IL GIOCO NASCOSTO DI WASHINGTON NEI CONFRONTI DELLA CINA

di F. William Engdahl
da www.globalresearch.ca Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARCO ORRU’

Dopo i tragici eventi del 5 luglio nella regione autonoma cinese dello Xinjiang sarebbe opportuno vedere piú da vicino il ruolo strategico del National Endowment for Democracy (NED), una organizzazione non governativa finanziata dagli Stati Uniti. Ci sono ancora una volta forti indizi che riguardano le implicazioni del governo statunitense con la politica interna della Cina attraverso il NED.

L’ intervento USA negli affari del Xinjiang sembra avere poco a che fare con la violazione dei diritti umani da parte delle autoritá di Pechino nei confronti degli Uiguri. Piú che altro gli Stati Uniti sembrano preoccuparsi della posizione strategica della regione e della sua importanza nella futura cooperazione economica ed energetica della Cina con Russia, Kazakistan e altri stati dell’ Asia centrale facenti parte dell’ Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO).

Il World Uyghur Congress (WUC), con sede a Washington DC, è l’ organizzazione da cui arrivano le critiche piú forti, con l’ invito a protestare di fronte alle ambasciate cinesi di tutto il mondo.

Il WUC sostiene uno staff, un sito internet molto accurato ed ha stretti contatti con il NED, finanziato dal governo USA. Stando a quanto rivelano le fonti stesse del NED, il WUC riceve annualmente 215.000 dollari dal NED per la ricerca sulla violazione dei diritti umani e per il supporto di determinati progetti. Il presidente del WUC, Rebiya Kadeer, un’ esule Uiguri che usa descriversi come una lavandaia diventata miliardaria, è anche a capo del Uyghur American Association, un’ altra associazione umanitaria anch’ essa finanziata dal governo statunitense tramite il NED.

Il NED concede grosso supporto finanziario alle organizzazioni che stanno dietro alla ‘Rivoluzione Zafferano’ in Birmania e alle rivolte in Tibet del 2008 a Lhasa, nonché dietro praticamente ogni cambio di regime degli ultimi anni nell’ Europa orientale; dalla Serbia alla Georgia, all’ Ucraina, fino a Teheran durante le ultime elezioni.

Allen Weinstein, il quale ha contribuito alla stesura delle norme che regolano il NED, ha riferito tranquillamente in un’ intervista del 1991 che quest’ organizzazione compie oggi molti degli stessi atti che venticinque anni fa erano portati a termine segretamente dalla CIA.

Il NED dovrebbe essere un’ organizzazione privata e non a scopo di lucro, invece riceve annualmente fondi dal governo per il suo impegno sul fronte internazionale. Il denaro arriva attraverso 4 organizzazioni: il National Democratic Institute for International Affaire, legato al Partito Democratico a cui fa capo Obama, il International Republican Institute, legato ai repubblicani, il American Center for International Labor Solidarity, legato ai sindacati AFL-CIO e al dipartimento di stato, e infine il Center for International Private Enterprise, legato alla camera di commercio sempre statunitense.

Il problema è quello di stabilire in che modo le attivitá del NED preoccupano la regione del Xinjiang, e inoltre se il governo Obama approva o meno gli interventi del NED nella politica interna di quelli stati ritenuti ‘sensibili’. È importante trovare subito una risposta: un grosso passo avanti per capire la politica di Washington durante l’ attuale governo Obama consisterebbe nello stabilire in che modo il NED, il dipartimento di stato USA e le organizzazioni non governative legate al governo USA sono coinvolti nei disordini avvenuti nella regione cinese. È plausibile che la coincidenza tra lo scoppio dei disordini e il convegno del SCO avvenuto pochi giorni prima sia solo un caso?

Le organizzazioni degli esiliati Uiguri, la Cina e la geopolitica

Stando a quanto si apprende dal sito internet del WUC, il 18 maggio di quest’ anno il NED ha organizzato una conferenza sui diritti umani dal titolo ‘East Turkestan: 60 anni sotto il controllo della Cina comunista, insieme all’ organizzazione non governativa ‘Unrepresented Nations and People Organisation’ (UNPO).

Il presidente onorario di quest’ ultima è un tale Erkin Alptekin, un esule Uiguri che ha fondato l’ UNPO mentre lavorava per l’ agenzia di informazione ufficiale USA ‘Radio Free Europe/Radio Liberty’ come direttore della divisione Uiguri e come assistente alla direzione del Nationalities Services.

Egli ha anche creato il WUC nel 1991, mentre faceva parte dell’ Information Agency USA. Scopo del WUC era quello di ‘capire, informare ed influenzare le politiche di stati esteri nell’ interesse nazionale degli Stati Uniti’.
Non solo Alptekin è stato il primo presidente del WUC ma è anche amico intimo del Dalai Lama, stando a quanto dice il sito internet del WUC.

Ad un esame piú accurato l’ UNPO risulta essere un’organizzazione strategica molto importante per gli Stati Uniti. La sua creazione avviene nel 1991, periodo in cui ci fu il crollo dell’ Unione Sovietica e la situazione politica ed economica nelle terre eurasiatiche era nel caos. A partire dal 2002 il direttore generale dell’ UNPO è l’ arciduca Karl von Habsburg d’ Austria, il quale si descrive (pur non riconosciuto da Austria e Ungheria) come principe imperiale d’ Austria e principe reale d’ Ungheria.

La carta dell’ UNPO sancisce il diritto di autonomia per i 57 stati che, in base ad un oscuro processo mai reso pubblico, sono diventati membri ufficiali dell’ associazione, con 150 milioni di persone e quartiere generale a L’ Aia, nei Paesi Bassi.

Tra i paesi che ne fanno parte troviamo il Kosovo, che entró a far parte nel 1991, quando ancora faceva parte della Jugoslavia, gli aborigeni d’ Australia, ritenuti membri fondatori assieme al Kosovo, e include anche gli indiani nord canadesi del Buffalo Dene Nation.

Tra gli altri membri troviamo il Tibet (anch’ esso ritenuto membro fondatore), gruppi etnici provenienti da aree ‘calde’ come i tatari di Crimea, la minoranza greca in Romania, l’ Ichkeria nella Repubblica Cecena, il Movimento Democratico della Birmania, l’ enclave situata nel golfo confinante con l’ Angola e la Repubblica Democratica del Congo. L’ associazione possiede anche azioni del Chevron Oil, una delle multinazionali piú grandi del mondo. Altre zone calde che fanno parte dell’ UNPO includono territori dell’ Iran del nord, conosciuti come Azerbaigian del sud, e un territorio situato sempre in Iran che si autodefinisce provincia del Kurdistan.

Stando a quanto riferisce il sito internet dell’ UNPO, il governo USA ha sponsorizzato nel 2008 un seminario di formazione alla leadership insieme all’ UNPO per il World Uyghur Congress. A Berlino si sono riuniti piú di 50 Uiguri provenienti da tutto il mondo, insieme a rinomati accademici, rappresentanti governativi e membri della societá civile; l’ argomento era: ‘l’autonomia nell’ ambito del diritto internazionale’. Il discorso è stato tenuto da Rebiya Kadeer, ma non si è a conoscenza di cosa si sia discusso in privato.

La coincidenza con la rivolta in Xinjiang

I disordini a Urumqi, la capitale del Xinjiang nella parte nord orientale della Cina sono scoppiati il 5 luglio.

Stando sempre a quanto riferisce il sito del WUC, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una violenta aggressione nel Guangdong, provincia a sud della Cina, ad una fabbrica di giocattoli il 26 giugno. Il WUC sostiene che alcuni lavoratori di etnia Han hanno massacrato dei colleghi Uiguri, accusati di aver violentato, o comunque molestato, due donne Han che lavoravano nella fabbrica. Il 1° luglio c’è stato un appello da parte del WUC a protestare presso le ambasciate e consolati cinesi per l’ aggressione in Guangdong, pur non essendoci prove certe sulla consistenza dell’ incidente.

Secondo i comunicati stampa è a causa di quell’ aggressione che il WUC ha incitato il mondo intero alla protesta.

Il 5 luglio, di domenica nel Xinjiang, ma ancora 4 luglio, giorno dell’ indipendenza negli Stati Uniti, il WUC a Washington affermava che soldati dell’ armata cinese Han stavano imprigionando tutti gli Uiguri in circolazione. Nello stesso tempo la stampa ufficiale cinese riportava una situazione di aspre rivolte nelle strade di Urumchi con 140 morti nel giro di tre giorni.

L’ agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua ha riferito che la minoranza etnica Uiguri di religione musulmana ha aggredito passanti di etnia Han, bruciando veicoli e attaccando autobus con bastoni e pietre; ‘giravano armati di coltelli, spranghe, mattoni e pietre’, afferma un testimone oculare. L’ agenzia di stampa francese AFP ha riportato le parole del segretario generale del Uighur American Association a Washington, il quale afferma che la polizia ha aperto il fuoco indiscriminatamente sulla folla dei protestanti.

Due versioni differenti riguardanti il medesimo evento dunque. Il governo cinese e le immagini stesse dei disordini indicano che la rivolta è partita dagli Uiguri con l’ aggressione di cittadini Han mentre i comunicati ufficiali francesi danno la colpa alla polizia cinese che ha aperto il fuoco indiscriminatamente. È importante notare che l’ AFP si è basato sull’ Uyghur American Association di Rebiya Kadeer, finanziato dal NED, per la diffusione di questa notizia. Tocca al lettore giudicare se le dichiarazioni dell’ AFP siano o meno legate all’ agenda strategica statunitense: un gioco di interessi nascosto del governo Obama nei confronti del futuro economico della Cina.

Si puó considerare una coincidenza che le rivolte nel Xinjiang siano scoppiate pochi giorni dopo il convegno a Ekaterinburg in Russia, a cui hanno partecipato le nazioni del SCO insieme al presidente Ahmadinejad in veste di osservatore ufficiale?

Nel corso degli ultimi anni, in risposta alla sempre piú aggressiva politica estera degli USA, nazioni come Cina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan hanno cercato di intensificare la cooperazione economica e politica. In piú è stato concesso lo stato formale di osservatori internazionali a Iran, Pakistan, India e Mongolia da parte del SCO, i ministri della difesa del quale sono in continua consultazione per quanto riguarda i mezzi di difesa, dal momento che i militari NATO e quelli statunitensi continuano ad espandersi in quelle regioni senza il minimo contegno.

L’ importanza strategica del Xinjiang per le infrastrutture energetiche dell’ Eurasia

C’ è anche un’ altra ragione per cui i membri del SCO vogliono la pace con la regione cinese del Xinjiang: le rotte piú importanti di gas e petrolio passano proprio per quella regione. Accordi sull’ energia tra Cina e Kazakistan hanno una straordinaria importanza strategica per entrambe le nazioni e per la Cina in quanto le permetterebbero di essere piú indipendente riguardo le risorse di petrolio, il che potrebbe essere ostacolato dall’ intervento USA, nel momento in cui tale cooperazione dovesse deteriorarsi.

Il presidente kazako Nursultan Nazarbayev ha concesso una visita di stato a Pechino nell’ aprile di quest’ anno. Il programma comprendeva l’ impegno per una cooperazione economica piú stretta, soprattutto per quanto riguarda l’ energia, settore nel quale il Kazakistan detiene grosse riserve soprattutto in petrolio e, a quanto pare, anche di gas naturale. Dopo le trattative di Pechino i media cinesi hanno pubblicato diversi articoli riguardo la circolazione del petrolio Kazako in Cina.

Il condotto Atasu-Alashankou che verrá completato nel 2009 permetterá di far arrivare il gas in Cina attraverso il Xinjiang. Le compagnie energetiche cinesi stanno anche progettando la costruzione di un impianto per la lavorazione del gas, e una stazione idroelettrica in Kazakistan.

Secondo l’ agenzia per l’ informazione sull’ energia del governo statunitense, il giacimento petrolifero di Kashagan in Kazakistan è il piú grosso al di fuori del Medio Oriente, e il quinto nel mondo in termini di riserve; questo si trova al largo della costa nord del mar Caspio, nei pressi della cittá di Atyrau. La Cina ha creato un condotto lungo 613 miglia, da Atasu, nel nord est del Kazakistan, fino a Alashankou, ai confini del Xinjiang, che permette il trasporto di petrolio dal mar Caspio alla Cina. La ChinaOil ha l’ esclusiva sull’ acquisto del petrolio grezzo e il condotto nasce da una partnership tra il CNPC e il Kaztransoil del Kazakistan. Qualcosa come 85.000 barili al giorno di petrolio grezzo sono passati per il condotto nel 2007. Il CNPC è anche coinvolto in diversi progetti per le fonti energetiche insieme al Kazakistan e tutti questi piani comportano il passaggio attraverso la regione cinese del Xinjiang.

Nel 2007 il CNPC ha siglato un accordo di 2 miliardi di dollari per la costruzione di un condotto per il gas naturale dal Turkmenistan alla Cina, attraverso l’ Uzbekistan e il Kazakistan. Il condotto dovrebbe partire da Gedaim, al confine tra Turkmenistan e Uzbekistan e raggiungere le 1.100 miglia, passando attraverso l’ Uzbekistan e il Kazakistan, fino a Khorgos in Xinjiang. Il Turkmenistan e la Cina hanno firmato un trattato per la fornitura di gas attraverso il condotto per un arco di 30 anni. Il CNPC ha istituito due organi di controllo per l’ ambizioso progetto del Turkmenistan e la costruzione di un secondo condotto che dovrebbe attraversare la Cina attraverso la regione del Xinjiang e costare intorno ai 7 miliardi di dollari.

Cina e Russia stanno anche discutendo per l’attuazione di grossi condotti per il gas dalla Siberia orientale alla Cina, sempre attraverso il Xinjiang. È provato che i territori della Siberia orientale contengono riserve di gas per 135 mila miliardi di piedi cubici. Il giacimento del Kovykta potrebbe fornire la Cina di gas naturale nei prossimi dieci anni attraverso il nuovo condotto.

Durante questa crisi economica il Kazakistan ha ricevuto dalla Cina un prestito di dieci miliardi di dollari, metá dei quali sono riservati al settore del gas e del petrolio. Il condotto petrolifero Atasu-Alashankou e quello del gas China-Central Asia costituiscono un contatto strategico delle nazioni asiatiche con l’ economia della Cina. La coesione della Russia con la Cina attraverso i paesi dell’ Asia centrale rappresenta un pericolo per Washington. Anche se Washington non lo ammette, le sommosse nel Xinjiang rappresentano una grossa opportunitá per stroncare la sempre piú stretta coesione tra i paesi del SCO.