Honduras, tutti contro Micheletti

di Alessandro Grandi
da www.peacereporter.net

Buenos Aires ritira l’invito all’esercito honduregno per la conferenza degli eserciti latinoamericani. Micheletti è isolato. Alta la tensione per le strade del paese dove vige ancora il coprifuoco.

Zelaya fra la folla di suoi sostenitoriIl colpo di Stato avvenuto il 28 giugno scorso in Honduras ha isolato totalmente il Paese. A livello politico il governo golpista non è stato riconosciuto da nessun paese del mondo. Osa (Organizzazione degli Stati Americani) e Nazioni Unite hanno condannato il golpe e puntato il dito contro Roberto Micheletti, nominato presidente de facto dopo la deposizione di Zelaya.
Settimane di trattative con la mediazione del presidente costaricense, Oscar Arias, però, non hanno ancora portato a nessun risultato.

Oggi, ci si mette anche il dicastero della Difesa argentino a rincarare la dose. Nilda Garrè, ministro della Difesa del governo Kirchner, infatti, ha annullato l’invito rivolto alle alte autorità dell’esercito di Tegucigalpa che avrebbero dovuto partecipare alla prossima conferenza degli eserciti americani in programma fra il 26 e il 30 ottobre prossimi a Buenos Aires.

Le motivazioni del ritiro dell’invito sono semplicissime: le divise hondureñe sono state protagoniste di primo piano nei giorni del colpo di Stato contro il presidente democraticamente eletto Manuel Zelaya. Non stupisce l’iniziativa argentina che nella crisi hondureña ha avuto un ruolo importante. La presidente Cristina Kirchner, infatti, più volte ha fatto visita a Zelaya offrendo la solidarietà del suo Paese e la sua disponibilità a impegnarsi per una conclusione pacifica e veloce della stessa.

Intanto, però, per evitare gaffes e polemiche l’esercito dell’Honduras resterà fuori dalla conferenza. E la conferma arriva anche dal generale Hugo Bruera che ha anche fatto sapere che l’esercito hondureño non potrà partecipare alla riunione preliminare che si terrà entro la fine di agosto. D’accordo con la decisione e con la misura adottata di militari argentini, che per i prossimi due anni saranno alla presidenza della Conferenza e controlleranno anche la segreteria generale della stessa, è stata apprezzata anche dagli altri berretti verdi dei paesi dell’area.

In ogni caso, come ricordano dal ministero di Buenos Aires, sia i trattati di cooperazione che quelli relativi alla collaborazione militare fra Honduras e Argentina, stati sospesi dopo il golpe, potranno essere immediatamente ristabiliti nel momento in cui il presidente Zelaya tornerà nuovamente sulla poltrona che ha democraticamente conquistato nel 2006.

Nel frattempo la situazione nel piccolo Paese centro americano sembra andare sempre più verso la strada della violenza “Ieri c’era una gran confusione” racconta al telefono con PeaceReporter dalla capitale hondureña, Tegucigalpa, Florin giovane universitario che fino a qualche settimana fa gestiva un blog e raccontava ciò che avveniva. “La polizia ha usato lacrimogeni per disperdere un gruppo di manifestanti pro Zelaya che voleva avvicinarsi al palazzo presidenziale. Sono stati momenti di tensione, poteva scapparci il morto.

Inoltre, siamo a conoscenza che l’esercito e la polizia hanno usato il pugno di ferro anche a San Pedro Sula (altra importante città del Paese) dove una manifestazione a cui partecipava anche la moglie di Zelaya è stata repressa con la forza. Posso dire che noi non abbiamo paura e speriamo che la situazioni torni alla normalità nel più breve tempo possibile e che Zelaya possa tornare al suo posto”. Non è tutto. “Spero di sbagliarmi ma la violenza che ha caratterizzato le ultime manifestazioni non si era mai vista prima. Non vorrei che la situazione degenerasse e dovessimo un giorno fare i conti con un bagno di sangue. Negli ultimi giorni ho visto troppe molotov e troppe sassaiole. Speriamo in bene”.