Brasile: Monsanto vieta la pubblicazione de “O Olho del Consumidor”

di David Lifodi
da www.peacelink.it

I tentacoli dell’impresa multinazionale Monsanto sono riusciti a penetrare anche nelle stanze del Ministero dell’Agricoltura brasiliano. Imporre ai contadini l’obbligo della monocoltura della soia, oltre che contare su una agguerrita quanto potente lobby ruralista nelle istituzioni, evidentemente non sembrava ancora sufficiente a tutelare i propri interessi, per questo Monsanto ha deciso di intervenire con un’azione giudiziaria che vieta la divulgazione e la pubblicazione del libretto “O Olho del Consumidor”.

Realizzato dallo stesso Ministero dell’Agricoltura, la “colpa” di questo opuscolo sarebbe quella di contenere i princìpi basilari dell’agro-ecologia allo scopo di lanciare il Sistema Brasileiro de Avaliaçao de Conformidade Orgânica (Sisorg), una sorta di carta volta ad orientare, indirizzare e mettere in guardia i consumatori in merito alla coltivazione e all’acquisto dei prodotti transgenici.

In particolare, è stato il contenuto della pagina 7 a far sobbalzare la Monsanto: accanto alle raffigurazioni stilizzate che caratterizzano tutto il libretto, si può leggere: “L’agricoltore organico non coltiva prodotti transgenici poichè metterebbe a rischio la varietà e la diversità delle specie che esistono in natura”. E ancora: “i transegenici sono piante e animali su cui l’uomo immette geni di altre specie”.

“O Olho del Consumidor” era stato pubblicato in oltre 620mila copie al fine di coscientizzare ed indirizzare i brasiliani sulla via delle buone pratiche e dell’altraeconomia, ma il contenuto del libello già in fase di stampa non deve esser piaciuto agli stessi settori del Ministero dell’Agricoltura più vicini all’agronegozio, alle transazionali e più in generale a quella bancada ruralista che da sempre tutela i loro interessi.

Inoltre, l’alleanza tra stato e lobby dell’agrobusiness, di fatto avallata dallo stesso governo brasiliano, non solo ha rappresentato un invito a nozze per quelle multinazionali quali la stessa Monsanto, Syngenta, Bayer e Cargill desiderose di appropriarsi di ampi appezzamenti di terreno spesso espropriati alle comunità locali e ai contadini, ma ha anche contribuito in maniera decisiva alla riduzione delle superfici coltivabili destinate alla produzione alimentare.

In questo modo il Brasile ha certamente compiuto un passo significativo come potenza economica emergente, ma a danno dell’agricoltura familiare e dei piccoli contadini. Se ieri l’emergenza era la monocoltura della soia, oggi il pericolo maggiore è rappresentato dal mais transgenico, argomentano i rappresentanti brasiliani dei progetti di agricoltura alternativa.

Se la coltivazione del miglio, al pari di quella della soia, ha costretto i contadini a pagare royalties salatissime a Syngenta, Monsanto e Bayer, i rischi derivanti dalla monocoltura del miglio sono maggiori per la sua facilità di contaminazione e incrocio con un numero di specie assai superiore rispetto alla soia stessa. Questi dati, riportati sul “Jornal da Ciencia” da Jean Marc von der Weid (economista e coordinatore di progetti agricoli distinti e diversi da quelli industriali) sono supportati dalla scelta del Messico, paese che ha mantenuto la sua apertura a tutte le coltivazioni trangeniche esclusa quella del miglio, probita in quanto detentrice di una maggiore possibilità di contaminazione.

Dietro tutto questo starebbero le ragioni per cui il Brasile si è trasformato in un paese in cui si è diffusa la coltivazione clandestina di miglio, grave minaccia all’equilibrio agricolo e alla biosicurezza del paese. Per adesso il Movimento Sem Terra ha lanciato una campagna di disobbedienza al divieto di pubblicazione de “O Olho del Consumidor” che ha riscosso una grande partecipazione e ha registrato l’adesione di numerose realtà contadine: si può leggere, pubblicizzare e far girare l’opuscolo cliccando su http://www.aba-agroecologia.org.br/aba2/images/pdf/cartilha_ziraldo.pdf