Iniziativa politica e lotte sociali

di Franco Astengo
da www.aprileonline.info

L’espressione sommaria di un giudizio sulla fase che stiamo attraversando, in particolare nel nostro paese sia pure all’interno di uno sguardo attento al quadro internazionale, è quella di una sorta di “precipitare della crisi”, sia dal punto di vista sociale e politico

Mentre alcuni degli attori protagonisti all’interno del sistema politico italiano (vogliamo evitare l’espressione “teatrino della politica”, abusata da certe parti non nominabili: ma la tentazione sarebbe forte…) appaiono intenti in “prove tecniche di schieramento” e si palesa, ancora un volta, una sorta di difficoltà dell’opposizione ad esprimere una concreta forza propositiva capace di proporre una alternativa, la sinistra non c’è in parlamento ed appare in forma molto labile sulla scena sociale ed anche in questo caso fatica a farsi riconoscere e a centrare il bersaglio.

Bersaglio che dovrebbe essere individuato, a nostro modesto avviso, in un processo avanzato di disfacimento dell’entità sociale del Paese, al riguardo della quale è necessario ed urgente (come si diceva una volta) tentare una azione di contrasto, programmando un adeguato ciclo di lotte.

Le priorità politiche si impongono, infatti, nello scontro sociale e non certo scegliendo le campagne attraverso sondaggi realizzati attraverso un “clic” sul web (attenzione, compagne e compagni al finto democraticismo, condito dall’esaltazione della personalizzazione della politica!) ed il rapporto tra struttura e sovrastruttura, ormai radicalmente mutato dal tempo dell’industrializzazione finalizzata al consumo di massa, impone che temi oggi fortemente all’ordine del giorno dell’immaginario dell’opinione pubblica, come quelli relativi alla qualità dell’informazione, debbano necessariamente far parte di quel quadro complessivo di disfacimento dell’entità sociale, di cui si accennava, che ha piena cittadinanza nel progetto della destra, ed al quale non si deve, assolutamente, concedere nulla, soprattutto sul terreno scivoloso del “populismo” (usiamo una definizione un po’ sbrigativa, ma è tanto per intenderci al volo).

A sinistra, lo si accennava già in precedenza, paghiamo duramente il prezzo dell’assenza dal Parlamento (in questo caso dobbiamo essere chiari: il fallimento dell’Arcobaleno stava già dentro alla pochezza della proposta politica e nella debolezza dei suoi presunti leader, oggi capaci addirittura di riproporsi sulla scena; ma le tante compagne e compagni che nel 2008 votarono PD, in nome del “voto utile” oggi sono chiamati a ripensarlo come voto “veramente inutile”): assenza dal Parlamento che impedisce di focalizzare l’attenzione su di una grande campagna politica che dovrebbe essere condotta nei riguardi della Finanziaria 2010.

La Finanziaria 2010 non è”light”: la vicenda della scudo fiscale è gravissima, esiziale sul piano della coesione sociale e ben oltre i limiti della costituzionalità, e meriterebbe, a proposito di campagne politiche, un ostruzionismo parlamentare degno dei periodi migliori della sinistra italiana (non citiamo NATO e “Legge Truffa” tempi troppo lontani) del tipo di quello condotto da PSIUP e Manifesto nel 1970 contro il “decretone” Colombo e da PCI,PdUP e DP nel 1984 contro il taglio della scala mobile (ultimo atto della segreteria Berlinguer).

Questa possibilità purtroppo non esiste e si deve partire programmando, da subito, una crescita di iniziative politiche nel Paese collegandosi con il disagio sociale concreto e la possibilità che nella CGIL si sviluppi un forte movimento, posto anche in relazione alla stagione contrattuale.

Occorrono momenti fortemente unificanti, proprio per fronteggiare quel dato di disgregazione sociale cui già si faceva cenno, puntando ad una proposta di mobilitazione complessiva che potrebbe configurarsi anche in uno sciopero generale e nella preparazione di una piattaforma alternativa che sia, insieme, rivendicativa (sui salari, sulla detassazione di stipendi e pensioni, sull’occupazione) e propositiva ( collegamento con l’Europa, intervento pubblico in economia, piani di settore, investimenti pubblici di risanamento del territorio e di sviluppo delle infrastrutture).

Il tema dell’integrazione dei lavoratori immigrati rimane decisivo per superare, in un recuperato sforzo di solidarietà sociale, la serpeggiante questione razzista: ed il tema dell’immigrazione deve diventare il nuovo simbolo per una battaglia politica a livello europeo che, contemporaneamente, ponga il tema di una rinnovata unità nazionale, nel nome e nel simbolo della Costituzione Repubblicana intesa come vero e proprio programma politico.

L’altro grande tema sul quale ci si sta misurando in questi giorni, è quello dell’esame da parte della Corte Costituzionale del cosiddetto “Lodo Alfano”: ebbene ritengo non si debba avere alcun timore a “tirare per la giacchetta” i magistrati della Corte, sviluppando una fortissima azione di pressione, attraverso manifestazioni, convegni, presidi perché quel testo non passi al vaglio della Corte.

Ci si interroga su di un nuovo soggetto della sinistra italiana: a Napoli, dall’assemblea di Sinistra e Libertà, è uscito un quadro molto “politicista”, ancora di conservazione di antichi ed inappropriati equilibri tesi alla conservazione di microscopiche porzioni di potere ed il processo avviato appare già claudicante, se non ci sarà dal basso una forte spinta innovativa che porti a scavalcare i recinti di antiche appartenenze: così come dal “fortino” dell’unità dei Comunisti non paiono venire voci convincenti (del resto la storia recente della sinistra italiana è stata condizionata dallo sviluppo negativo avuto da una forza come Rifondazione Comunista, incapace di sviluppare una nuova cultura politica e dalla quale -invece- è nato un impasto di movimentismo, governativismo, adesione al meccanismo di spettacolarizzazione della politica che è stato alla base dell’insuccesso dell’Arcobaleno).

Per costruire una nuova soggettività politica serve, prima di tutto, un nuovo protagonismo che venga dalla base sociale, al di fuori dai tatticismi e dai personalismi imperanti: un protagonismo sociale che non sarà “il tutto”, ovviamente, ma che potrà davvero rappresentare un “buon inizio”.