Ecco perché l’Italia non ha ancora un Garante per l’infanzia

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La Dichiarazione dei diritti del bambino sostiene che il più importantefra i diritti del minore è quello di essere considerato solo unbambino: senza alcuna distinzione di carattere sociale, etnico,religioso, razziale. Prima del pacchetto sicurezza non c’erano, inItalia, bambini «irregolari» né «clandestini».

Il Parlamento non ha ancora approvato la leggeche istituisce il Garante per l’infanzia, la sede che dovrebbe tutelarei diritti dei minori nel nostro paese secondo quanto sottoscrittodall’Italia nella Dichiarazione dei diritti del bambino.

Sono passati vent’anni da allora e ancora subiamo un vuoto di civiltàgiuridica inaccettabile in un paese a «democrazia avanzata». Ma forse èproprio il logoramento e lo svuotamento progressivo di questadefinizione, che spiega il ritardo col quale sia la maggioranza chel’opposizione rinviano, tra una lodo e l’altro, un confronto serio sulcome i diritti dei minori fanno parte della civiltà democratica delnostro paese.

La posta in gioco, infatti è altissima ed è nulla di meno che ladefinizione stessa di infanzia e la sua peculiarità rispetto ad altrimomenti della vita. La Dichiarazione sostiene infatti che tutto ciò checoncerne questo periodo formativo del futuro cittadino, deve essereorientato al criterio del «maggior interesse del minore» e dunqueintroduce una serie di eccezioni positive che tendono alla salvaguardiadei suoi diritti fondamentali, primo tra tutti quello di essereconsiderato solo un bambino appunto, senza alcuna distinzione dicarattere sociale, etnico, religioso, razziale e vie enumerando.

Ed è qui che entra invece in gioco una concezione altra dell’infanzia,in specifico quella che vuole separare l’infanzia titolata di dirittida quella che non li deve avere, introducendo una distinzionebiopolitica gravissima che rompe irrimediabilmente l’argine del Dirittointernazionale. Per questo assalto, connaturato alla prevalenza dellepolitiche bioliberiste nel nostro paese, si parte rimettendo indiscussione i due anelli più deboli della catena. Il Diritto umanitariocon la dichiarazione delle missioni di pace e cooperazione umanitariaaffidate ai militari, e quello dei minori, con la punta avanzata delPacchetto sicurezza.

Tra la giungla delle normative contenute in questo vero e proprioattacco ai Diritti umani, basta pensare all‘introduzione del reato diclandestinità, il pacchetto sancisce la politica dei respingimenti,attuata come risposta ad un fenomeno immigratorio che vede fra i«dannati della terra», proprio i minori non accompagnati chepuntualmente rappresentano una parte, spesso importante, del carico deibarconi. Questa pratica dunque, viola, oltre altre numerose normativeinternazionali in materia di asilo, anche norme consolidate a livellonazionale inerenti la protezione dell’infanzia.

Il nostro sistemanormativo, infatti, prima ancora della norma che disciplina,identificandolo, per la prima volta il minore non accompagnato,prevedeva un gruppo di diritti fondamentali e inviolabili che vannoriconosciuti ai minori stranieri in quanto persone, indipendentementedalla loro età e cittadinanza, diritti che non sono assoggettabilinemmeno ad esigenze di ordine pubblico.

Il minore straniero è sempre stato per l’ordinamento italiano, almenosino ad ora, innanzitutto un minore, ovvero un soggetto che ha lanecessità di essere assistito, accudito e tutelato. In altre parole,nel nostro ordinamento, sino al pacchetto sicurezza ed alla politicadei respingimenti, non si poteva parlare di minore clandestino oirregolare, se non nel senso di intendere un minore entratoclandestinamente o irregolarmente.

Il minore, infatti, per il solofatto di essere minore, può essere autorizzato a soggiornare in Italia.A questo proposito una ricerca presentata nei mesi scorsi dalla nostraorganizzazione e da Parsec, intitolata «Minori erranti», evidenziacome, proprio in seguito all’introduzione di una disciplina specificaper il minore straniero non accompagnato, si siano originateinterpretazioni fuorvianti e contrastanti, che hanno minato l’efficaciadel sistema, rendendo incerta la protezione del minore.

È dunque questa la materia politica che nasconde il dibattito sulGarante per i diritti dell’infanzia, che la maggioranza vorrebbesvuotato di ogni possibilità reale di sanzionare queste deviazionidalla Convenzione dei Diritti del minore ed invece le organizzazioni didifesa dei diritti umani vorrebbero invece realmente indipendente edotata di capacità operativa. Anche da questa battaglia si misurerà ilgrado di civiltà del nostro paese.