Cambiamenti climatici: 138 milioni di bambini malnutriti entro il 2050

di Greenreport
da www.greenreport.it.

Ai Climate change talks in corso a Bangkok è stato presentato un rapporto shock dell’International food policy research institute statunitense (Ifpri) che prevede che entro il 2050 ci saranno 25 milioni di bambini in più che conosceranno la malnutrizione a causa degli effetti del cambiamento climatico.

Il rapporto “Climate Change: Impact on Agriculture and Costs of Adaptation” è la più grande valutazione mai realizzata a livello mondiale riguardante gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura ed include due rapporti separati preparati per l’Asian development bank e la Banca mondiale.

L’Ifpri evidenzia che il global warming comunque fa solo da moltiplicatore de i un’ingiustizia planetaria: «Se non ci fosse il cambiamento climatico, il numero dei bambini malnutriti dovrebbe raggiungere i 113 milioni entro il 2050. Ma sotto gli effetti del cambiamento climatico, questa cifra dovrebbe superare i 138 milioni nello stesso periodo».

Lo studio mette insieme i modelli climatici che prevedono cambiamenti nelle precipitazioni e nelle temperature e le previsioni di produzione cerealicola, per comprenderne gli effetti biofisici grazie all’aiuto del modello economico dell’Ifpri per l’agricoltura mondiale che prevede produzione, consumo e commercio dei principali prodotti agricoli.

Tutti modelli che però non prevedono: gli effetti della variabilità del clima; la perdita di terre arabili anche a causa del livello dei mari; cambiamenti indotti in parassiti e malattie delle colture dal cambiamento climatico; l’aumento della variabilità nelle portate dei fiumi e lo scioglimento dei ghiacciai… tutti fattori che potrebbero aumentare i danni del cambiamento climatico per l’agricoltura.

Uno degli autori del rapporto, Gerald Nelson, ha spiegato a Bangkok che «Questo risultato potrebbe essere evitato con sette miliardi di dollari di investimenti supplementari nella produzione Agricola per aiutare i contadini ad adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. Investimenti sono necessari nella ricerca agricola, nel miglioramento dell’irrigazione e in strade che consentano ai piccoli agricoltori di avere accesso ai mercati. L’accesso all’acqua potabile sana ed all‘educazione delle ragazze sono ugualmente essenziali».

Piove sempre meno, ma sempre sul bagnato: sono i Paesi in via di sviluppo i più colpiti dal cambiamento climatico e quelli che dovranno confrontarsi con la maggiore riduzione di produttività agricola, con conseguenze che si annunciano particolarmente pesanti nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale.

«L’agricoltura é estremamente vulnerabile al cambiamento climatico, per il fatto che le colture sono meteo-dipendenti – spiega Mark Rosegrant, responsabile ambiente e tecnologie di produzione dell’Ifpri – I piccolo agricoltori nei paesi in via di sviluppo ne soffrono di più. Tuttavia, il nostro studio trova che questo scenario della produzione abbassata e dei prezzi elevati e dalla malnutrizione crescente dei bambini possa essere evitato».

Il problema è proprio quello che si sta discutendo a Bangkok e che resta uno dei maggiori ostacoli per il raggiungimento di un accordo a Copenhagen: la condivisione delle nuove tecnologie per adattarsi al global warming. «Senza nuove tecnologie, né adeguamento da parte dei contadini – dice il rapporto – il cambiamento climatico potrebbe ridurre del 30% la produzione di grano nel 2050nei Paesi in via di sviluppo, comparato ad uno scenario senza cambiamento climatico».

Anche in assenza di cambiamenti climatici, i prezzi dei generi alimentari aumenteranno, ma il cambiamento climatico rende il problema peggiore. Senza cambiamenti climatici, nel 2050 i prezzi del grano a livello mondiale sarà aumentato di quasi il 40%; con i cambiamenti climatici aumenterà tra il 170 ed il 194%. Per il riso è previsto un aumento “normale” del 60%, con il climate change arriverò ad un più 113 – 121%. In condizioni normali nel 2050 i prezzi del mais sarebbero del 60% in più, ma saliranno del 148 – 153% con il global warming.

Rosegrant sottolinea che «Se i governi ed i donatori di fondi cominciano immediatamente ad in vestire in maniera rimarchevole per l’adattamento dei contadini, possiamo cambiare questo avvenire oscuro».

Ma l’Ifpri dice anche che i soldi da soli non bastano: occorre anche un mercato agricolo davvero aperto per assicurare che il cibo raggiunga le popolazioni povere che ne hanno bisogno mentre la crisi finanziaria le colpisce più forte.