Honduras, la terza fase della resistenza

di RSK Crew
da www.peacereporter.net

Inizia una terza fase nella lotta del popolo honduregno contro il golpe militare. Dopo i tentativi di mediazione, ora il presidente Zelaya sta cercando di rientare in patria, accompagnato dai movimenti sociali, nonostante la repressione che si faccia sempre più feroce.

Cronaca della repressione. Mercoledì la polizia è tornata a reprimere con violenza i manifestanti all’Università Nazionale Autonoma d’Honduras. Dopo aver negato martedì l’entrata al candidato presidenziale per il Partito Liberale, Elvin Santos, mercoledì sarebbe stato il turno del candidato per il Partito Nazionale, Pepe Lobos, ma i giovani sono scesi nelle strade di fronte all’università per ostacolarne l’entrata. E quando alcuni studenti, la rettrice dell’università e il direttore di una delle facoltà sono usciti per negoziare la possibilità di rientrare nell’edificio, gli squadroni speciali della polizia, chiamati Cobra, hanno iniziato ad attaccare. La polizia ha aggredito gli studenti e usato gas lacrimogeni contro la rettice ed il preside di facoltà. Uscendo dalla nuvola di gas, in lacrime ed indignata la rettrice ha denunciato l’assoluta violazione dell’autonomia dell’università, in cui la polizia nazionale non ha giurisdizione per effettuare operazioni di questo tipo.

Alcuni minuti dopo gli agenti sono stati respinti per diversi isolati da una pioggia di pietre. In un secondo momento la polizia, usando un mezzo con idrante che spruzzava acqua ad alta pressione mista ad un appiccicoso prodotto chimico, ha attaccato nuovamente. Studenti di diritto, medicina, ingegneria e altre facoltà si sono uniti ai 4000 che stavano difendendo l’autonomia dell’università durante diverse ore di scontri con la polizia. Nonostante la grande quantità di lacrimogeni, pallottole di gomma e legno che la polizia ha usato contro gli studenti, la polizia non è riuscita a entrare oltre al patio dell’università, per poi ritiratarsi ed allontanarsi.

La repressione di oggi arriva dopo le dure dichiarazioni dei capi militari di ieri mattina nel programma televisivo Frente a Frente, in cui hanno assicurato che non c’è stato alcun colpo di stato in Honduras, e che se ci fosse stato allora i leader che sono nelle strade sarebbero in carcere. Sempre di ieri è l’annuncio della chiusura di Radio Globo e la minaccia del governo di incarcerare chi scrive sui muri o distrugge proprietà durante le manifestazioni. Gli studenti alla fine degli scontri, con le ultime energie rimaste, hanno attaccato alcuni negozi delle catene Burger King, Espreso Americano e Dunkin Dounuts.

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Honduras, la censura che va a braccetto con il golpe

Il capo delle forze armate, tra gli ideatori del golpe, ha fatto chiudere Radio Globo, unica voce indipendente ora in Honduras. E’ dittatura

Continua la lotta al colpo di stato in Honduras. Nonostante gli assassinii, le torture e la repressione militare sempre più forte, i movimenti sociali honduregni non si fermano e continuano ad organizzare manifestazioni moltitudinarie in tutto il paese.

Mercoledì sono state convocate manifestazioni che da tutto il paese hanno raggiunto le due grandi città di Tegucigalpa e San Pedro Sula. E il medesimo giorno, il sindacato del settore della salute ha dichiarato lo sciopero generale. Il Frente Popular continua la lotta alle frontiere e nascono spontaneamente nuove cellule in tutto il paese, nonostante sia difficile rientrare nelle città per la presenza di gruppi militari e paramilitari sulle montagne e per i posti di blocco sulle principali strade.

Dopo averci provato molte volte con la forza dall’inizio del golpe ed aver trovato sempre una grande resistenza popolare che ha dato vita ad un presidio permanente, ora i tentativi di chiudere ed azzittire Radio Globo passano sul piano legale. Il capo delle Forze Armate, nonchè uomo che ha dato via al Golpe, il generale Romeo Vásquez, ha richiesto ufficialmente la chiusura definitiva della radio, unica voce indipendente del paese che da oltre un mese segue il Frente Popular e che si è apertamente schierata contro il colpo di stato.

Radio Globo era già stata chiusa il giorno del golpe, il 28 giugno scorso, e mercoledì ha rivelato il progetto delle Forze Armate, rendendo pubblico uno scritto di José Santos López Oviedo, presentato alla Comisión Nacional de Telecomunicaciones (CONATEL), in cui ne chiede la chiusura a nome dell’Auditoría General Militar de las Fuerzas Armadas.

L’accusa è quella di “incitamento alla sedizione”, e la prova sarebbe un’intervista al presidente della Comisión de los Derechos Humanos de Honduras (CODEH), Andrés Pavón, in cui, rifacendosi ad uno degli articoli della costituzione del paese che stabilisce il diritto del popolo alla non obbedienza a chi prende il potere con le armi, chiamava il popolo all’insurrezione contro il colpo di stato.

Nelle ultime ore sono arrivate centinaia di telefonate di solidarietà a Radio Globo, mentre continuano ad arrivare notizie sempre più preoccupanti: il canale televisivo Canal 8, di proprietà dello stato, è stato ceduto con un atto illegale ad un imprenditore privato, e tutti gli appelli, compreso quello di più di 3.000 radio aderenti all’Associazione Mondiale di Radio Comunitarie (AMARC) e di Frank de la Ruash, osservatore dell’ONU per la libertà di espressione, sono stati ignorati.