Benghazi: spunta un testimone. Ecco come li hanno ammazzati

di Fortress Europe – L’OSSERVATORIO SULLE VITTIME DELL’EMIGRAZIONE
da http://fortresseurope.blogspot.com

C’è un testimone oculare del massacro di Benghazi. Ha assistito personalmente alla strage dei somali nel campo di detenzione di Ganfuda. E l’ha raccontata per telefono a Fortress Europe, sotto stretto anonimato. Ecco come li hanno ammazzati.

Il campo di Ganfuda si trova a una decina di chilometri dalla città di Benghazi. Vi sono detenute circa 500 persone, in maggior parte somali, e poi un gruppo di eritrei, e alcuni nigeriani e maliani. Sono tutti stati arrestati nella regione di Ijdabiyah e Benghazi, durante le retate in città oppure durante la traversata del deserto dal sud. Molti sono dietro le sbarre da oltre sei mesi. C’è chi è dentro da un anno. Nessuno di loro è mai stato processato davanti a un giudice. Ci sono persone ammalate di scabbia, dermatiti e malattie respiratorie.

Dal carcere si esce soltanto con la corruzione, ma i poliziotti chiedono 1.000 dollari a testa. Le condizioni di detenzione sono pessime. Nelle celle di cinque metri per sei sono rinchiuse fino a 60 persone, tenute a pane e acqua, e quotidianamente sottoposte a umiliazioni e vessazioni da parte della polizia. La tensione è tale che il gruppo dei detenuti somali decide di tentare l’evasione.

La sera del 9 agosto, 300 detenuti, in maggioranza somali, assaltano il cancello del campo di detenzione, forzando il cordone di polizia, e iniziano a scavalcare. I militari intervengono armati di manganelli e di coltelli. Affrontano i rivoltosi menando alla cieca. Lo scontro è durissimo.

Alla fine giacciono a terra in una pozza di sangue 6 morti accoltellati (e non uccisi sotto gli spari, come sembrava in un primo momento) e più di 50 feriti. Un centinaio di somali sono comunque riusciti a fuggire e si sono dati alla fuga in direzione di Tripoli, braccati dalla polizia. Il giorno dopo però mancano all’appello 10 delle persone ferite. Nessuno sa se siano ricoverati in ospedale o se siano finiti all’obitorio. Il numero delle vittime oscilla quindi tra 6 e 16.

Gli altri accoltellati invece sono ancora in cella. Le ferite sono ancora sanguinanti, Hanno tagli alle gambe, sulle braccia, sulla testa. Alcuni hanno febbre e un principio di infezione, e non si può escludere il rischio di complicazioni. Ma nessun medico fino ad oggi li ha visitati. Né li hanno visitati l’Alto commissariato dei rifugiati delle Nazioni unite e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. A loro ci appelliamo affinché insistano presso il governo libico per ottenere l’autorizzazione a visitare il campo e a verificare l’accaduto. Tutto questo non può restare impunito. L’Italia e la Libia devono essere processate davanti al Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite.

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Libia: massacro a Benghazi, 20 somali uccisi dalla polizia

16 agosto 2009 – Bagno di sangue a Benghazi. Almeno 20 rifugiati somali sarebbero stati uccisi dalla polizia libica durante un fallito tentativo di evasione dal centro di detenzione di Ganfuda, dove erano detenuti perché sprovvisti di documenti. Cinque di loro sarebbero morti sotto gli spari della polizia al momento della fuga. Gli altri 15 sarebbero invece morti a seguito delle violenze inferte loro dagli agenti di polizia, armati di manganelli e coltelli. La repressione è stata durissima, i feriti sarebbero almeno una cinquantina, in maggior parte somali.

I fatti risalgono alla prima settimana di agosto. La notizia è stata diffusa il 10 agosto dal sito internet della diaspora somala Shabelle Media Network che ha parlato telefonicamente con un testimone oculare della strage. La notizia è stata ripresa anche dalla stampa libica (Libia Watanona) e internazionale (Voice of America). Ed è confermata da una terza fonte, con cui Fortress Europe è direttamente in contatto a Benghazi, ma della quale non possiamo svelare l’identità per motivi di sicurezza. Sebbene al momento non si conosca ancora l’esatta ricostruzione dei fatti e non si sappia con certezza il numero delle vittime, si tratta comunque della più grave strage avvenuta nei campi di detenzione libici.

Una notizia credibile anche alla luce di massacri ben più atroci, come quello che venne commesso a Tripoli, nel carcere di Abu Salim, nel giugno del 1996 e che costò la vita a centinaia di detenuti libici (vedi lo speciale di HRW). Ovviamente le autorità libiche hanno prontamente smentito la notizia. L’ambasciatore libico di stanza a Mogadiscio, Ciise Rabiic Canshuur ha definito la notizia una “menzogna” e ai giornalisti ha chiesto: “prima di parlare o scrivere dovrebbero confrontarsi con noi”.

Questa notizia è gravissima. Questa è la Libia verso cui l’Italia rispedisce fieramente centinaia di emigranti e rifugiati. Gli ultimi 80 somali sono stati respinti lo scorso 12 agosto. Dall’inizio di maggio i respinti sono almeno 1.216. O almeno quelli di cui si ha notizia. Perché di altri non si sa niente. Come del gruppo di 80 eritrei imbarcatisi il 29 luglio e mai arrivati, eppure ufficialmente mai respinti. Dall’estero i familiari chiedono notizie di loro. Speriamo soltanto che non sia accaduta una tragedia in mare.