11 SETTEMBRE 1973: DA NON DIMENTICARE

di Rosario Amico Roxas
(testo giunto per email)

Domani è l’11 settembre, una ricorrenza che avrebbe cambiato il corso della storia. Avrebbe voluto essere una provocazione quella di invitarmi a scrivere “anche” dell’11 settembre. L’invito mi è stato rivolto da un fedelissimo della PdL; l’intento doveva essere quello di mettermi in imbarazzo. Ma così non è. Non c’è nulla di più inutile che stimolarmi sul piano della provocazione, perché non ho nulla in contrario a scrivere dell’11 settembre ed esaltarne gli aspetti che fanno parte della storia moderna e che in troppi vogliono cancellare.

L’11 settembre è una data emblematica, una di quelle date che si impongono nelle pagine della storia per la loro altissima significatività. Quel giorno, di buon mattino si levarono gli aerei, pronti a scaricare il loro carico di morte; tutto era stato preparato minuziosamente, nulla doveva essere lasciato al caso o all’improvvisazione. Anche i piloti degli aerei furono sostituiti, perché venne a mancare la fiducia che avrebbero operato secondo i piani e secondo gli ordini ricevuti. Era l’11 settembre del 1973, quando i primi aerei iniziarono il loro minaccioso volo contro il Palacio de la Moneda , dove Salvador Allende vigilava, insieme ad un piccolo manipolo di fedelissimi, sulla fragile democrazia cilena.

Chiamò il popolo con cinque radiomessaggi, ma non a raccolta per difendere le istituzioni minacciate, non voleva certo una guerra civile e fratricida, ma solo per scandire con esso i momenti tragici che stavano vivendo, anticipazione di quanto sarebbe poi accaduto con la criminale dittatura di Pinochet. Il ruolo dell’America non lo mette più in dubbio nessuno, anche perché parecchi documenti sono stati resi pubblici, anche se solo a disposizione degli storici. Nixon in quella occasione mise a disposizione della CIA denaro, mezzi, appoggi, purchè “…si togliesse di mezzo quel figlio di puttana…”; furono questi gli ordini che impartì a Kissinger.

Le multinazionali del rame, come ITT, Anaconda, Kennecott ed altre, che estraevano il metallo dalle miniere cilene, senza nulla riconoscere al legittimo governo e alla popolazione, premevano per una soluzione definitiva, e definitiva fu, affogata nel sangue. Pinochet aspettava l’esito dei bombardamenti sul Palacio de la Moneda, colpita da missili, per iniziare quella che sarebbe stata la più crudele dittatura dell’America Latina. E’ da sottolineare che l’Italia, governata allora da politici e statisti di grande levatura, insieme alla Svezia non riconobbero mai il regime di Pinochet, e per tutti i 17 anni di dittatura, ufficialmente, rimasero in carica gli ambasciatori nominati da Salvador Allende.

La viltà degli aggressori si esaltò poi nell’affermare che Allende si sarebbe suicidato per paura, quando il palazzo presidenziale venne invaso dai mercenari che avevano dato seguito ai progetti USA.
L’ultimo radiomessaggio si concluse con la seguente frase, impressa nella memoria di tutti i cileni e di tutti gli uomini liberi del mondo, e non è certo la frase di un vile che trema di paura: “Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole ma ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”.

E’ questo il mio 11 settembre.

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11 settembre: parliamo dell’altra America

di David Munoz Gutierrez
da www.aprileonline.info

Oggi si compiono ben 36 anni dall’11 settembre 1973, giorno in cui è stato perpetrato il colpo di Stato contro il governo socialista di Salvador Allende Gossens, legalmente eletto dal popolo in libere elezioni e nel rispetto della costituzione allora vigente nel paese. Allende è stato un uomo che ha dedicato con generosità, tutta la sua vita a un grande progetto di riscatto del suo paese e del suo popolo, un uomo la cui immagine e ricordo si è cercato ostinatamente per decenni di cancellare dalla memoria popolare

Molto si scrisse e molto si continua a scrivere ancora sugli effetti del colpo di Stato, sul numero di assassinati nei primi giorni del golpe, sul numero di persone scomparse durante i 17 anni di dittatura, delle migliaia di persone che hanno dovuto lasciare il paese perché perseguitati, insomma delle continue violazioni dei diritti umani compiute dalla dittatura delle forze armate cilene con a capo il generale Pinochet. Non sempre però si è parlato o scritto abbastanza del carattere del governo di Allende, del suo programma, delle realizzazioni che è riuscito a portare avanti nei poco più di mille giorni che durò il suo governo. Ebbene, credo che oggi a distanza di 36 anni, il miglior omaggio che si possa fare ad Allende e a quanti caddero perché credettero nel suo progetto, sia quello di dire che cosa voleva fare e cosa è riuscito a fare nel Cile di Ieri il Presidente Salvador Allende.

Il Governo di Salvador Allende e della Unidad Popular puntava fondamentalmente a fare quello che oggi 36 anni dopo stanno facendo i nuovi governi eletti in diversi paesi dell’America latina. RECUPERARE LE RISORSE NATURALI dei propri paesi e metterle al servizio dello sviluppo, oltre che del progresso delle persone meno abbienti.

Ognuno con le sue caratteristiche e ognuno nel quadro della propria realtà da diversi anni stanno lottando per creare migliori condizioni di vita per i loro popoli. Brasile, Venezuela, Bolivia, Uruguay, Paraguay, Argentina, Nicaragua, El Salvador sono paesi in cui sono cambiati i governi in senso progressista ed in diversi modi stanno riscattando importanti livelli di sovranità e di indipendenza economica.

In Cile dal momento in cui la “Concertación Democratica” ha vinto le elezioni post Pinochet nel marzo del 1990 si sono avvicendati ben quattro Presidenti eletti dalla coalizione. Nonostante tutti i lacci e lacciuoli lasciati dalla dittatura molte cose positive sono state fatte in vari campi della vita nazionale: salute, educazione, abitazione, i diritti delle donne ecc. Purtroppo le grandi riforme che vari settori politici e sociali del paese vorrebbero si facessero al fine di portare il paese ad avere un sistema più democratico, non si riescono a fare perché mancano i numeri in Parlamento per raggiungere i quorum stabiliti dalla costituzione Pinochetista per realizzare le riforme costituzionali fondamentali per modificare il sistema.

Dicevamo però che vorremmo ricordare questo 36esimo anniversario del rovesciamento del Governo di Allende riportando alla memoria le più importanti realizzazioni e non solo le conseguenze funeste del colpo di Stato.

L’azione del Governo di Allende si caratterizzò nei primi mesi per l’applicazione del programma minimo che fu chiamato le “prime 40 misure” che comprendevano le seguenti questioni:
– Adeguamento del salario minimo del 66 per cento e dello stipendio minimo del 35 per cento;
– Congelamento dei prezzi dei prodotti di prima necessità;
– Straordinario programma di costruzione di abitazioni popolari;
– Controllo dell’inflazione;
– Incentivazione della produzione nazionale;
– Miglioramento dei servizi statali e della sanità;
– Distribuzione gratuita di latte ai bambini e agli studenti;
– Creazioni di un sistema unico di previdenza sociale;
– Radicalizzazione della Riforma Agraria;
– Nazionalizzazione del rame, del salnitro, e del carbone;
– Statalizzazione delle grandi industrie dell’acciaio e del cemento, della compagnia dei telefoni e delle banche;

Per portare avanti la riorganizzazione dell’economia del paese il programma cercava di stabilire tre grandi settori: di proprietà sociale (lo Stato era autorizzato per una legge del 1932 e mai abolita a statalizzare imprese di largo interesse sociale); la proprietà privata; proprietà mista dove lo Stato poteva partecipare acquisend
o una parte delle azioni dell’impresa. Questo pezzo del programma è stato approvato dal congresso mediante una riforma costituzionale nella prima metà del 1972. Il rame è stato nazionalizzato l’11 luglio del 1971 con il voto unanime di tutto il Congresso.

Queste sono solo alcune delle realizzazioni che scatenarono allora contro il Cile di Allende la reazione delle compagnie multinazionali e dell’imperialismo che operarono instancabilmente fino al suo rovesciamento. Oggi in America Latina altri paesi cercano di riscattarsi della povertà togliendo il controllo delle loro risorse naturali alle multinazionali e ancora oggi come allora settori reazionari e imperialisti cercano di opporsi con ogni mezzo a questi processi che hanno intrapreso i popoli in cerca della loro emancipazione. In omaggio ad Allende e alle donne e uomini cadute/i per l’indipendenza dei paesi latino americani teniamolo presente.