America Latina, di corsa verso il riarmo

di Alessandro Grandi
da www.peacereporter.net

Armamenti di tutti i tipi stanno invadendo il continente più pacifico del pianeta, quello americano. Non tanto perchè nell’area non sono mai state combatture guerre, anzi, ma perchè in questo periodo storico le relazioni fra stati a parte piccoli screzi riconducibili all’esuberanza di certi presidenti, sono buone e di possibili conlitti all’orizzonte proprio non se ne vede nemmeno l’ombra. Miliardi di dollari spesi ogni anno dai governi dei paesi dell’area vanno a rimpinguare le casse delle case produttrici di armi. E inevitabilmente a fomentare la violenza. Paesi economicamente forti in questo momento come Venezuela e Cile fanno annualmente una corsa al riarmo del tutto inutile in un’area che non vede conflitti.

In ogni caso le nazioni sudamericane corrono ai ripari. Vendono e comprano armamenti come se il rischio di una guerra fosse dietro l’angolo. L’ultimo caso riguarda il Venezuela del presidente Hugo Chavez che ha deciso l’acquisto di un ingente numero di armamenti. Nel corso dell’ultimo anno, inoltre, Caracas ha stretto accordi con la Russia per l’acquisto di tecnologie militari. Non solo. Per poter ampliare maggiormente l’arsenale militare ha avuto accesso a un finanziamento di Mosca pari a due miliardi di dollari. Soldoni che serviranno a mettere negli hangar dell’esercito venezuelano almeno 90 carri armati di ultima generazione, armi automatiche Ak-103 e sistemi di difesa antimissile di produzione russa.

Prestito e riarmo che non è affatto piaciuto all’amministrazione statunitense preoccupata dall’aumento senza controllo delle armi nei paesi che maggiormente sono distanti dalle sue posizioni politiche. Inoltre, da sempre gli Usa hanno accusato il presidente Chavez di fornire armi ai vari gruppi guerriglieri che si muovono in America Latina, soprattutto in Colombia.

Ed è stata proprio la Colombia negli ultimi anni a allargare in modo esponenziale il suo arsenale. La lotta contro il traffico internazionale di sostanze stupefacenti e la guerriglia interna per debellare le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), il gruppo d’ispirazione marxista che combatte da oltre 40 anni contro il governo centrale, sono stati i motivi che hanno spinto Bogotà a riarmarsi e Washington a mettersi di fianco finanziando l’acquisto di armi e di qualsiasi strumento militare che consentisse di combattere la guerra contro narcos e guerriglieri.

Una voce importante nel bilancio colombiano quella dell’acquisto di armi. Una spesa complessiva che nell’ultimo anno ha superato i 5,5 miliardi di dollari e che aumenta ogni anno sempre più.
Ma anche Cile e Brasile non si possono nascondere dietro a un dito. Brasilia aveva messo nel preventivo 2008 spese militari per oltre 3 miliardi di euro, interamente utilizzabili per lo sviluppo dell’industria bellica nazionale. E soprattutto per eliminare una volta per tutte la dipendenza da altri paesi anche se ancora per un anno acquisterà equipaggiamenti e tecnologie di difesa dalla Francia.

Una bella cifra quella stanziata che non comprende , però, gli emolumenti per gli operatori del settore che sarebbero più di 300 mila. Non solo. Nel progetto di riarmo voluto dal governo Lula è stata prevista anche la produzione interna di velivoli militari destinati al pattugliamento dei cieli nazionali, veicoli. Basi militari lungo i confini amazzonici e dispiegamento di militari completano le voci del preventivo brasiliano.

Il Cile non è da meno. Con i suoi 5.300 milioni di dollari messi a budget è il terzo paese dell’America Latina per spese militari. Inoltre è anche uno dei paesi che organizza esercitazioni militari.

In ogni caso la tendenza degli ultimi due anni nel Cono Sur è stata quella della corsa al riarmo tanto che le nazioni dell’area avrebbero messo in preventivo spese per il 2008 pari a 50 miliardi di dollari contro i quasi 40 dell’anno precedente. E probabilmente con la decisione presa nell’ultima riunione dell’Unasur, svolta proprio in Brasile, in cui i paesi aderenti hanno dato parere favorevole per la costruzione di un Consiglio di Sicurezza regionale, le spese aumenteranno ancora.