Il Vaticano punisce i preti pro-Eluana

di Luca Kocci
da www.ilmanifesto.it

Alla vigilia della ripresa del dibattito parlamentare sul testamento biologico, dal Vaticano parte una dura nota di censura contro 41 preti e religiosi che cinque mesi fa firmarono un appello “per la libertà sul fine-vita” promosso dalla rivista Micromega. Una vendetta a freddo nei confronti di un gruppo di sacerdoti ritenuti troppo svincolati dal pensiero unico delle gerarchie ecclesiastiche. Ma anche un attacco preventivo per serrare le fila e per scongiurare il ripetersi di analoghe iniziative ora che la Camera si prepara a riprendere la discussione di un disegno di legge che lo stesso presidente dei deputati Gianfranco Fini ha auspicato venga modificato, rivendicando l’autonomia del Parlamento dai desiderata della Chiesa.

A marzo scorso, mentre il Senato incalzato dalle pressioni cattoliche e sull’onda emotiva della morte di Eluana Englaro stava per approvare l’obbligo di idratazione e nutrizione per i malati in stato vegetativo, 41 preti e religiosi sottoscrissero un appello poi pubblicato su Micromega. “La legge sul testamento biologico che il governo e la maggioranza si apprestano a votare imprigiona la libertà di tutti i protagonisti coinvolti al momento supremo della morte”, diceva il testo. “Con la forza della ragione e la serenità della fede ci opponiamo ad un intervento legislativo che mortifichi la libertà di coscienza”, sostenevano i sacerdoti che affermavano: “Come credenti riteniamo che chiunque come è stato libero di vivere la propria vita, così possa decidere anche di morire in pace, quando non c’è speranza di migliorare le proprie condizioni di esistenza umana”.

Adesso, a cinque mesi di distanza, la reazione della Santa Sede. Ad agosto – riferiscono ad Adista fonti vaticane – sarebbe infatti partita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede una lettera indirizzata ai vescovi diocesani e ai superiori provinciali dei 41 preti e religiosi contenente un ordine preciso: convocare i sacerdoti per richiamarli all’ordine ed eventualmente punirli. La libertà di pensiero e di espressione, secondo la Santa Sede, la colpa dei firmatari che avrebbero dato la loro adesione ad un testo giudicato contrario alla dottrina cattolica, dal momento che ammette la possibilità di rifiutare alimentazione e idratazione. L’aggravante è che il testo è stato pubblicato su MicroMega, cioè una rivista in ritenuta in Vaticano laicista ed anticlericale. Il direttore del mensile, Paolo Flores D’Arcais, interpellato da Adista, reagisce così alla notizia dell’iniziativa vaticana: “Questa ennesima intimidazione contro la coscienza che a parole viene ritenuta sacra fa parte di uno smaccato scambio simoniaco tra la Chiesa e Berlusconi: anti-testamento biologico subito da una parte, ammorbidimento delle polemiche sui comportamenti pagani di Berlusconi dall’altra”. La libertà di pensiero e di espressione il peccato mortale dei 41 secondo il Vaticano: hanno dato la loro adesione ad un testo contrario alla dottrina cattolica che inoltre è stato pubblicato su una rivista che Oltretevere si ritiene laicista ed anticlericale.

“La legge sul testamento biologico che il governo e la maggioranza si apprestano a votare imprigiona la libertà di tutti i protagonisti coinvolti al momento supremo della morte”, si legge nell’appello ancora online sul sito internet di MicroMega. “Definendo il nutrimento e l’idratazione forzati come cura ordinaria e obbligata e non più come intervento terapeutico straordinario, la legge annulla ogni possibilità di valutazione sull’accanimento terapeutico”. Prosegue il testo: “La morte è un appuntamento naturale a cui tutti siamo chiamati; per i credenti poi è il vertice della vita vissuta, la soglia che introduce all’eternità. La decisione di porre fine ad una parvenza di esistenza è di pertinenza esclusiva della persona interessata che ha il diritto di esporla preventivamente in un testamento, oppure alla famiglia di concerto con il medico che agisce in scienza e coscienza. Con la forza della ragione e la serenità della fede ci opponiamo ad un intervento legislativo che mortifichi la libertà di coscienza informata e responsabile in nome di principi che non sono di competenza dello Stato e tanto meno di un governo o di un Parlamento che agiscono in modo ideologico sull’onda emotiva e la strumentalizzazione di una dolorosa vicenda (Eluana Englaro). Come credenti riteniamo che chiunque come è stato libero di vivere la propria vita, così possa decidere anche di morire in pace, quando non c’è speranza di migliorare le proprie condizioni di esistenza umana”.

Alcuni vescovi si sono attivati, altri lo faranno nei prossimi giorni, alla ripresa dopo la pausa estiva. Dovranno decidere se usare il guanto di velluto o il pugno di ferro nei confronti dei loro preti: ovvero se limitarsi ad un rimprovero con la promessa di non farlo più, oppure se utilizzare la clava del diritto canonico che prevede sanzioni che possono andare dall’obbligo del silenzio fino alla sospensione a divinis. Sul banco degli imputati, fra gli altri, don Andrea Gallo della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, don Albino Bizzotto, dei Beati i Costruttori di Pace, che dal 19 agosto digiuna a sola acqua contro la costruzione della nuova base militare Usa al Dal Molin di Vicenza; don Enzo Mazzi della comunità di base dell’Isolotto e don Alessandro Santoro della comunità delle Piagge entrambe a Firenze; don Vitaliano Della Sala, già in passato messo sotto accusa dalle gerarchie ecclesiastiche e poi totalmente reintegrato in una parrocchia dell’Irpinia; don Angelo Cassano, parroco a Bari, in prima fila nelle battaglie per i diritti degli immigrati; padre Nino Fasullo, direttore di Segno, una delle riviste di punta dell’antimafia palermitana; i preti operai Carlo Carlevaris e Roberto Fiorini. E poi altri parroci, sacerdoti e religiosi di tutta Italia molto impegnati anche sul terreno sociale.

Un primo risultato l’offensiva del Vaticano lo ha già incassato: uno dei 41, un prete della diocesi di Cremona, pochi giorni fa ha inviato una lettera a Micromega chiedendo di ritirare la propria firma dall’appello. Segno che probabilmente le pressioni del Vaticano e del vescovo hanno sortito l’effetto desiderato: una ritirata silenziosa e in buon ordine.

Comunque vada a finire la storia, l’iniziativa della Santa Sede che colpisce non un singolo sacerdote, come avvenuto negli ultimi anni, ma un intero gruppo rimanda a tempi lontani: restando all’Italia, alla battaglia referendaria per il divorzio del 1974 quando molti preti schierati per il “no” subirono la repressione da parte delle gerarchie ecclesiastiche fino alla sospensione a divinis (tra questi anche Giovanni Franzoni); o più recentemente al 1989, quando vennero puniti in vari modi gran parte dei 63 teologi, molti dei quali laici che persero la cattedra universitaria, che firmarono una “Lettera ai cristiani” a favore di una attuazione più decisa del Concilio Vaticano II; e don Vittorio Cristelli, direttore del settimanale diocesano Vita trentina, che osò pubblicare la lettera, venne licenziato in tronco. Anche loro, come i 41 di oggi, colpevoli di aver esercitato la propria libertà di coscienza e di parola.

Le lettere della Congregazione per la Dottrina della Fede sono in viaggio. Si tratterà di vedere nei prossimi giorni come i vescovi e i superiori provinciali decideranno di intervenire sui preti e sui religiosi che si trovano sotto la loro giurisdizione.