Quella Costituzione che dovrebbe vietare missioni di guerra

di Alessandro Marescotti
da www.peacelink.it

L’articolo 11 della Costituzione è esplicitamente richiamato dalla legge 331/2000. I ministri italiani della Difesa e dell’Estero lo sanno? Perché hanno allora dichiarato che doveva cadere il velo dell’ipocrisia? Perché mandare i soldati in una “missione di guerra” vietata dalla Costituzione?

Sei militari italiani sono morti a Kabul. Altri quattro hanno subito ferite. PeaceLink esprime dolore per questo ennesimo episodio che conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’estrema pericolosità della missione all’estero. Di avvisaglie ve ne erano state tante e i militari italiani le avevano schivate fino a ora con perizia e anche molta fortuna.

Leggerete in queste ore dichiarazioni “addolorate” di ministri e parlamentari che, pur elogiando questa missione militare, mai manderebbero i propri figli all’estero a rischiare la vita. Siamo in guerra nonostante la Costituzione Italiana la ripudi. Il clima di tensione si era acuito dopo le recenti stragi fra i civili afghani causate dalle forze Nato.

Il 4 settembre il presidente afghano Karzai aveva espresso “profondo cordoglio per la perdita dei suoi compatrioti” e aveva sottolineato che “i civili innocenti non dovrebbero essere uccisi o feriti nel corso delle operazioni militari”. E’ del tutto evidente che l’Italia è impegnata in una missione che larga parte della popolazione civile afghana avverte come ostile e che miete vittime proprio fra coloro che dichiara di voler “proteggere”.

L’articolo 11 della Costutuzione Italiana sancisce: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

La legge 331/2000 contiene “norme per l’istituzione del servizio militare professionale” ed è stata resa successivamente operativa con il decreto legislativo n. 215 del 2001, cui ha fatto seguito, con “disposizioni integrative e correttive”, il decreto legislativo n. 236 del 2003. La legge n. 331/2000 dichiara, all’art. 1, che “l’ordinamento e l’attività delle Forze armate sono conformi agli articoli 11 e 52 della Costituzione”. Annota il giurista Francesco Dal Canto: “Il richiamo espresso all’art. 11 rappresenta senza dubbio una novità assai rilevante. Se infatti fino a oggi il riferimento costituzionale pressoché esclusivo dell’attività militare (…) era costituito dall’articolo 52 della Costituzione, si profila ora l’esigenza, dolorosamente sempre più attuale, di giustificare la presenza delle Forze armate all’estero, (…) per la prima volta, nell’alveo dell’articolo 11 della Costituzione”.

Perché ci addentriamo in questa analisi? Deve essere infatti chiaro che l’articolo 11 della Costituzione è esplicitamente richiamato dalla legge 331/2000. I ministri italiani della Difesa e dell’Estero lo sanno? Perché hanno allora dichiarato che doveva cadere il velo dell’ipocrisia? Perché mandare i soldati in una “missione di guerra” vietata dalla Costituzione?

L’11 agosto il ministro degli esteri Frattini, circa la missione in Afghanistan, aveva dichiarato al Corriere della Sera: “Credo sia sbagliato adattare alla partecipazione del contingente italiano le regole del codice militare di pace, perché pace non c’è”, “basta ipocrisie, qui non si tratta di esercitazioni. Dovremmo prevedere un codice che ci permetta di includere le azioni per creare la pace”. E poi: “Togliamo il velo dell’ipocrisia. Ragioniamo su un mondo che 35, 40 anni fa, o 61 anni fa quando è entrata in vigore la nostra Costituzione, non era neanche immaginabile”.

Ed eccolo qui davanti a noi il mondo che, quando è entrata in vigore la nostra Costituzione, non era immaginabile. I padri della nostra Costutuzione mai avrebbero immaginato che sarebbero stati inviati soldati italiani a farsi ammazzare in una missione di guerra. Intanto la vera missione “di forza” che lo Stato dovrebbe vincere – quella contro la mafia – la stiamo perdendo in modo poco onorevole giorno dopo giorno. E, mentre diciamo di voler garantire la libertà in Afghanistan, lo scrittore Roberto Saviano vive nascosto perché altrimenti l’ammazzano.

Che vergogna. Che tristezza.