Sicilia, aspettando la ripresa

di Agostino Spataro
da www.aprileonline.info

Dopo agosto, settembre ossia la “ripresa”. Dovunque, per ripresa s’intende, o si spera, il rilancio delle attività economiche, commerciali, delle lotte sindacali, ecc. In Sicilia, invece, s’attende la ripresa dell’attività politica e di governo come principale induttore dell’economia, in gran parte basata sulla spesa pubblica

La minacciosa mobilitazione per ottenere il trasferimento dei fondi Fas, per altro spettanti alla regione, dimostra che il vero timore non era la crisi economica incombente, ma il disperato bisogno di far cassa per promettere nuovi affari e appalti agli inquieti sponsor del centro-destra.
Da anni, in Sicilia si vivacchia con bilanci artefatti e con le casse vuote.
Oggi l’ammette anche l’assessore al bilancio secondo il quale risultano prosciugati i capitoli destinati a finanziare nuove leggi e in genere gli investimenti produttivi. Insomma, la paralisi, oltre che il governo, minaccia la stessa Assemblea che non potrà legiferare per mancanza di copertura finanziaria.
Un’emergenza inedita che pone in secondo piano la crisi e i drammatici problemi sociali derivati.
D’altra parte, in Sicilia la crisi è permanente. La disoccupazione, l’emigrazione, i disservizi ci sono sempre stati. Perciò pochi si mostrano preoccupati. Quello che veramente preoccupa il governo e i suoi clientes è questa crisi di liquidità della regione e il disordine budgetario di quasi tutti i comuni siciliani.
In questi giorni, circa 120 comuni, su 390, sono stati commissariati per non avere gli organi locali approvato in tempo il bilancio di previsione (2009) e i resoconti del 2008.

Perciò, tutto si giocherà sui 4,3 miliardi dei Fas (a proposito: quando arriveranno?) su cui già si appuntano i più grandi appetiti e interessi leciti ed illeciti.
Il governo Lombardo cercherà di sbarcare il lunario facendo leva su questa risorsa, promettendo a destra per placare gli appetiti più esigenti e a sinistra per far fronte alle probabili imboscate sul piano parlamentare.
Con simili premesse, nell’Isola la ripresa si annuncia faticosa e confusa. Soprattutto ripetitiva. Vedremo, cioè, il vecchio copione di una regione dove si accumulano, irrisolti, problemi atavici e pasticci recenti, speranze insolute di chi soffre ed attende, tutti i rinvii di chi non ha voluto decidere e, per l’appunto, postergato a settembre.
Anche se questa volta l’autunno siciliano sarà duro. Sembra che tutti i nodi stiano venendo al pettine, sia sul terreno del confronto sociale sia su quello più paludoso della funzionalità della pubblica amministrazione.
Il vecchio e corroso impianto clientelare non regge più. E’ troppo dispendioso, lacunoso, discriminatorio. Insomma, non gira come dovrebbe in questa fase critica, per prevenire gli effetti pesanti della “stretta” che si teme per i prossimi mesi.
In molte grandi città e piccoli e medi centri siciliani non vengono garantiti, con continuità ed equità, i servizi essenziali: dalla sanità alla nettezza urbana, dalla scuola all’assistenza ai disabili, agli anziani, dai trasporti al turismo che cala.

Si rischia la deriva, la paralisi funzionale. Pessimismo? Provare per credere. Basterebbe uscire dai salotti ovattati e dalle berline scortate e farsi un giro (a piedi) per centri storici e periferie di città blasonate, prendere un bus nelle ore di punta, fare la fila dietro uno sportello dell’Asl o andare alle mense dei poveri per scoprire come vive la stragrande maggioranza dei siciliani.
Se questa, grosso modo, è la realtà che la gente ha trovato al rientro dalle ferie, è lecito domandarsi: a che cosa servirà la ripresa? sarà una replica del vecchio trantran o l’occasione per un pieno recupero di efficienza e di moralità?
Interrogativi pesanti che riguardano in primo luogo il ceto politico che, pur nella diversità di ruoli, porta la responsabilità primaria d’indirizzo, controllo e gestione.
Per la Sicilia si apre una stagione difficile che richiede un’attenta verifica della capacità di tenuta delle giunte regionale e locali e della validità delle politiche, dei programmi e dei metodi adottati per attuarli.
Non si può continuare con le alchimie, con rappresaglie e ripicche fra uomini e correnti della maggioranza di centro destra. Bisogna cambiare registro e cominciare a ragionare su un piano diverso, approntando leggi e misure capaci di bloccare il degrado e/o d’ invertirne la tendenza.

E’ inutile girarci intorno: al governo vi sono brandelli di centro-destra mentre all’Ars non c’è una maggioranza concorde, predefinita. Può succedere di tutto, ad ogni votazione. Così permanendo le cose, Lombardo non potrà garantire la necessaria stabilità politica e amministrativa. Altro che ripresa! Questo è il punto politico centrale e ineludibile.
Anche l’opposizione dovrebbe prenderne atto e correggere radicalmente il tiro della sua manovra politica: non stampella, ma forza alternativa al centro-destra.
Le primarie non possono estraniare il PD rispetto a tali, enormi problemi. Al contrario dovrebbero rivitalizzare il confronto e proiettarlo all’esterno nelle istituzioni, nella società. Ben oltre la corsa fra i candidati a segretario.
A volerlo, non è difficile impostare una linea di confronto serrato e trasparente col governo Lombardo e con la sua (incerta) maggioranza. Ma prima di avviarlo, dovranno dimostrare d’avere i numeri e le idee per governare. Altrimenti, correttezza vuole che si vada alle dimissioni.