Libia, l’inferno e il silenzio

di Gaspare Serra
da www.aprileonline.info

Un saggio dedicato al tema della politica sull’immigrazione dei respingimenti in mare verso la Libia dei barconi di migranti provenienti dall’Africa e del rispetto dei diritti umani, in primis del diritto di asilo (anche in seguito ai recenti richiami delle Nazioni Unite sul tema)

L’art. 4 della “Convenzione di Strasburgo” (come finanche la legge Bossi-Fini sull’immigrazione) vieta espressamente i respingimenti “collettivi” dei migranti in mare, in quanto non in grado di garantire il “diritto individuale” degli immigrati di richiedere asilo politico (internazionalmente riconosciuto dalla “Convenzione di Ginevra”).

In spregio non solo al diritto ma anche al più comune senso di umanità e dovere di accoglienza di un Paese civile, però, il Governo italiano ha fermamente adottato la politica dei respingimenti verso la Libia come principale strategia di contrasto all’immigrazione clandestina (resa possibile dagli “onerosi” accordi siglati dall’Italia con il leader libico Gheddafi). “L’Italia non può accogliere tutti e non può divenire un Paese multiculturale: tolleranza zero contro i clandestini!”: questo slogan potrebbe ben riassumere, quindi, la linea politica guida dell’azione di governo. In merito alla politica sull’immigrazione, però, almeno cinque questioni aperte dovrebbero porsi all’attenzione:
– sia del Ministro dell’Interno, Roberto Maroni (tramite il portale www.interno.it )
– che del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

I RESPINGIMENTI IN MARE SONO LA SOLUZIONE AL PROBLEMA DELLA CLANDESTINITA’?

Gli immigrati in Italia sono circa 4 milioni e 300 mila. Di questi gli irregolari (o clandestini) sono solo 650 mila!
Gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane sono effettivamente scesi da 15 mila (nel 2008) a 2500 (nel corso del 2009). Dei 650 mila clandestini presenti nel nostro Paese, però, quelli provenienti irregolarmente dal mare sono solo il 5% del totale!
La stragrande maggioranza dei clandestini, dunque, non raggiunge l’Italia pagando esosamente degli sfruttatori e mercanti di uomini (con ciò rischiando persino la vita attraverso pericolose traversate del mare su barconi fatiscenti!): preferisce -ragionevolmente- raggiungere il nostro Paese attraverso un comune aereo di linea, facendosi facilmente rilasciare dalle autorità del proprio paese un visto turistico (valido per tre mesi) ma rimanendo il Italia oltre la sua scadenza (e, solo da allora, divenendo clandestino!).
La strategia più efficace per contrastare le grandi sacche di clandestinità presenti nel Paese è davvero quella di respingere i barconi in mare verso la Libia?
Con ciò -attenzione!- non si vuole negare né la validità del contrasto allo “sfruttamento” degli immigrati né la necessità di perseguire penalmente i “mercanti di uomini” senza scrupoli! Si pone in discussione, invece, la scelta politica di respingere “collettivamente” i migranti che fuggono verso l’Italia anziché:
a- accoglierli per le prime cure e l’assistenza
b- vagliarne le situazioni personali
c- e, solo a tal punto, espellere coloro che non vantino alcun diritto di asilo politico.

E’ LECITO CONFONDERE IL CONTRASTO ALLA CLANDESTINITA’ CON IL DIRITTO DI ASILO POLITICO DEI MIGRANTI?

Non solo gli immigrati che provengono dal mare sono una esigua minoranza tra gli irregolari presenti nel nostro Paese (il 5% dei clandestini!) ma -dato ancor più rilevante- la stragrande maggioranza dei disperati che raggiungono le coste italiane (circa il 75%) risultano, di regola, vantare legittimamente il di asilo politico!
Per quale ragione alcuni immigrati africani (diversamente dai marocchini, tunisini o egiziani che entrano nel nostro Paese tramite un semplice visto turistico) dovrebbero preferire sostenere dei viaggi illegali, costosi e pericolosi in mano a mercanti senza scrupoli? Per quale motivo delle persone dovrebbero mai rivolgersi a degli strozzini criminali per giungere in Italia? La risposta non può che essere ragionevolmente una: chi sceglie i “viaggi del mare” (spesso “viaggi della morte”!) è, di regola, una persona “in fuga”: in fuga da un paese che non consente ai propri cittadini di lasciare legalmente il proprio stato o in fuga da persecuzioni politiche, guerre civili o regimi sanguinari!
L’inevitabile conseguenza dei “respingimenti collettivi” in mare, allora, è quella di negare a molti migranti il loro sacrosanto diritto (riconosciuto sia dal diritto internazionale che dal nostro diritto interno) di richiedere asilo politico: di essere accolti non come clandestini ma in qualità di esiliati politici!
Che senso ha “essere forti” con i più deboli, “mostrare i muscoli” proprio con quei migranti che:
a- in gran maggioranza, vantano il diritto di asilo politico
b- e, statisticamente, tra tutti gli immigrati sono quelli che si integrano più facilmente nei paesi ospitanti e fanno sorgere meno problemi di ordine pubblico e sicurezza?

L’ITALIA E’ DAVVERO IL PAESE EUROPEO PIU’ IN PRIMA LINEA NELL’ACCOGLIENZA DEI RIFUGIATI POLITICI?

Il messaggio che l’attuale maggioranza politica ha avuto gioco facile nel far passare alla opinione pubblica è stato il seguente: “gli immigrati, in Italia, stanno crescendo in maniera esorbitante, al punto da rappresentare un pericolo per la nostra stessa identità nazionale”!
Il Ministro della Giustizia, Angiolino Alfano, ha così denunciato alla Commissione Europea la posizione dell’Italia di “terra di frontiera” nel Mediterraneo:
– sostenendo che il nostro Paese sopporterebbe il peso maggiore nell’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo politico
– e richiedendo -a fronte di tale insostenibile situazione- un intervento di sostegno da parte dell’Unione Europa.
Ma la realtà dell’immigrazione in Italia è davvero questa? A leggere i dati pubblicati da Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera le cose sembrerebbero ben diverse da come si vorrebbero fare apparire:

I- il numero di “rifugiati” accolti dai principali paese europei nel 2008 è stato il seguente:
– Italia: 47.000
– Svezia: 77.000
– Paesi Bassi: 77.000
– Francia: 160.00
– Inghilterra: 292.000
– Germania: 582.000

II- inoltre, il numero dei “rifugiati” presenti per ogni mille abitanti risulta il seguente:
– in Italia: 0,81
– in Francia: 2,64
– nei Paesi Bassi: 4,73
– in Inghilterra: 4,90
– in Germania: 7,05
– in Svezia: 8,54

In poche parole, per ogni rifugiato ospitato dall’Italia:
– la Francia (in proporzione) ne ospita più di 3
– i Paesi Bassi 5,8
– l’Inghilterra 6
– la Germania 8,7
– e la Svezia 10,5!

L’immigrazione (almeno per quanto attiene i “richiedenti asilo politico”), allora, è davvero una “emergenza nazionale” che richiede di essere affrontata con provvedimenti di “dubbia costituzionalità” e “violanti il diritto sia internazionale che interno” (quale i “respingimenti collettivi”)?

IL CONTRASTO ALLA CLANDESTINITA’ PUO’ SPINGERSI FINO AL PUNTO DI NEGARE I PIU’ ESSENZIALI DIRITTI UMANI?

Il governo Berlusconi, nel contrasto all’immigrazione clandestina, ha scelto di instaurare un “rapporto privilegiato” di partnership con la Libia (principale paese di transito per tutti i migranti africani).
E’ legittimo, però, respingere migliaia di persone (la maggioranza in fuga da situazioni “disperate”) verso una paese, la Libia:
1- che non riconosce il diritto di asilo politico (non avendo sottoscritto la “Convenzione di Ginevra” né avendo mai varato alcuna legge interna in materia)
2- e governato da un “dittatore”, il colonnello Gheddafi, per intenderci accusato dagli oppositori politici di essere il mandante diretto di almeno 343 omicidi?
Secondo il Premier Berlusconi l'”umanità” dei respingimenti in Libia sarebbe garantita dalla “assoluta facilità” per i migranti respinti di richiedere asilo politico, una volta giunti in Libia, tramite gli uffici delle Nazioni Unite ivi presenti.
Le parole dello
stesso Gheddafi, però, sembrano smentire Berlusconi. Nel corso della sua ultima visita in Italia, parlando all’Università “La Sapienza” di Roma, il colonnello libico è giunto ad affermare:
– di “sorprendersi” di fronte alla attenzione manifestata dagli Europei nei confronti degli immigrati richiedenti asilo politico
– e di essere convinto che i rifugiati politici “non esistono”, trattandosi solo di uomini incivili che vivono nelle foreste e che non vantano alcun diritto!
Una documentata (e sconvolgente!) inchiesta sul tema condotta dal giornalista di Rai tre Riccardo Iacona (andata in onda lo scorso 6 settembre, nel corso della trasmissione “Presa Diretta”) ha mostrato, tramite immagini dirette, racconti e testimonianze, la “vera” condizione cui vengono condannati gli immigrati respinti in Libia (o catturati in loco ancor prima di aver tentato la fuga verso l’Italia). Questa gente:
– riuscita, anzitutto, a sopravvivere al “disumano” viaggio verso le carceri, stipati come bestie dentro container chiusi, senza aria e sotto il sole cocente
– viene rinchiusa in carceri sovraffollate, surriscaldate dal deserto e fatiscenti, senza alcun capo di imputazione ufficiale né alcun diritto di richiedere un avvocato o di vedere un incaricato dell’Onu
– viene costretta a subire le più tremende e gratuite violenze, abusi e torture (le donne sono rese prostitute al servizio dei propri carcerieri, spesso costrette a mettere al mondo i figli nati dalle violenze proprio in carcere!)
– e può aspirare alla libertà solo se in grado di corrompere i propri carcerieri, di regola disposti a lasciar marcire per mesi o anni gli immigrati dentro le carceri se non disposti a far pagare alle loro famiglie il prezzo della loro libertà!
Proprio lo scorso 11 settembre, nel corso di un convegno pubblico, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato la necessità di coniugare “diritti e doveri” in materia di immigrazione. In linea con questa posizione domando:
– come può il contrasto alla immigrazione clandestina arrivare al punto di violare i diritti più “essenziali” della persona umana?
– Come può la Comunità internazionale rimanere “silente” di fronte a tutto questo?
– E come può il Governo italiano “contrabbandare” con un dittatore quale Gheddafi (accolto in Italia con tutti gli onori possibili!) la vita e la dignità di persone in carne ed ossa, solo per accontentare la base leghista e conquistarsi il consenso dei sondaggi?!

QUALI SONO LE IMPLICAZIONI DEL REATO DI CLANDESTINITA’ SULLA SORTE DEI MIGRANTI DEL MARE?

Un ultimo aspetto che molti trascurano, infine, è quello delle implicazioni che l’introduzione del “reato di clandestinità” in Italia ha avuto sulla condizione dei migranti del mare. Si possono rilevare, difatti, due tragiche tendenze:
1- in primo luogo, se in precedenza i pescatori avvistanti in mare barconi in difficoltà prestavano più facilmente soccorso, adesso gli stessi mostrano molte esitazioni, essendo spinti a “far finta di non vedere” per non rischiare:
– di ricevere l’ordine dalle autorità italiane di riportare i migranti in Libia
– o di essere denunciati per “concorso” nel reato di clandestinità!
2- in secondo luogo, gli stessi immigrati quando si trovano in difficoltà rifiutano di lanciare messaggi di SOS alle autorità italiane per il solo motivo di non rischiare di essere respinti! “Meglio morire che ritornare in Libia”: questa la considerazione più comune fatta dai migranti decisi a raggiungere l’I talia dopo esser transitati per la Libia!
Qualcuno continuerà ancora a piangerà tutte queste “persone” che hanno perso (e perderanno) la vita in quel tratto di mare (sempre più macchiato di sangue …) tra l’Italia e la Libia, in fuga da un “inferno” verso un altro?