Gay, una battaglia di civiltà

di Flavio Soriga
in “l’Unità” del 25 agosto 2009

Sì, ci sono degli artisti gay, degli attori gay, dei cantanti lirici gay, dei ballerini gay, degli stilisti gay, degli scrittori gay. Questo lo si sa da un bel pezzo, ed è abbastanza accettato: se conduci un’esistenza strana, e hai dedicato la vita intera a differenziarti dalla massa, a mettere in mostra le tue idee e creazioni, se sei famoso e di successo, allora va bene, puoi anche essere gay.

Ma la verità è che i gay non sono tutti artisti e strampalati, né palestrati o cultori del proprio corpo, come sembra spesso dalla lettura dei quotidiani italiani, e ancora di più dai programmi della nostra tv: i gay non sono tutti strani e non vogliono tutti vivere oltre le regole, contro la normalità e al limite della provocazione. C’è chi porta le canottiere traforate e viaggia solo in motocicletta, e chi indossa ogni mattina una giacca e una cravatta, e va al lavoro, in banca o alle poste, a bordo di una monovolume. Ci sono gay stravaganti e gay banali, fedeli e traditori, generosi e tirchi, sensibili e cinici.

Forse i lettori dell’Unità lo sanno già tutti benissimo, ma vorrei ripeterlo, e chiedere loro di ripeterlo a loro volta, ché altro non possiamo fare, gli scrittori e i cittadini, e in questo momento soprattutto: gli orientamenti sessuali delle persone sono insindacabili, e non è diritto di nessuno aggredire un giovane o una giovane perché sta abbracciando o baciando il suo partner. Non dobbiamo accettare che nel nostro Paese due studenti che soltanto si abbracciano per la strada con la persona che amano, possano essere per questo insultati e picchiati.

È una battaglia per la civiltà, si combatte in tutti i Paesi del mondo, e non è mai conclusa del tutto: ognuno di noi è arruolato, e benedetto il giorno in cui nessuno penserà di lasciare l’Italia per cercare altrove più libertà.

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“ANCHE IO PESTATO A SCUOLA, NON L´AVEVO MAI DETTO”
di Paolo Brera
da www.repubblica.it

No, non ci sono solo i due ragazzi aggrediti davanti al Gay Village: «Frocio di merda», hanno urlato a Marco nel buio di un androne mentre rincasava, e giù botte finché il braccio e la gamba non hanno fatto “crac”; Riccardo invece l´hanno coperto di insulti e sfottò nei banchi del suo liceo di Roma Nord, finché lui ha detto addio alla speranza di diplomarsi. È un´alta marea di discriminazione e intolleranza quella che sta sommergendo Roma.

Se l´onda che frange è la discriminazione sessuale, la marea nera che la trascina non fa differenze tra gay e clandestini, tra poveri e disabili. Giovanna aveva le mani forti quando strofinava i pavimenti della scuola, ma i guai sono cominciati quando quelle mani si sono deformate per l´artrite reumatoide, e la sua quota di lavoro è transitata sulle colleghe: «Hanno iniziato a lamentarsi – racconta Salvatore Marra, responsabile dell´Ufficio nuovi diritti della Cgil romana – e sono passate rapidamente a insultarla: “Ci tocca fare gli straordinari per colpa tua”. E peggio: “Senti, storpia, se non ce la fai a lavorare vai a casa una volta per tutte”».

Addio solidarietà, addio civiltà: «Il dipendente di un supermercato – racconta ancora Marra – ha scoperto di essere sieropositivo e ha dovuto chiedere permessi per poter effettuare i controlli di cui aveva bisogno. Tutto in regola, ma l´azienda si è insospettita e l´ha convocato chiedendogli la ragione di quelle assenze per malattia. Lui si è rifiutato, trincerandosi nel diritto alla privacy, ma un giorno si è confidato con un collega ed è iniziato il calvario. Anche se non aveva alcuna mansione a rischio, visto che doveva solo riporre scatolette sugli scaffali, ha cominciato a ricevere lettere di richiamo per scarsa produttività, e in poche settimane si è ritrovato fuori, a casa». Una condizione isolata? «Macché, riceviamo continue segnalazioni di questo genere dalle associazione di tutela dei sieropositivi», dice Marra.

La storia di Marco, lo studente universitario omosessuale massacrato di botte in un androne, la racconta invece il presidente dell´Arcigay romano, Fabrizio Marrazzo. «È una delle migliaia di denunce che riceviamo alla nostra help-line (800-713713), e che raramente finiscono poi in una denuncia formale alla magistratura, perché le vittime non se la sentono di esporsi. Neppure Marco (il nome, come tutti quelli delle vittime che citiamo in questo articolo, è necessariamente di fantasia) ce l´ha fatta ad andare fino in fondo: al pronto soccorso ha detto di essere precipitato dalle scale. E “Riccardo”, lo studente del liceo di Roma Nord insultato a scuola dai compagni, quando ha provato a sfogarsi con i suoi genitori si è trovato anche loro contro, e ha cominciato a far finta di nulla e a bigiare scuola sistematicamente fino a perdere l´anno».

«Una volta – continua Marrazzo – la discriminazione si limitava quasi sempre agli insulti, ora arriva spesso alla violenza fisica. La nuova giunta ha sempre preso le distanze, tuttavia è evidente che alcuni si sentono le mani libere». E le alzano sempre più spesso, quelle mani. «Il ripetersi di episodi di violenza ai danni di deboli, diversi e indifesi – dice il segretario della Cgil di Roma e Lazio, Claudio Di Berardino – è particolarmente preoccupante. Fa pensare ormai a una vera e propria caccia al diverso. A questo punto ci vuole una battaglia di civiltà: la crisi aumenta le forme di egoismo, ma i valori e le regole devono essere ripristinati. Le affermazioni di principio del sindaco Alemanno vanno bene, ma poi ci vogliono i comportamenti coerenti».

Intanto il malessere è sempre più profondo. Dai ragazzini di Tor Bella Monaca che spaccarono la faccia a un passante solo perché era cinese all´assalto squadrista al capodanno bengalese; dal bacio gay al Colosseo sanzionato due anni fa con una denuncia per atti osceni in luogo pubblico a quello di sabato all´Eur “punito” a coltellate, la discesa è ripida. «Il clima – dice ancora Marra – è cambiato in peggio: come potremmo giudicare l´azienda (distribuzione di energia) e gli stessi colleghi del transessuale costretto a licenziarsi per gli attacchi, gli insulti e le lettere ricevute nel suo percorso di transizione da uomo a donna?». «Non ci sono prospettive né certezze – dice Simona Panzino di Action – non c´è lavoro e i ragazzi non riescono neppure a sognare: l´intolleranza verso gay e immigrati è fortissima… Sono loro il capro espiatorio».