Se la prevenzione non fa auditel

di Frida Roy
da www.aprileonline.info

Un altro disastro che si poteva prevenire. Dopo il terremoto de L’Aquila monta nuovamente la polemica per la tragedia di Messina dove in molti ammettono che l’incuria verso il territorio e l’indifferenza per le regole del buonsenso hanno fatto più e peggio dell’alluvione stessa. La Procura di Messina ha già aperto una inchiesta ma in queste ore è dal mondo politico che partono accuse e critiche. Sui fondi non utilizzati, sulla mancata cura del territorio e sulla ricostruzione. Prestigiacomo fa causa all’Unità

Infuriano le polemiche sull’abusivismo e le mancate demolizioni, dopo i danni provocati dal maltempo a Messina nel 2007, che finiscono sul banco degli imputati alla luce della tragedia registrata in questi giorni con 23 vittime e danni finora non quantificabili. Nel mirino però finiscono anche i tecnici della Regione Sicilia in particolare per l’avviso meteo emanato dal responsabile della Protezione civile regionale il 30 ottobre (con validità dal 1 ottobre alle 14 per le successive 24-36 ore) che segnalava una condizione di “criticità ordinaria” per rischio idrogeologico su tutta la Sicilia (tale da giustificare uno stato di sola preallerta che è il livello immediatamente successivo da in una scala da uno a quattro al quello di normalità) e precipitazioni sparse o diffuse dal pomeriggio, anche a carattere di rovescio o temporale di forte intensità, con quantitativi cumulati generalmente moderati sulla Sicilia occidentale e sul resto dell’isola. Un bollettino destinato ad aggravarsi nelle ore successive. Ma nel calderone delle polemiche finiscono anche le prospettive sulla ricostruzione e in particolare il “modello Abruzzo” fatto di tempi record e nuove case per gli sfollati e sui fondi.

Sono i bollettini meteo regionali però a tenere banco in queste ore, anche alla luce degli avvisi inviati da Roma e che non hanno portato all’adozione di misure drastiche come quella estrema dell’evacuazione.
Giovedì 1 ottobre il bollettino meteo della Protezione civile regionale (con validità dalle 6 del giorno successivo e cioè venerdì 2 ottobre) segnalava precipitazioni più forti sulla Sicilia occidentale, una ‘criticità ordinaria’ per rischio idrogeologico su bacino del Simeto, Val di Noto, Bacini Gela-Platani-Salso, val di Mazara; zone c.d.e.f.g.h e una condizione di ‘criticità moderata’ rischio idrogeologico su Monti Peloritani e versante tirrenico, zone A,B,I..

Il livello di allerta passava per la zona di Messina dal preallerta al livello di attenzione (e cioe’ dal livello due al livello tre della scala di criticità) con l’invito ai sindaci a prestare attenzione non solo più alle strutture vulnerabili al forte vento (tettoie, tende, cartelloni stradali, alberature), alle opere sui litorali e nei porti esposte alle mareggiate e alle situazioni di rischio per i natanti, ma anche a situazioni locali di rischio idrogeologico (frane, smottamenti,caduta massi) e idraulico (aree soggette a esondazione e viabilità contigua o di attraversamento su fiumi, torrenti e corsi d’acqua). “L’unità di crisi l’ho chiesta io alle 19 di giovedì – tuona il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca – , quando già il nubifragio era in atto da una mezz’ora e semplicemente perché alcuni amici, che abitano a Giampilieri, mi hanno chiamato per dirmi che lì stava venendo giù tutto”.

Decisamente diverso il tenore del bollettino di venerdì 2 ottobre, quando già era in atto la conta dei morti (con previsione dalle 16 della stessa giornata e per le successive 24-30 ore) in cui la Protezione civile regionale evidenziava in rosso le zone interessate dal maltempo e cioè un livello di rischio da preallarme e informava che il nubifragio di Scaletta Zanclea e Giampilieri “ha provocato eventi dannosi e funesti” e la raccomandazione ai cittadini di evitare gli spostamenti in auto “particolarmente nel tratto autostradale Tremestieri-Giardini Naxos, peraltro allo stato chiuso”.

Oggi, a tragedia ormai consumata, i bollettini meteo così come l’intera catena di comando dell’emergenza verranno passati sotto la lente di ingrandimento della procura di Messina che ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro colposo e che intende far luce sulla mancata messa in sicurezza della zona dopo l’alluvione del 2007, oggetto già all’epoca di un’inchiesta della magistratura che aveva anche avviato un monitoraggio delle attività poste in essere dal comune (in ambito territoriale il responsabile della Protezione civile è il sindaco) e da altri enti, come per esempio la prefettura.

Intanto il governo ha annunciato che nel prossimo Consiglio dei ministri si procederà a uno stanziamento aggiuntivo ai 20 milioni previsti dalla Regione Sicilia, il cui presidente Raffaele Lombardo è stato nominato nel frattempo commissario per l’emergenza.

I tempi di ricostruzione stimati dal presidente del Consiglio sono di 4-5 mesi. “Dopo l’Aquila – ha detto il premier – abbiamo stanziato un miliardo per interventi urgenti nelle zone a rischio sismico, mi auguro che, interloquendo con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, si possa stanziare una analoga cifra per le zone a rischio idrogeologiche”.
Una cifra sensibilmente diversa rispetto a quella “provocatoria” (come l’ha definita Berlusconi) individuata dal capo Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso e cioè 25 miliardi. Cifra di cui Bertolaso aveva già parlato riferendo nel corso di ripetute audizioni in parlamento dovendo però concludere “che con la prevenzione non si vincono le elezioni”.

Le polemiche si accendono anche sulle modalità della ricostruzione: se il presidente del Consiglio ha annunciato nuove case per tutti gli sfollati, Legambiente frena: “A Messina – dice il responsabile dell’associazione del cigno Mimmo Fontana – il tema è quello della delocalizzazione, non solo delle case ma anche delle infrastrutture che non dovrebbero stare all’interno dei greti dei fiumi o delle fiumare. Ma siccome non dobbiamo trovare il modo di trasferire temporaneamente le persone che abitano nelle case che stanno dentro i greti dei fiumi, ma le dobbiamo trasferire definitivamente, la soluzione abruzzese non è la più adatta”.

Il governatore della Regione Sicilia Lombardo in riferimento all’abusivismo edilizio che ha favorito la devastazione causata dall’alluvione si dice convinto che “nel tempo sono stati commessi tanti errori” e assicura: “Analizzeremo eventuali responsabilità di ritardi e di disposizioni non eseguite ed eventualmente puniremo i responsabili”. “Troppe volte negli ultimi anni il nostro paesaggio è stato violentato. L’obiettivo è evitare di alzare altri muri di cemento e provare a rinaturalizzare le zone a rischio. La nostra priorità ora deve essere ricostruire, puntando a non cementificare in modo incontrollato” ha dichiarato Lombardo.

Il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli ha ammesso oggi che la situazione a Messina “è un disastro” e che “le vittime sono destinate a salire”. “Poteva andare molto, molto peggio come ha detto il presidente del Consiglio perché la montagna poteva smottare ancora di più di quello che è accaduto travolgendo centinaia e centinaia di persone” ha affermato Matteoli sottolineando che “certo vedendo che ci sono delle case costruite non solo sul ciglio del fiume ma addirittura con una parte dentro il greto qualche riflessione la dobbiamo fare” ma la riflessione, secondo Matteoli, non ha niente a che vedere con il Ponte sullo Stretto, tirato ieri in ballo indirettamente dal Presidente della Repubblica Napolitano che ha polemizzato sulle risorse investite “in opera faraoniche” a scapito della tutela del territorio nelle aree a rischio.

“Cosa c’entra il Ponte di Messina? Non si è costruito ancora, non si è messa nemmeno la prima pietra, possiamo imputare questo al Ponte di Messina?”, è la risposta del ministro per le infrastrutture che, evidentemente, al Ponte (costo che si aggira intorno ai 6 milioni di euro) non vuole rinunciare. Una posizione condivisa anche dallo ste
sso Lombardo che giudica “fuori luogo i dubbi sul ponte sullo Stretto”.

C’è poi il capitolo “fondi”. Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo citerà per danni l’Unità in relazione alla notizia pubblicata oggi laddove si ipotizza, viene spiegato in una nota del ministero, che fondi destinati a Giampilieri sarebbero stati dirottati verso altre realtà siciliane fra cui le Eolie dove il ministro possiede la “villa di famiglia”. La notizia è definita da una nota ministeriale “totalmente falsa e innesca una polemica strumentale, vergognosa in un momento di grande lutto nazionale”. I fondi a disposizione del ministero, viene spiegato, non sono sufficienti a finanziarie le migliaia di richieste di intervento che provengono dai Comuni italiani.

Molti sono i Comuni che non hanno avuto assegnate le risorse richieste. Il criterio di selezione utilizzato è quello della segnalazione di un rischio idrogeologico nel Pai, il Piano assetto idrogeologico. Ad oggi, inoltre, Giampilieri “non figura fra le zone ad alto rischio idrogeologico nel Pai della Regione siciliana, in via di aggiornamento”. Tuttavia “era noto che Giampilieri era stata interessata da una alluvione nel 2007, ma era anche noto che era in atto una gestione commissariale con un finanziamento non speso di circa 3 milioni di euro”. I Fondi assegnati alle Eolie e a tanti altri Comuni non fanno parte della legge sugli interventi urgenti per dissesto idrogeologico (legge Sarno) ma di un’altra norma della Finanziaria 2007. Fondi generici per la tutela ambientale e la difesa del suolo.

Le isole Eolie sono territori fortemente a rischio di erosione costiera e sono caratterizzati da frequenti frane a mare. E’ inoltre uno speciale dovere dello stato tutelarle, trattandosi di “Patrimonio Mondiale dell’Umanita’”, riconosciuto dall’Unesco come sito naturalistico. I fondi cui si fa riferimento negli articoli, viene ancora psiegato, sono stati destinati nel dicembre 2008: “Purtroppo non un euro è stato ancora speso dai comuni, né un’opera realizzata dopo 9 mesi, dovendosi rispettare le procedure ordinarie sia per le progettazioni che per la realizzazione delle opere. Adombrare che quei fondi potevano evitare il disastro è esercizio di cinismo politico sconcertante”.