Roma/ Il Piano campi e la beffa delle case popolari

da www.carta.org

“Case popolari ai nomadi, ma solo per chi si farà censire”. A darne l’annuncio, oggi, è stato il quotidiano La Repubblica che dalle pagine dedicate “all’emergenza immigrazione” ha lanciato la notizia presentandola come la vera grande “novità del piano campi messo a punto da Campidoglio e Prefettura”. Secondo l’articolo, a cominciare da Casilino 900 [800 abitanti nella periferia sud-est della città], i rom sgomberati “potranno scegliere se andare all´Ufficio Immigrazione per la fotosegnalzione e i controlli di rito.

Solo chi acconsentirà a farsi registrare dalla Questura, potrà avere la card del Comune, requisito essenziale per richiedere l´inserimento nelle liste per l´assegnazione delle unità alloggiative”. Una bella notizia, insomma, che avrebbe dovuto far saltare di gioia gli oltre 7mila rom di Roma. Eppure così non è stato, e il motivo è molto semplice: non c’è niente di nuovo da festeggiare. A spiegare come stanno veramente le cose è Marco Brazzoduro, docente all’Università La Sapienza e profondo conoscitore della cultura ma anche delle problematiche dei rom e dei sinti: “In realtà – dice – già dal 2000 tutti gli stranieri con regolare permesso di soggiorno, compresi quindi i rom non italiani, hanno avuto accesso alle graduatorie per ottenere un alloggio popolare.

Ricordo che in quel periodo, in tutta Roma, furono centinaia le domande presentate da chi viveva nei campi ma nessuna ebbe esito positivo. E questo – spiega Brazzoduro – per un motivo molto semplice: perché le condizioni abitative e familiari dei cittadini rom gli consentono al massimo di ottenere otto punti in graduatoria, e sappiamo bene che per l’assegnazione di una casa ne sono necessari dieci. Alle condizioni attuali, poi, considerando il dramma abitativo che sta vivendo la città di Roma, non mi risulta nessun piano di assegnazione di alloggi popolari alla popolazione rom”.

Tant’è che, nel primo pomeriggio di oggi, è arrivata anche la smentita dell’assessore capitolino alle Politiche Sociali, Sveva Belviso che in un lancio di agenzia ha dichiarato: “Il piano nomadi del Comune di Roma non prevede alloggi popolari ma 13 campi autorizzati ed attrezzati a fronte dei 100 insediamenti abusivi presenti nella capitale”. L’unica novità, a quanto sembra, sarebbe un sondaggio che la Croce Rossa sta somministrando in questi giorni a tutti i residenti dei campi, per censire quelli interessanti ad ottenere un alloggio.

La domanda, più o meno, suona così: “Preferisci vivere dentro un container in un campo, oppure in una casa popolare?”. Facile immaginare la risposta. “Quale persona, italiana o straniera – dice Marco Brazzoduro – preferirebbe una baracca a una casa accogliente? Ricordo bene che, sempre nel 2000, solo nel campo di Castel Romano furono circa 100 le famiglie che presentarono domanda di inserimento nelle graduatorie”. Sembra prendere sempre più corpo, invece, l’ipotesi dello sgombero imminente di Casilino 900: secondo le intenzioni di Comune e Prefettura, le operazioni per l’allontanamento del 50 per cento degli abitanti prenderanno il via entro fino ottobre. Le persone ritenute “idonee” verranno trasferite nei nuovi mega campi autorizzati.

Per molti di Casilino si parla di via Salone, un insediamento tra i più estesi a Roma e proprio per questo ritenuto dagli stessi rom una soluzione inadeguata. Questa mattina, il prefetto Pecoraro è tornato invece sulla possibilità di trasferire alcuni nuclei familiari fuori dal Comune di Roma: “Qualora ci fossero le disponibilità, da parte dei comuni del Lazio, ad accogliere i rom – ha dichiarato nel corso di una visita a Casilino 900 – questi dovranno avere almeno tre requisiti: volontà ad integrarsi, disponibilità a spostarsi da Roma e affidabilità”. Quali siano le loro reali esigenze, magari lavorative e scolastiche, resta ancora un dettaglio.