Minacce contro il Mojoca

Da: Gérard Lutte
Oggetto: Minacce contro il Mojoca, MOVIMENTO AUTOGESTITO DELLE RAGAZZE E DEI RAGAZZI DI STRADA del Guatemala (www.amistrada.net)

Care amiche ed amici,

non voglio allarmarvi, ma penso che dovete essere al corrente del momento difficile che stiamo attraversando. Vi ricorderete che l’anno passato, nel mese di agosto, abbiamo ricevuto una richiesta di soldi con minacce se non avessimo accettto la richiesta di estorsione. Però il ricatto era rivolto all’intestario del telefono della casa dei ragazzi, morto trent’anni prima. Abbiamo preso misure di sicurezza e non abbiamo più risposto al telefono e non abbiamo più avuto notizie di quei vigliacchi, abitualmente mereros che organizzano estorsioni e crimini dalle carceri.

Questa volta, la situazione è più seria perché prende di mira il mojoca stesso con telefonate di ricatto al centro sociale, alla casa di marzo. Non sappiamo se hanno tentato di chiamare anche la casa dei ragazzi perché non c’era nessuno in casa. Chiedevano per iniziare 10.000 questzales con le solite intimidazioni, minacce di morte con i nomi di quelli che hanno maggiori responsabilità: Lucrezia, Glenda, Sara, ecc. e persino di fare irruzione nelle case per compiere una “matanza”, un massacro. Questo lo avevano già detto l’anno scorso, la novità è che ora fanno i nostri nomi..

Abbiamo chiamato la polizia, Lucrezia sta facendo la denuncia formale al Ministero Pubblico, e come lo scorso anno abbiamo chiesto l’aiuto di una impresa di sicurezza ben organizzato, di cui il dirigente è un grande amico di padre Gabriele. STIAMO PRENDENDO TUTTE LE MISURE UTILI PER PROTEGGERCI TUTTE E TUTTI.

Naturalmente non cederemo ai ricatti Non mancano naturalmente preoccupazioni e paure, ma come diceva Glenda “meglio morire lottando che fuggendo!”.
SAPPIAMO CHE POSSIAMO CONTARE CON IL CONFORTO DELLA VOSTRA AMICIZIA,
UN ABBRACCIO,
GERARDO,

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Da: Gérard Lutte
Oggetto: ULTIME NOTIZIE

Care amiche ed amici,

per rassicurarvi: abbiamo messo a punto un piano di sicurezza che, tra l’altro, prevede la protezione delle persone che loro hanno indicato nelle minacce di morte. E altre che sono segrete. Il tipo ha voluto parlare con me, nulla di nuovo, i soliti insulti e le solite minacce. I primi giorni saranno i più duri perché comprensibilmente c’è molto nervosismo e ansietà. Dicono di fare parte della banda dei Salvatruchas, che conta migliaia di persone.

I nostri giovani sono spesso alle prese con questi delinquenti. Varie ragazze hanno dovuto chiudere la loro attività commerciale. Ancora oggi Mayra mi ha detto che avevano ricominciato a chiederle il pizzo. Ha avuto mesi di tregua perché la polizia aveva ammazzato tutti i componenti della banda. Questi i metodi che usano…

Due giorni fa scrivevo quanto segue a un’amica: “Ho appena parlato con una ex ragazza di strada.. Ha ventun’anni e due figli. L’ho conosciuta 11 anni fa, in uno dei posti più squallidi dove si trovavano bambine e bambini di strada, un posto così pericoloso che le educatrici del mojoca non ci andavano perché avrebbero potuto essere stuprate, un posto di spaccio di droghe, di prostituzione, di assassini.

L’ho incontrata che già era buio, mi ha teso le braccia, ha appoggiato la testa sulla mia spalla e faceva finta di dormire per rimanere con me. Avrei voluta portarla con me nella pensione dove vivevo con studentesse di Roma, ma era impossibile. L’ho rivista. Le ho comprato la bambola che chiedeva. Subito aveva capito che non ero come gli uomini che abusavano di lei, perché con le botte la obbligavano a
d andare con bestie umane.

Ho tentato invano di farla entrare in un’istituzione. L’ho rivista gli anni successivi e sempre mi chiedeva una bambola. Poi si è messa con un uomo più grande di lei, ha avuto due bambini. Grazie al Mojoca ha iniziato a studiare con ottimi risultati, sta per finire la scuola secondaria. Si è reso indipendente con la fabbricazione e vendita di profumi e detersivi. Tutto andava, nel senso che non senza difficoltà riusciva a sopravvivere e a educure i figli.

Bene. E di un colpo si è trovata nella tormenta. All’uomo che era il suo fidanzato, una banda criminale ha chiesto un pizzo di ventimila quetzales. Il salario minimo vale poco più di 1.500. E a lei è stato ordinato di visitare in carcere altri membri della banda per permettergli di sfogare i loro istinti bestiali. Lei si rinchiude in casa, non lavora più, vive nel terrore di una “visita”, ossia di un’irruzione violenta, di uno stupro di gruppo, di torture, anche di morte. E’ questa la sorte di molte donne in Guatemala”.

In Guatemala come negli altri paesi del cosiddetto terzo mondo, è evidente che l’umanità si trova a un bivio, che sono in gioco le sorti di tutta l’umanità: o si riesce a ristabilire una convivenza pacifica tra i popoli e le persone umane fondata sul rispetto dei diritti di ogni persona e di ogni popolo o si sprofonda nella barbarie che sacrifica le vite, le persone, la loro dignità e integrità al potere, al danaro.
Gridate questo, soprattutto ai giovani occidentali che pensano solo a divertirsi mentre sparisce la civiltà.

Gerardo Lutte