LA SANA LAICITÀ È QUELLA DEL TAR DEL LAZIO

di Paolo Bonetti
da www.italialaica.it

Voi tutti sapete che per Benedetto XVI occorre saper distinguere fra laicismo, a suo dire intollerante e persecutorio nei confronti della Chiesa, e sana laicità, rispettosa della libertà e dei valori religiosi. Ebbene, noi crediamo, senza alcuna malizia, che la recente sentenza del Tar del Lazio, che ha annullato le ordinanze dell’ex-ministro Fioroni in materia di crediti scolastici da concedere agli studenti della scuola pubblica frequentanti le lezioni di religione cattolica, sia un esempio chiarissimo di sana laicità. Certo, le reazioni di taluni dirigenti ecclesiastici sono state alquanto scomposte e si è parlato perfino di “bieco illuminismo che vuole la cancellazione di tutte le identità”. Alcuni uomini politici del centro-destra e della Udc hanno poi rincarato la dose con affermazioni grottesche che vanno dalla “deriva anticattolica” alla “vergognosa e ideologica sentenza” emessa da “una magistratura radicalista e laicista che agisce fuori legge”. Ma che cosa ha fatto di così terribile il tribunale amministrativo laziale? Ha difeso i valori religiosi dal loro uso strumentale per conseguire profitti scolastici, ricordando che questi valori, che attengono alla sfera più intima della coscienza, non possono essere oggetto di mercato e di ricatto. Inoltre, ha difeso la libertà religiosa che, quando è veramente tale, non può che essere pari libertà di tutte le confessioni religiose, cristiane e non cristiane, senza concedere privilegi neppure a quella che risulti largamente maggioritaria. Le coscienze non si contano, non sono una merce di scambio, e la libertà religiosa di un solo credente vale, quale che sia la sua fede, quanto quella delle folle oceaniche che invadono periodicamente piazza San Pietro.

La sentenza del Tar ci ha dunque insegnato davvero che cos’è la sana laicità, quella delle libere Chiese e libere coscienze in un libero Stato, ed è motivo di giusto compiacimento osservare che, in questa vicenda, ha avuto un ruolo fondamentale, assieme all’opera di altre associazioni di credenti e non credenti, l’iniziativa della Consulta romana per la laicità delle istituzioni. Il numero di queste Consulte sta crescendo, esse si vanno costituendo in varie città italiane e la loro azione tende a farsi sempre più incisiva. Viviamo una fase politica in cui c’è poco da sperare da quasi tutte le forze politiche di opposizione; in particolare, il Partito democratico appare ogni giorno di più avvitato su se stesso, asserragliato in un dibattito interno che non presenta per i cittadini alcun vero interesse, se si eccettuano talune posizioni purtroppo fortemente minoritarie. Il Parlamento non pare in grado, strangolato dalla prassi liberticida dei decreti-legge, di svolgere un’efficace opera di opposizione, la presidenza della Repubblica ha limiti di intervento invalicabili. Lo stesso referendum abrogativo è ormai un’arma spuntata. Come ci è già capitato di scrivere, gli unici punti di riferimento e di resistenza per difendere le nostre libertà e la laicità dello Stato che dovrebbe garantirle, sono la Costituzione e i giudici, la prima quotidianamente minacciata di stravolgimenti più o meno larvati, i secondi continuamente ingiuriati e delegittimati dal potere esecutivo. I mezzi di comunicazione di massa, pubblici e privati, sono in gran parte sotto il controllo di questo potere, il clima che si avverte e si diffonde nel paese è, in molti ambienti, un clima di stanchezza e di impotenza. Se Berlusconi appare talvolta in difficoltà (ma fino a che punto?), la cultura del berlusconismo e l’antropologia collettiva da essa generata sono penetrate in profondità nella nostra società. I discorsi di Berlusconi sono ripetuti da milioni di Berluschini di differenti ceti sociali, e certi suoi atteggiamenti, che a noi paiono grotteschi, suscitano ammirazione o almeno un’accondiscendente complicità.

Bisogna dunque arrendersi e abbandonare la lotta politica? No di certo, occorre piuttosto tentare di costruire un’alternativa che sia davvero tale e non l’informe e sterile pateracchio fra ex-comunisti e ex-democristiani. Questa alternativa – non sembri un’ affermazione strana e maniacale- non può che partire da una riscoperta e da una difesa energica dello Stato laico, poiché laicità, quella appunto sana ma che tale non appare a Ratzinger, non consiste soltanto nella separazione rigorosa fra Stato e confessioni religiose, poste tutte in una condizione di parità e chiamate a dare un contributo alla crescita civile del paese senza che a nessuna di esse venga giuridicamente riconosciuta una posizione di privilegio; laicità è anche correttezza amministrativa, lotta alla corruzione, rispetto dell’ordine giudiziario, cancellazione dei conflitti di interesse, libertà da quei poteri criminali che ricattano le istituzioni e inquinano la vita sociale. C’è un raggio d’azione vastissimo per un’opposizione che voglia essere veramente tale, ma per convincere un sempre maggior numero di cittadini, credenti e non credenti, bisognerebbe avere una cultura politica che non sia una semplice e innocua variazione di quella attualmente maggioritaria, sarebbe necessario riaccendere l’entusiasmo e la speranza, proporre in positivo e non sperare alquanto vilmente negli errori altrui. Insomma, bisognerebbe credere davvero in quello che si fa ed essere coerenti con quello che si dice di voler fare.