Guerra è sempre

di Loredana Biffo
da www.aprileonline.info

La pillola abortiva “banalizzerebbe” l’aborto, poiché “le donne sono inaffidabili non percepiscano la gravità del loro atto perché non soffrirebbero abbastanza”, e che quindi non estinguano il senso di colpa attraverso l’espiazione, queste sono le parole del presidente del Movimento per la Vita Carlo Casini. Peccato però che la guerra da anni viene fatta anche contro gli anticoncezionali, e poiché la storia non è sicuramente maestra di vita (perlomeno in Italia), per cattiva memoria, o peggio, per cattiva coscienza, mi permetto di ricordare che in passato (1487) l’imposizione di questo modello portò alla famigerata “caccia alle streghe”

“Ma la guerra è finita, – obiettai: e la pensavo finita, come molti in quei mesi di tregua, in un senso molto più universale di quanto si osi pensare oggi. “Guerra è sempre”, rispose memorabilmente Mordo Nahum detto “il greco”. (Da “La tregua” di Primo Levi”).

Questa frase, letta quando ero adolescente, sul bellissimo e celebre libro “Se questo è un uomo – La tregua”, di Primo Levi, mi è tornata in mente in questi giorni leggendo sui giornali tutto ciò che è stato detto dalle gerarchie vaticane a proposito della pillola abortiva Ru486, e non ho potuto fare a meno di pensare che quella della Chiesa è una sistematica battaglia ideologica, che si compie nei confronti delle donne da tempi remoti. Non di meno la guerra alle donne, alla loro libertà, viene perpetuata dalla violenza maschile che sembra sempre più feroce, stando alle statistiche sugli omicidi, una donna muore ogni tre giorni a causa della violenza di un uomo, dati che fanno rabbrividire.

Il 1 Agosto Lucetta Scaraffia, ha scritto sul Riformista che la condanna della Chiesa, è definitiva, e che non c’è nessuna ragione di sorprendersi, né di pensare che i cattolici si apprestino a riprendere una battaglia che, persa su un piano politico, continuano a combattere con un certo successo sul piano dell’assistenza alle madri. Infatti pare che i cattolici siano preoccupati della salute della donna, in quanto (sempre secondo loro), i rischi per la sua salute comportati dalla famigerata pillola sono notevolmente più alti, che il metodo farmacologico è più doloroso, sia fisicamente che psicologicamente rispetto all’ l’intervento chirurgico; e che per di più sarebbero state ben 29 le morti accertate a causa di complicazioni, non specificano però né in quanti anni, né in quanti paesi questi decessi sarebbero avvenuti. Inoltre (sempre secondo Lucetta Scaraffia) con questo farmaco le donne tornano ad abortire da sole, più di nascosto, ed eludendo i medici obiettori possono più facilmente nascondere a se stesse ciò che stanno facendo, evitando così di prendere coscienza di tale atto, non assumendosene quindi la responsabilità.

Ma la cosa più interessante è l’accusa che la Scraffia lancia alle femministe, le quali secondo lei sarebbero colpevoli di starsene in silenzio, invece di insorgere contro questo “nuovo” comportamento furtivo femminile, e di non difenderle dalla loro stessa disinformazione e leggerezza con cui si accingono ad affrontare un aborto farmacologico. Femministe e laici sposerebbero così le ragioni della Exegyn, la multinazionale farmaceutica che producendolo la Ru486, ha tutto l’interesse a presentarla come un “nuovo passo per la liberazione della donna”, senza ascoltare le voci contrarie, etichettate – secondo un vecchio ritornello – come oscurantiste e nemiche della libertà femminile.

Bene, io quando nacque il movimento femminista ero una ragazzina, ma seguii con interesse le vicende che riguardavano l’aborto, la contraccezione, e non di meno, il divorzio; a tal proposito iniziai fin da giovanissima a pensare che la vera tragedia delle donne fosse l’aborto clandestino, quello che al posto della chirurgia, si praticava con i ferri da calza, oppure con decotti di prezzemolo, metodi che hanno fatto morire migliaia di donne, e che ai nostri “paladini difensori”, interessi esclusivamente l’embrione; le donne, le intendono esclusivamente come portatrici dello stesso.

Tanto per dare un piccolo esempio di una tradizione sessuofobica, misogina, di chiara matrice cattolica, che ha inciso le coscienze con stereotipi e pregiudizi, che ancora oggi riaffiorano nel nostro cosiddetto “civile occidente”, nonostante i processi d’emancipazione tanto faticosamente ottenuti dalle donne; si leggano e rivisitino frasi del tipo:

“La donna (…) quello che non riesce ad ottenere da sola, cerca di raggiungerlo con la falsità e con inganni demoniaci (…) l’uomo si deve guardare da ogni donna, come da un serpente velenoso e da un demonio cornuto (…)” S. Alberto Magno, Quaestiones super de animalibus, XV q.11.

“Io non vedo per quale aiuto la donna sia stata fatta per l’uomo, se si esclude il fine della procreazione” S. Agostino, De genesi ad litteram, cit.,9.

“Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma tutt’altro che facile, di sposa e di madre (…) mettendosi al servizio di Dio, Ella si è posta anche al servizio degli uomini (…)” Lettera del Papa Giovanni Paolo II alle donne, 10.

Papa Woityla ha fatto del Vangelo un Evangelium vitae, dove primeggia il diritto dell’embrione, anche quando è il risultato della violenza, assimilando omicidio, aborto e genocidio: “Quanto apprezzamento meritano (…) le donne – scrive il papa – che con eroico amore per la loro creatura, portano avanti una gravidanza legata all’ingiustizia di rapporti imposti con la forza!” C. Woityla, Lettera alle donne, 5.

“Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto (…) tutto ciò che viola l’integrità della persona umana; tutte queste cose, (…) guastano la civiltà umana, (…) ledono grandemente l’onore del Creatore” C. Woityla, Evangelium vitae, cit., introduzione, 3.

E’ evidente che secondo la Chiesa la realizzazione della donna, è ancora legata al mito dell’Annunciazione, con la sussunzione che aderisca ad una vocazione alla maternità, conferitale dal divino, e che per tale motivo ella non può rifiutarsi di esercitare sempre e a qualsiasi condizione (si ricordi la scomunica al medico che praticò non molto tempo fa, l’aborto a una bambina di nove anni vittima di violenza sessuale); un discorso focalizzato sulla definizione di un modello culturale, che , anche nella “lettera ai vescovi sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa nel mondo”, pubblicata il 31 luglio 2004, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger, rimane quello di Madonna, Madre e Vergine, negando in tal modo qualsiasi sviluppo storico antropologico della donna nella società, una condanna ad ogni aspirazione, all’autodeterminazione, in virtù di una concezione creazionistica, venduta ancora una volta come unica, vera ed eterna per natura. Per il fatto stesso che l’embrione, l’ovulo fecondato, è considerato vita compiuta, questa visione che ha determinato la trasformazione in legge dello Stato, stabilendo le regole per la fecondazione assistita; in una visione della donna che “madre” e “sposa” per vocazione divina, quindi dedita al sacrificio “per natura”.

Il timore è che la pillola abortiva banalizzi l’aborto, poiché le donne sono inaffidabili non percepiscano la gravità del loro atto perché non soffrirebbero abbastanza, e che quindi non estinguano il senso di colpa attraverso l’espiazione, queste sono le parole del presidente del Movimento per la Vita Carlo Casini. Peccato però che la guerra da anni viene fatta anche contro gli anticoncezionali, e poiché la storia non è sicuramente maestra di vita (perlomeno in Italia), per cattiva memoria, o peggio, per cattiva coscienza, mi permetto di ricordare che in passato (1487) l’imposizione di questo modello portò alla famigerata “caccia alle streghe”, e alla stesura ed conseguente utilizzo del Malleus Maleficarum, il manuale dell’inquisizione sulla caccia alle streghe e le sue applicazioni, nel quale si davano anche consigli contro le obiezioni laiche, p
erchè il predicatore deve essere accorto a proposito ti talune argomentazioni dei laici e di “esperti”,nel Malleus le donne erano descritte come “peggiori degli ebrei”, perchè a differenza di questi ultimi esse rinnegano il battesimo e fornicano con il demonio; insomma, sono il male “perchè sono donne”. La misoginia nel testo, è irrefrenabile, le donne sono mostri seducenti dotati di una insaziabile concupiscenza carnale: il peccato del sesso, è il segno della strega.

Ancora oggi l’ossessione sessuofobica, nata dal controllo della donna e del suo ventre, continua ad emergere attraverso precetti dati da uomini, come diceva Pasolini negli Scritti Corsari: “esse sono in realtà andate più indietro delle madri, resuscita intorno a loro terrore e conformismo, e nel loro aspetto fisico, convenzionalità e miserie che parevano superate per sempre”. A tal proposito mi sento di poter dire a Lucetta Scaraffia che le femministe non sono affatto silenziose, e penso di interpretare lo sdegno e l’insofferenza di molte donne italiane che si sentono offese e umiliate ogni giorno dai comportamenti del Presidente del consiglio e il patetico machismo che propone come modello agli italiani “grandi scopatori”; dalle incursioni vaticane nella loro sfera privata e nella loro libertà di scelta, e visto che siamo anche cittadine dell’Europa, vorremmo che anche in Italia, sebbene con anni e anni di ritardo ci fosse la democratica possibilità di scegliere come abortire, e che comprendessero i vescovi, che i loro anatemi e le loro leggi proibizioniste non sconfiggeranno mai il dramma e il senso di perdita causato dall’interruzione di una gravidanza; per quanto mi riguarda poi, penso che “loro” in quanto uomini, non potranno mai nemmeno minimamente comprendere questo dolore secolare delle donne, quindi per favore si facciano da parte, che le donne sono dotate del ben dell’intelletto, e non abbisognano della loro protezione.