Gandhi, un anniversario trascurato

di Ted Glick
da cssr-pas.org

Il Mahatma Gandhi non fu insignito del Nobel per la Pace. Obama sì. Inmezzo a questi due casi c’è tutto lo spazio per capire chel’assegnazione di questo premio è sempre oggetto di controversia.Eppure Obama non sarebbe lì se non ci fosse stato Martin Luther King,direttamente ispirato dall’opera di Mohandas Gandhi. Pubblichiamo unarticolo sul 140° anniversario dalla nascita del Mahatma.


“Da qualche parte c’è un punto dolce, che produce abbastanza senzasfociare nell’iper-individualismo che sospinge la nostra economiainsoddisfacente e sbandata. La miscela di regolazione e valori chepotrebbe rendere più comune tale autolimitazione è ovviamentealtrettanto difficile da creare in Cina che negli Stati Uniti; ben piùsemplice limitarsi a benedire un’economia ciascuno-per-sé e farsi daparte. Ma creare quei valori, e le leggi e consuetudini che potrebberolentamente evolverne, può risultare il compito chiave della nostraepoca e in tutto il mondo.”   Bill McKibben, Deep Economy
 

140 anni fa Mohandas Gandhi nacquenella provincia del Gujarat in India. Non l’ho saputo dal New YorkTimes, dalla CNN, o da qualunque altra fonte mediatica dominante. Nél’ho saputo da media progressisti, benché sia decisamente possibile cheuno di essi l’abbia pubblicizzata e io me la sia persa.

L’ho saputoper essere stato invitato a parlarne ieri alla William PattersonUniversity nel New Jersey del Nord da un professore che ha organizzatoun programma sulla rilevanza odierna di Gandhi. Grazie a BalmurliNatrajan, direttore del Forum Gandhiano per la Pace e la Giustizia, hopassato i giorni successivi a riflettere sulla questione.

Quando mi hanno posto direttamentetale domanda al forum di ieri, questo è quanto mi è venuto in mente:Gandhi è importante, di perdurante rilevanza, perché non è solo statoun grande, seppur imperfetto, leader della lotta riuscita dell’Indiaper l’indipendenza dalla Gran Bretagna coloniale. E’ importante perchécapì che era necessario che lui e la sua gente si coinvolgesseropersonalmente nel processo di cambiamento personale e culturale peravere una possibilità di cambiamento genuinamente durevole erivoluzionario, nel senso migliore del termine.
Gandhi fece del suo meglio pervivere una vita che riflettesse i valori di giustizia e amore che avevacapito essere centrali negli insegnamenti di tutti i grandi leaderspirituali. Si impose digiuni diretti non solo contro i britannici maper il suo popolo, invitandolo caldamente a rifiutare di imitare laviolenza e la repressione inglese nella lotta per l’indipendenza.
Le parole di Gandhi che ho usatodi più nel corso degli anni sono queste: “Digiunare è la forma piùsincera di preghiera.” Le ho usate avendone imparato la verità, avendoimparato sulla preghiera durante lunghi digiuni che ho intrapresonell’ambito della campagna per la liberazione di Leonard Peltier,contro la guerra in Iraq e per un’intensa azione governativa perfronteggiare la crisi climatica.
C’è un altro digiuno nellatradizione spirituale e politica gandhiana che avrà luogo di qui a unmese, un Digiuno per la Giustizia Climatica (http://www.climatejusticefast.org),un digiuno iniziato da giovani in Australia, Europa e altrovespecificamente rivolto ai leader dei governi del mondo mentre siaccingono all’incontro internazionale del 7-18 dicembre prossimi aCopenhagen, in Danimarca, per tentare di addivenire a un trattato sulclima più stringente che il Protocollo di Kyoto. Mentre scrivo, leprospettive che essi faranno quanto necessario non sono per nulla buone.
Anna Keenan, giovane attivistaclimatica e una delle iniziatrici di questo digiuno, ieri ha scritto diGandhi, cominciando con una citazione: “La terra produce abbastanza dasoddisfare i bisogni di ognuno, ma non per soddisfare l’avidità ditutti”, e ha continuato proponendone un’altra, di grande importanza:“In certe circostanze, digiunare è quell’arma dataci da Dio per usarlain tempi di estrema debolezza.” Fra poco più di un mese, l’ultimogiorno dei colloqui [sul clima] di Barcellona [6 novembre], io e altriattivisti in tutto il mondo cominceremo il Digiuno per la GiustiziaClimatica che continueremo fino a Copenhagen [oltre 40 giorni, solo adacqua].
“Benché il concetto del digiunopossa sconcertare qualcuno, sarà un’azione nonviolenta, moralmenteintensa e pacifica, e forse uno di quei pochi tipi di azione a noidisponibili in grado di comunicare profondamente la gravità dellasituazione in cui ci troviamo, sia nei termini dell’abissale disastrodel cambiamento globale incontrollato sia della grossa opportunitàofferta dal vertice di Copenhagen.”
So che ci sono molti attivisti peril clima e progressisti in genere che hanno problemi con l’idea didigiunare. Peccato, perché mi sono reso conto che digiunare non è solouna delle varie tattiche di cui abbiamo bisogno per tenere viva dentrodi noi quella tensione ideale da usare nel corso della lotta per unmondo basato sull’amore e la compassione. Digiunare è una formad’azione quanto mai preziosa nel formare la disciplina interiore equella comprensione profonda di quello che è realmente importante aquesto mondo, di cui abbiamo bisogno individualmente per rimanerecoerenti con i nostri migliori ideali.
Quando si digiuna più a lungo cheper qualche giorno, specialmente se solo ad acqua, si è costretti apensare alle ragioni del proprio digiuno, al perché ci si infligge untale trattamento. Si passa del tempo a pensare a tutta quella gente intutto il mondo che “digiuna” involontariamente a causa di un ordinemondiale ingiusto dominato da una relativa manciata di miliardari emulti-miliardari. In un digiuno correlato alla tematica del clima, sipensa alle quasi certe siccità catastrofiche, alla fame da penuria e adaltri disastri con effetti su miliardi, non solo milioni, di personenel corso di questo stesso secolo se non abbandoniamo rapidamente lepratiche distruttive basate sui combustibili fossili.
E’ difficile non sentirsiimpotenti a fronte della timidezza e della resistenza di troppidecisori governativi mondiali nel fare quanto bisogna necessariamentefare. C’è da impazzire sapendo che un impegno serio nell’attuare unarivoluzione energetica pulita possa essere la mossa decisiva che apreogni tipo di possibilità per un futuro molto diverso mediante lacollaborazione delle nazioni del mondo per ripulire il disordineambientale creato dal capitalismo.
Con le parole di DietrichBonhoeffer, ucciso per il suo ruolo guida nel movimento tedesco diresistenza anti-nazista: “La vera generosità verso il futuro sta neldare tutto al presente.” Sì. Sì. Ora e sempre.

* Ted Glick è direttore alle azioni politiche del Chesapeake Climate Action Network e un attivista progressista di lungo corso. Si possono trovare suoi scritti precedenti e altre informazioni in: http://www.tedglick.com.