Enti locali e finanza creativa

di Franco Astengo
da www.megachip.info

La Guardia di Finanza ha aperto, soltanto in questo 2009, 24 indagini sui complessivi 9,1 miliardi di euro di derivati sottoscritti dagli Enti Locali: ed è stato calcolato che, in questo momento, su ciascheduno dei 20 milioni di cittadini amministrati dagli Enti Locali sottoscrittori, grava un debito personale di 1.429 euro. Oltre ai 737 comuni, infatti, hanno sottoscritto quelli che ben possiamo definire come “titoli tossici” anche 40 province e 13 regioni

L’articolo 41 della legge 448/2002 ha permesso agli Enti Locali di accedere agli investimenti di capitale riguardanti i cosiddetti “derivati”: prodotti finanziari, frutto di quella “finanza creativa” all’epoca molto di moda importata dagli USA ed adottata anche da noi su impulso del Ministero dell’Economia allora come oggi in mano al centrodestra (Ministero poi convertitosi rapidamente all’interventismo statale, al “colbertismo”, al controllo centralizzato sull’operato delle banche).

I “derivati” sono quelle categorie di strumenti finanziari il cui valore economico risulta legato ad una particolare attività sottostante come il valore di una valuta, di un tasso di cambio, di indici di borsa: uno strumento ad alto rischio, successivamente identificato come uno dei fattori più importanti della crisi finanziaria esplosa in USA e, successivamente, allargatasi al resto del mondo fino a diventare quella crisi economica globale, all’interno della quale stiamo ancora dibattendoci.

All’epoca dei fatti poche voci si levarono chiedendo di prestare attenzione: una raccomandazione pressoché inascoltata rivolta in particolare agli Enti Locali, una parte dei quali invece (circa 737, più o meno il 10% del numero, ma rappresentanti circa venti milioni di cittadini: quindi i più importanti e popolati) decisero di correre l’alea, pur non disponendo, come oggi individua la Corte dei Conti della struttura e delle competenze necessarie a “monitorare costantemente i loro derivati, restando di fatto costantemente soggetti ai loro consulenti bancari).

Oggi 387 di quei comuni, che avevano stipulato con le banche contratti di finanza creativa, si trovano a fare i conti con perdite rilevanti: Genova ad esempio si trova di fronte alla prospettiva di un “buco” ammontante a 24 milioni di Euro, ed il Sindaco sta minacciando di chiedere i danni a chi le ha fatto trovare nel bilancio comunale questa drammatica situazione.

La Guardia di Finanza ha aperto, soltanto in questo 2009, 24 indagini sui complessivi 9,1 miliardi di euro di derivati sottoscritti dagli Enti Locali: ed è stato calcolato che, in questo momento, su ciascheduno dei 20 milioni di cittadini amministrati dagli Enti Locali sottoscrittori, grava un debito personale di 1.429 euro.Oltre ai 737 comuni, infatti, hanno sottoscritto quelli che ben possiamo definire come “titoli tossici” anche 40 province e 13 regioni.

Due mesi fa il Presidente della Corte dei Conti ha spiegato che, con l’introduzione dei derivati nella finanza locale, si è registrato, su di una massa di debito di 5 miliardi un maggior costo di 126 milioni.
Alla fine del Luglio 2009, inoltre, si è conclusa l’inchiesta della magistratura sui derivati stipulati dal Comune di Milano ( quattro le banche interessate: Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan, Depfa) per una ipotesi di perdita che si aggira attorno ai 100 milioni di euro.Per la Regione Lombardia, invece, il colpo subito appare aggirarsi sugli 80 milioni.

Da rilevare, inoltre, l’altalena micidiale nel gioco dei tassi: nel giro di un e mezzo , fra il 2000 ed il 2002 la Regione Liguria trasformò un mutuo a tasso variabile in tasso fisso (con derivato Merril Lynch) e poi di nuovo a tasso variabile (con derivato Nomura), una operazione giudicata, sempre dalla relazione della Corte dei Conti, “di rischio significativo”.
Nella sostanza il numero dei Comuni che rischiano perdite rilevanti risultano essere : al Nord 151, al Centro 104, al Sud 114, nelle Isole 48.

Quali le origini di questa situazione così complicata? Per la risposta ci affidiamo al giudizio espresso da Sergio Rizzo, nelle conclusioni della sua inchiesta sull’argomento condotta per conto del “Corriere della Sera”: incompetenza e superficialità. Nel rapporto, già segnalato, redatto dalla Corte dei Conti si legge un elenco sorprendente:ad esempio, in alcuni casi si è riscontrato che il rapporto contrattuale era regolato da una giurisdizione diversa da quella italiana (nel caso quella inglese). Ripetiamo; incompetenza e superficialità. Elementi su cui riflettere da parte dei cittadini elettori.