Lettera aperta alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana

di Sergio Di Vita
(testo giunto per email)

Cari signori,
avete rinviato al 3 ottobre la manifestazione nazionale sulla libertà d’informazione, in segno di rispetto per la morte dei militari italiani in Afghanistan.

Vorrei farvi alcune domande, da cittadino a cui la libertà d’informazione appartiene come a chiunque.
· se in questo atto di guerra non fossero morti degli italiani, ma “solo” dei cittadini afghani, avreste rinviato la manifestazione?
· se il 2 ottobre (vigilia del nuovo appuntamento a piazza del Popolo), avrete notizia di un naufragio di somali in vicinanza delle coste italiane, rinvierete la manifestazione, in segno di rispetto?
· oppure se avrete notizia di morti bianche, o di morti sul lavoro?
· o di morti per il prossimo temporale?…
· che differenza pensate che ci sia, fra questi morti e quelli? i militari, degnissimi di rispetto come tutti gli esseri umani, perché sono più degni di rispetto degli altri? forse perché sono eroi che portano la pace? non pensate che questo concetto, proprio in nome dell’informazione libera dunque pluralista, sia quantomeno opinabile?
· e se noi, cittadini tutti, tutti egualmente titolari del diritto alla libertà d’informazione, ritenessimo che TUTTI questi morti siano egualmente degni di rispetto? e siano TUTTI morti INGIUSTAMENTE? per cattiva politica edilizia, ambientale, militarista, sociale; per mafia che costruisce case di cartapesta che crollano al primo terremotino; per il disboscamento selvaggio che fa di ogni acquazzone una calamità nazionale; per un razzismo ributtante e immemore che lascia morire in mare (o peggio, rimanda al mittente) esseri umani colpevoli di cercare la salvezza da regimi odiosi, regimi che a loro volta sono odiosi in grande misura per colpa delle politiche di profitto dei governi occidentali etc etc.

Allora, diciamo questo:

se ogni volta che si prova rispetto per una morte iniqua, si rimanda una manifestazione sulla libertà d’informazione, non ci sarà mai un giorno buono per farla; se invece si pensa che proprio i fatti iniqui, raccontati PREVALENTEMENTE in modo iniquo e come minimo unilaterale, embedded, qualunquista, retorico etc, chiamino al rispetto assoluto per la verità, proprio per rispettare queste morti, allora occorrerebbe manifestare, a maggior ragione, ogni giorno.