Una foglia di fico su evasione e riciclaggio

di Domenico Moro
da www.aprileonline.info

Dopo aver lasciato cadere il tentativo della precedente Commissione parlamentare Giustizia e Finanze, presieduta da Pier Luigi Vigna, e del governo Prodi di arrivare ad un testo unico di legge antiriciclaggio, i deputati Pdl e Lega hanno ripreso il progetto, suggerendo, però, di trasformare in amministrative le sanzioni penali con scarsa potenzialità offensiva e di correggere il testo del decreto anticrisi, escludendo gli obblighi antiriciclaggio per i commercialisti

Qualche giorno fa Piermaria Corso, ordinario di diritto processuale penale presso l’Università di Milano, avvertiva dalle colonne del Sole24ore: “Se lo scudo offre una seria (e non aggirabile) protezione, è necessario essere consapevoli che lo scudo non è stato concepito né può essere trasformato in cavallo di Troia per reinserire nell’economia pulita capitali sporchi formatisi grazie a reati che nulla hanno a che fare con l’omessa e infedele dichiarazione dei redditi”. Se Corso tiene a precisare che lo scudo fiscale, contenuto del “DDL anticrisi”, non è stato concepito per favorite il riciclaggio, significa che esiste la concreta possibilità che sia impiegato in tal senso.

Del resto, il rientro dei capitali dall’estero non vale come elemento propulsivo di indagini, dal momento che il legislatore mette in chiaro il divieto di utilizzo del fatto (l’evasione), che pertanto è come non fosse mai avvenuto. Le preoccupazioni di Corso e di tutti gli altri che continuano a prendersela con l'”uomo del fare”, Silvio Berlusconi, sono però eccessive, a quanto pare. Infatti, il pronto intervento della più alta carica dello Stato, il Presidente Napolitano, ha reso consapevole il premier che alcuni provvedimenti del decreto anticrisi contenevano dei punti critici. Altrettanto prontamente Berlusconi, dimostrando tutto il suo rispetto per la carica impersonata da Napolitano, ha accolto i consigli ed effettuato le relative correzioni. Vediamo quali.

In primo luogo, lo scudo non offrirà la sua copertura nei casi di “procedimento in corso”. Inoltre, il Tesoro si è affrettato a precisare che, come nel caso dello scudo-1 e dello scudo-2, anche in questo caso dal campo di applicazione della norma sono esclusi tutti i reati, tranne la dichiarazione infedele e la omessa dichiarazione.

In secondo luogo, c’è quello che alcuni avevano definito il bavaglio sulla magistratura contabile, la Corte dei conti, nelle sue indagini sulla Pubblica Amministrazione. Ora, dopo le modifiche apportate, si prevede che le Procure possano iniziare l’attività istruttoria “a fronte di specifica e concreta notizia di danno” e “in presenza di dolo o colpa grave”. In terzo luogo, la tassazione delle riserve auree della Banca d’Italia avverrà solo se la stessa Banca d’Italia e la Banca Centrale Europea daranno il loro benestare. La verità è che solo nel caso della tassazione delle riserve auree c’è stato un vero passo indietro.

La Banca d’Italia, che, del resto, è proprietà delle principali banche italiane (il 30,3% è di banca Intesa San Paolo e il 22,1% è di Unicredito Italiano) è un osso troppo duro anche per Berlusconi e Tremonti, che tanto d’accordo con Draghi non vanno, viste le critiche che quest’ultimo gli ha rivolto su come gestiscono il contrasto alla crisi. Il resto è quanto serve a nascondere gli effetti devastanti delle manovre berlusconiane sotto la consueta foglia di fico. Infatti, serve a poco pretendere a parole che il rientro dei capitali, nelle condizioni in cui avviene, non riguardi capitali illeciti, come se questi se ne girassero per il mondo con scritto in fronte “capitali di origine illegale”. Del resto, Pdl e Lega hanno ben chiarito di che stoffa è il loro contrasto al riciclaggio.

Dopo aver lasciato cadere il tentativo della precedente Commissione parlamentare Giustizia e Finanze, presieduta da Pier Luigi Vigna, e del governo Prodi di arrivare ad un testo unico di legge antiriciclaggio, i deputati Pdl e Lega hanno ripreso il progetto, suggerendo, però, di trasformare in amministrative le sanzioni penali con scarsa potenzialità offensiva (non vi ricorda qualcosa di già visto … tipo la depenalizzazione del falso in bilancio?) e di correggere il testo del decreto anticrisi, escludendo gli obblighi antiriciclaggio per i commercialisti.

Piuttosto bizzarro è, inoltre, specificare che il provvedimento non deve riguardare procedimenti in atto, data la non retroattività della legge. Mentre risulta pur sempre una grave limitazione che la Corte dei Conti, per istruire un procedimento, debba trovarsi in presenza di un dolo o colpa grave. E soprattutto è grave che sia l’esecutivo a pretendere di delimitare l’attività della Magistratura. A questo punto la Costituzione se ne va a farsi benedire insieme all’equilibrio dei poteri: il controllato, l’Esecutivo, controlla il controllore, la Magistratura, e, per di più, abusando di uno strumento, il decreto legge, che dovrebbe essere l’eccezione e che svilisce ancora una volta la funzione del Legislativo, cioè del Parlamento.

La girandola di irregolarità, elevate a pratica corrente, non soltanto demolisce l’assetto costituzionale del nostro Paese, ma, scarica, attraverso la santificazione dell’evasione fiscale, sempre più il peso dei costi dello Stato e della crisi sui lavoratori. Spiace che il pur attento Presidente Napolitano, anche nel caso del decreto anticrisi come già avvenuto in quello sulla sicurezza, si sia limitato a semplici raccomandazioni, che l’accoppiata sovversiva Pdl-Lega si dimostra abile nel volgere a suo favore, come utile foglia di fico per le sue manovre.