Lettera aperta di una precaria della scuola

di Ines Palena
da www.carta.org

Pubblichiamo la lettera aperta di un’insegnante precaria di Lanciano, in Abruzzo, che invita a mobilitarsi in vista della manifestazione nazionale di sabato 3 ottobre a Roma

Carissimi,
sono una precaria della scuola, nonostante quest’anno sia stata tra i [pochi] fortunati ad ottenere un contratto annuale. Come saprete [e se non lo sapete non vi preoccupate…è normale in un paese in cui per fare notizia bisogna mettersi in mutande o salire sui tetti, e anche in quel caso si viene presto dimenticati], è in atto un profondo cambiamento nella scuola pubblica, di ogni ordine e grado, che si fa passare come «riforma» ma che in realtà è soltanto un vergognoso e indiscriminato sistema di tagli, con il solo e unico scopo di ridurre il finanziamento all’istruzione e alla ricerca. Come se già non fossero due tra i comparti in cui si investe meno in Italia.

Non sono così esperta da potervi spiegare esattamente cosa stanno facendo, né credo sia la sede giusta per farlo. In realtà voglio solo coinvolgervi e, se possibile, farvi riflettere, in quanto persone sicuramente sensibili e attente, sulle conseguenze che questo subdolo processo potrà avere non solo su noi precari, ma sulla società tutta.
Forse alcuni di voi sono precari come me, anche se in altri settori, o sono genitori con figli che vanno a scuola, o pensano di avere in futuro dei figli… insomma, pochi si potranno considerare al di fuori o estranei a questo problema. In breve vi espongo alcuni dei punti che secondo me
potrebbero interessarvi anche se non siete insegnanti:

1. Attualmente, come conseguenza dei tagli di quest’anno, le classi sono state accorpate e ci sono situazioni in cui, in aule spesso troppo piccole, il numero di alunni supera le 30 unità, con a volte più di un disabile per classe. Questa situazione, oltre a causare oggettivi disagi
nell’insegnamento, rappresenta un rischio notevole in caso di emergenze, per le quali è previsto un piano di evacuazione che non può essere rispettato data la disposizione dei banchi e gli spazi esigui.

2. Gli insegnanti di ruolo hanno la possibilità di prendere, oltre alle 18 ore normali, spezzoni di 6 ore [fino a 24 ore settimanali], per aumentare il loro stipendio. Questo comporta diversi problemi nella stesura dell’orario, che diventa per questo poco «didattico» e tarato più che altro su esigenze personali, a discapito ovviamente degli alunni che si devono sorbire giornate pesantissime e altre ultraleggere…Senza contare che quegli spezzoni avrebbero potuto salvare qualche precario rimasto senza lavoro.

3. Ci sono precari che aspettano da 30 anni di entrare in ruolo, sono supplenti a vita nonostante i concorsi superati, le specializzazioni, i corsi di aggiornamento, l’esperienza maturata sul campo…come si può pretendere poi che abbiano sempre lo stesso entusiasmo e la stessa motivazione nell’insegnamento? Se si pensa che da precari non si ha nemmeno lo scatto di anzianità e si percepisce lo stesso stipendio di uno che ha appena iniziato ad insegnare [ragione per cui si preferisce non immettere in ruolo], si può immaginare con quale abnegazione
e spirito di sacrificio queste persone continuino comunque ad offrire la propria professionalità.

4. Gli alunni che non hanno insegnanti di ruolo [soprattutto nelle piccole scuole, che tra l’altro l’anno prossimo saranno chiuse] si ritrovano ogni
anno a dover cominciare con un nuovo insegnante, in barba a ogni discorso di continuità, soffrendo il disagio anche psicologico di dover adattarsi a nuovi metodi, perdendo sempre un po’ di tempo nella conoscenza reciproca.

Potrei continuare ma credo che già con questi pochi spunti si possa avere un’idea delle condizioni in cui versa la scuola italiana, tra mancanza di risorse economiche e mal utilizzo di quelle umane, relegata ai fanalini di coda della spesa pubblica. Se vogliamo che i nostri figli crescano in un ambiente sereno, sicuro, qualitativamente migliore e veramente formativo, non possiamo permettere che la scuola diventi terreno di scambio politico, messo nelle mani di persone incompetenti e assolutamente non idonee a rivestire il ruolo assegnato loro.
Tutti noi siamo chiamati in campo per esprimere solidarietà e appoggio alle proteste che in questi mesi i precari della scuola, in varie forme e
modalità, stanno portando avanti. Non è un problema che riguarda solo i precari, perché a risentirne sarà la qualità di istruzione ed educazione dei nostri futuri cittadini, quindi il nostro futuro.

Vi invito pertanto ad attivarvi segnalando alla rete insegnanti precari [reteprecariabruzzo@gmail.com] o a qualsiasi altro comitato o sindacato che si occupa di scuola, situazioni anomale nelle classi dei vostri figli o in cui insegnate voi o vostri conoscenti: classi sovranumerate con uno o più disabili, aule piccole, strutture scolastiche non a norma, ecc. Cercare di informarvi il più possibile, attraverso canali alternativi su tutto ciò che riguarda la scuola, sulle iniziative portate avanti dai precari e su ciò che stà facendo il governo; partecipando alle iniziative previste, o proponendone altre, costruendo insieme un percorso condiviso e comune.

Per iniziare questo percorso insieme vi aspettiamo tutti alla grande manifestazione nazionale dei precari della scuola che si terrà il giorno 3
ottobre dalle ore 15 a Roma. Partirà da piazza della Repubblica e terminerà davanti al MIUR