Verso il Sinodo 2009

di Paolo Naso
da NEV – Notizie evangeliche

A pochi giorni dall’apertura del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, che si terrà dal 23 al 28 agosto a Torre Pellice (TO), l’Agenzia stampa NEV ha chiesto alla pastora Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese (organo esecutivo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi), qualche anticipazione sui temi che verranno discussi e qualche valutazione in merito all’otto per mille.

Moderatora Bonafede, quali saranno i temi al centro del dibattito sinodale di quest’anno?

L’agenda dei lavori sinodali la definisce il Sinodo stesso. Detto questo è ovvio che un tema centrale sarà la vita delle nostre chiese. Come sempre il Sinodo discuterà della situazione generale delle nostre comunità, delle loro difficoltà e delle loro speranze. L’anno alle nostre spalle è stato difficile, segnato da una crisi economica che ha colpito molte famiglie. Anche questo è un tema legato alla vita delle chiese: sia perché la crisi si è abbattuta anche su alcuni nostri membri di chiesa, sia perché alcune comunità hanno promosso delle iniziativa di solidarietà; ad esempio nelle Valli valdesi del Piemonte, hanno messo a disposizione delle “borse alimentari” per le persone in difficoltà.

Ma “vita delle chiese” sono anche le iniziative pubbliche promosse dalle nostre comunità. L’anno è stato fortemente caratterizzato dalle celebrazioni del quinto centenario della nascita di Giovanni Calvino, e in tutta Italia valdesi e metodisti hanno promosso iniziative tese a divulgare il pensiero di questo grande riformatore: e mi piace sottolineare che, oltre che importanti convegni di rilievo anche internazionale, sono stati organizzati incontri significativi anche in centri più piccoli o dove la nostra presenza è più modesta: penso, ad esempio, alle conferenze organizzate a Grottaglie (TA) o a Campobasso.

Questo grande sforzo per spiegare l’importanza di Calvino mi pare decisamente importante: non solo per la grandezza del suo pensiero biblico e teologico ma anche perché in Italia è pressoché sconosciuto o interpretato sulla base di logori stereotipi negativi. Per molti, insomma, quella di Calvino non è stata una rilettura ma una vera e propria scoperta della sua rilevanza nel pensiero cristiano e nella cultura moderna.

Infine voglio sottolineare l’importanza, proprio per la vita delle nostre chiese, del contributo di un crescente numero di sorelle e fratelli immigrati provenienti soprattutto dall’Africa. La loro presenza non è più casuale o contingente ma esprime la realtà di un radicamento sempre più significativo ed arricchente.

Discuterete anche di temi di rilievo culturale e politico?

Certamente lo auspico e, del resto, è sempre accaduto. Prendiamo il tema dell’immigrazione: per noi non è solo un tema “pastorale” ma anche una questione squisitamente politica, legata cioè al riconoscimento di fondamentali diritti per coloro che vengono a vivere e a lavorare in Italia. Nei mesi scorsi abbiamo ripetutamente espresso la nostra vivissima preoccupazione per un clima politico che, dietro il paravento della sicurezza, ha scatenato una vera e propria campagna contro gli immigrati culminata nell’approvazione di un pacchetto di provvedimenti che ha come prima conseguenza che per gli immigrati diventa ancora più difficile integrarsi nella nostra società ed accedere a servizi fondamentali come la sanità o la scuola.

Inoltre il Sinodo discuterà proprio “cultura”: lo farà a partire dal rapporto di una Commissione che ha lavorato per due anni sul tema. Per noi non si tratta di una discussione accademica – propria di una Facoltà teologica ma impropria per un Sinodo – ma di una riflessione sulla nostra strategia di presenza nell’Italia di oggi. Per la nostra minoranza protestante, fare cultura significa dialogare con il paese, con le generazioni più giovani, con quanti guardano con interesse e simpatia alla nostra identità di fede. L’impegno culturale è una costante della storia dei valdesi e dei metodisti: in diverse fasi della nostra vita civile – nella tragicità degli anni ’30 e ’40 o nella complessità degli anni ’60 – la sponda culturale ha avuto un’importanza fondamentale per delineare la nostra strategia di predicazione e di testimonianza.
Oggi, in anni difficili e complessi come quelli che stiamo vivendo, abbiamo bisogno di ritrovare solidi ancoraggi culturali per resistere alla forza delle mode, dei richiami identitari, del conformismo religioso e delle campagne mediatiche.

Il 2009 è stato l’anno dell’approvazione della revisione dell’Intesa.

Sì, certo, e per noi è stata una grande soddisfazione perché è dal 2001 che chiedevamo di poter accedere anche alla quota dei fondi Otto per mille non esplicitamente destinati dal contribuente. Ovviamente si tratta di un traguardo molto importante perché tra tre anni avremo la possibilità di potenziare i nostri interventi. Ma raggiunto questo obiettivo il nostro impegno continua: ci sono altre comunità di fede che da anni attendono un’intesa e ci preoccupa che Governo e Parlamento non accelerino l’iter per la loro approvazione. Applicare l’articolo 8 della Costituzione anche a buddisti induisti, testimoni di Geova, ortodossi, mormoni, apostolici non è solo un dovere politico nei confronti di minoranze religiose sempre più rilevanti e significative; è anche un richiamo alla realtà di un paese sempre più pluralista anche sotto il profilo confessionale. Inoltre, sullo sfondo, resta il grande ritardo nella definizione di una legge organica in materia di libertà religiosa e di pensiero: una legge che, in attesa di un’Intesa, potrebbe risolvere una serie di questioni legate alla presenza in Italia di oltre un milione di musulmani. Insomma soddisfatti ma ancora impegnati.

Gli ultimi dati sull’Otto per mille vi attribuiscono oltre 311.000 firme, con un aumento di quasi il 20% rispetto all’anno precedente. Che cosa farete con i soldi che state per ricevere?

Esattamente quello che abbiamo fatto sino ad ora, ovviamente avendo la possibilità di finanziare un numero maggiore di progetti. Il risultato del 2009 che comunque si riferisce alle dichiarazioni del 2006, rafforzando la tendenza alla crescita registrata negli anni precedenti, dimostra che vi è un numero crescente di italiani che apprezza la nostra gestione dell’Otto per mille. L’Otto per mille “alla valdese” si basa su tre principi fondamentali: la massima trasparenza nella destinazione dei fondi; una rigorosa scelta di laicità che ci fa finanziare solo attività sociali, educative e culturali senza destinare neanche un euro al culto; il sostegno a progetti di associazioni ed enti non evangelici.

Ma a mio avviso la buona gestione dei fondi non è sufficiente a spiegare questo risultato: molti italiani, laici, cattolici, in ricerca, destinando a valdesi e metodisti il loro otto per mille esprimono la loro simpatia nei confronti di una piccola comunità di fede che pure non trova spazio nei grandi circuiti dell’informazione o del dibattito pubblico. Insomma credo che, al di là della fiducia per la nostra buona amministrazione, ci sia un interesse anche di natura culturale e spirituale. E forse dovremmo fare di più per rispondere a questa espressione di interesse nei confronti della nostra identità teologica e spirituale.

Non temete che la vostra decisione di accedere anche ai fondi non espressi vi sottragga qualche consenso?

Ogni contribuente deciderà nella sua libertà ma vorremmo che lo facesse sapendo perché abbiamo fatto questa scelta: la gestione dei fondi destinati allo Stato è risultata confusa e priva di chiare finalità. Con le quote Otto per mille allo Stato sono stati finanziati restauri di chiese e operazioni militari all’estero e non ci è sembrato che noi potessimo continuare ad avallare questa strategia destinando ad esso la nostra quota di fondi non
espressi.

E comunque garantiamo a tutti che continueremo a destinare i nostri fondi con gli stessi criteri di sempre: l’unica differenza, quando tra tre anni riceveremo anche la quota di quelli non espressi, è che il 50% del totale andrà all’estero mentre attualmente la percentuale investita fuori dall’Italia è del 30%.

Moderatora, lei sta per compiere il quarto anno del suo mandato che potrà essere rinnovato per un massimo di sette anni. Insomma ha già girato il giro della boa di metà corsa. Ci può fare un bilancio di questo periodo?

Ricoprire la carica di moderatore è un’esperienza molto positiva che per me si arricchisce soprattutto nell’incontro con le chiese locali. Viaggio molto, ovviamente, dall’estremo sud della Sicilia all’estremo nord delle Alpi, ed in ogni visita riscopro la forza di tante comunità di evangelici valdesi e metodisti che cercano di dare una risposta alla vocazione che il Signore rivolge loro. Ognuna lo fa con i propri mezzi, la propria creatività, il proprio talento e sempre con una grande passione per l’Evangelo. Certo, non mancano momenti di scoraggiamento e di crisi, ma il quadro generale tiene ed anzi riscontro segnali di crescita incoraggianti e significativi. Penso alla sostanziosa testimonianza delle chiese delle Valli valdesi, e alla crescente presenza di immigrati nelle nostre comunità, al bel lavoro che con pochissimi mezzi abbiamo impiantato nelle zone terremotate dell’Abruzzo, ai nostri rapporti sempre più fraterni con alcune chiese africane. Insomma sono fiduciosa ed ottimista, ma del solo ottimismo che conta: quello che ci viene dall’amore di Dio.