Riforma sanitaria USA, il caso degli immigrati irregolari

di Luca Galassi
da www.peacereporter.net

La riforma sanitaria promessa dal presidente Usa Barack Obama ha acceso nel Paese un dibattito infuocato. Migliaia di persone sono scese in piazza la scorsa settimana contro quella che molti statunitensi vedono come una riforma che demolirà il pilastro dell’Health Care americana, ovvero il suo carattere di sanità a pagamento. Un’ulteriore allarme è scaturito dopo che, nonostante le rassicurazioni del presidente al Senato, un membro del Partito Republicano, Joe Wilson della South Carolina, ha urlato “Bugiardo!” dopo che Obama ha assicurato che i residenti irregolari non verranno coperti in nessun modo dal nuovo sistema sanitario. E’ la prima volta che un senatore rompe con il bon ton istituzionale in una Camera statunitense, e il “You lie” è risuonato come il grido di rivolta di un intero settore della società che, se è pronto a dare battaglia perchè una sanità pubblica non passi, è ancora più bellicosa se questa potrebbe includere anche la minima forma di assistenza all’illegal alien, il residente illegale.

Questo perchè sempre più cittadini e immigrati regolari stanno perdendo la loro copertura sanitaria. La logica è ferrea, almeno in apparenza: sono entrati illegalmente, non si adeguano alle leggi degli Stati Uniti, non possono profittare dei benefici di un sistema sostenuto dai dollari dei contribuenti.

Secondo una lunga tradizione di politica sanitaria federale, chi è illegale negli Stati Uniti non può fare domande per i programmi federali. La riforma segue questo caposaldo. Con limitate eccezioni (il Medicaid offre una’assistenza di emergenza a donne incinte e bambini, e alcuni ospedali hanno fondi privati, quindi politiche autonome), i dollari federali non finanziano cure sanitarie per chi è illegale. La riforma di Obama esclude esplicitamente ‘stranieri senza documenti’ dai benefici e dai programmi finanziati dal sistema sanitario federale. Ma per alcuni, sarebbe necessario includere nel pacchetto di riforma dei meccanismi ad hoc per monitorare i sans papier e verificare che non possano in nessun modo rientrare, o intrufolarsi, nella copertura.

Vi è tuttavia chi si oppone allo screening, con la motivazione che tali controlli aggiungerebbero un ulteriore agravio di costi e burocrazia e potrebbero persino lasciar fuori cittadini americani regolari che per un motivo o l’altro non hanno la necessaria documentazione. Inoltre, negare a un segmento della popolazione la copertura sanitaria fedeale potrebbe incrementare i costi della medicina d’urgenza e aumentare i rischi di malattie contagiose tra la popolazione. “Che qualcuno debba o non debba essere in questo Paese è un argomento che non c’entra nulla. Non ci possono essere sottogruppi delle popolazione che non hanno accesso alla sanità, perchè questo è un danno per il benessere di tutta la comunità”, spiega Patrick Duterte, direttore del dipartimento della salute e dei servizi sociali nella contea di Solano, California.

Duterte ha una certa farmilarità con il dibattito sulla sanità per gli irregolari perchè in una clinica di Vallejo, nella contea, sta succedendo qualcosa di molto particolare. Un giudice ha raccomandato alla contea di smettere di usare i soldi pubblici per pagare l’assistenza agli immigrati irregolari nelle cliniche di urgenza, nello specifico la numero 26, in una rete di quaranta strutture appartenenti al network La Clinica de la Raza, che da 40 anni opera nello Stato al confine con il Messico. I fondi della contea finanziano la clinica, che cura, tra gli altri, anche gli irregolari. Questo perchè i funzionari sanitari non chiedono al paziente la cittadinanza. La clinica 26 ha aperto in novembre per alleggerire il peso delle sale di terapia d’urgenza degli ospedali gemelli, il Kaiser Permanente e il Sutter Solano. Entrambi pagano 100 mila dollari in tre anni per finanziare la clinica numero 26. Ma sono i quattrini della contea, 250 mila dollari di start-up più 256 mila in tre anni, che hanno fatto storcere il naso al giudice. La commissione sanitaria della contea di Solano esaminerà il caso la prossima settimana.

Con un accesso limitato alla copertura sanitaria, chi non è assicurato è costretto a rivolgersi all’opzione più costosa: il pronto soccorso degli ospedali. Ma ci sono ospedali di alcune contee che forniscono cure d’urgenza a chiunque, senza tener conto della cittadinanza del paziente o della sua disponibilità a pagare. Alcuni fondi federali sono accantonati per strutture che forniscono assistenza a un numero sproporzionato di pazienti.

Questo accade perche i vincoli statali e locali (delle contee) non sono così rigidi come quelli federali. Mentre gli immigrati illegali sono esclusi dal programma Medicaid (per accedervi occorre rientrare in particolari categorie di reddito, età, situazione familiare o avere elevate spese mediche), salvo che per situazioni di stretta emergenza, a Stati e contee è consentito allargare l’offerta sanitaria sia ai poveri che agli irregolari. Con fondi sia statali che locali. Alcune contee estendono tale copertura agli immigrati regolari (che tuttavia non possono beneficiare di Medicaid per i primi 5 anni nel Paese). Altre contee, come quella di Solano fanno di più. Tuttavia, con la crisi di bilancio, altre contee californiane come quella di Costa, Yolo e Sacramento, ha tagliato i fondi per gli immigrati irregolari. “L’immigrazione è un problema? – si chiede Jane Garcia, direttrice della Clinica de la Raza – Ma è un problema che non si risolve con una riforma sanitaria”.

Gli immigrati irregolari della California, 2,7 milioni, non hanno beneficiato di copertura sanitaria lo scorso anno. Più del doppio degli immigrati regolari. Quattro volte tanto i residenti di nazionalità americana.