembre 2007 due ragazzi su un mini-motorino avevano perso la vita, tamponati da un’auto della polizia che li inseguiva – perché, al primo dei processi che vedono alla sbarra dieci ragazzi ritenuti responsabili dei tumulti seguiti alla tragedia, il giudice li ha condannati a pene detentive senza condizionale superiori a quelle chieste dalla pubblica accusa.

Questi giovani sono stati condannati al carcere in seguito a denunce anonime e retribuite, come una recente legge consente, mentre l’inchiesta sulla morte dei due ragazzi che aveva scatenato la reazione violenta della popolazione non ha avuto esito malgrado alcune perizie effettuate nel 2008 facessero menzione di una possibile responsabilità delle forze dell’ordine.