Abruzzo sei mesi dopo: “Senza vergogna…”

di ANNA (Miss Kappa)
da http://miskappa.blogspot.com

Il dottor Massimo Cialente, sindaco di L’Aquila, colui che si è distinto per le camicie inamidate e le impeccabili cravatte sin dal giorno successivo al terremoto, colui che si è distinto per non aver posto ostacolo alcuno allo strapotere esercitato dalla protezione civile sulla nostra terra e su noi cittadini sin dalla prim’ora, colui al quale riesce benissimo fare il pesce in barile, dicendo sempre sì a tutti e continuando negli anni a fare benissimo il nulla, si è prodotto in una lettera brilantissima, scritta congiuntamente al dottor Bertolaso. Ed, allineandosi al potente invasore, ha lanciato l’ultimatum agli Aquilani nelle tende: devono andare via e basta. Giù la testa ed eseguire. E fa nuove promesse, in perfetto stile caimanesco, non vergognandosi minimamente di aver disatteso tutte, assolutamente tutte, quelle fatte fino ad oggi.

“Care aquilane e cari aquilani, cari amici,
con questa lettera intendiamo spiegare con chiarezza le ragioni che rendono necessario e indifferibile il trasferimento delle famiglie finora accolte nelle tendopoli in alloggi provvisori di altro tipo, sia all’Aquila che nei Comuni dell’entroterra aquilano che lungo la costa della nostra regione.
Anche se il tempo è ancora favorevole, l’inverno sappiamo bene che si sta avvicinando. Conosciamo i modi con cui la stagione fredda si annuncia: senza preavviso, nell’arco di pochi giorni le temperature, oggi accettabili e addirittura piacevoli, scenderanno rapidamente, rendendo le tende assolutamente inospitali.
Siccome le persone che hanno abitato le tendopoli allestite dopo il 6 aprile sono migliaia, non possiamo permetterci che si crei, ai primi freddi, una nuova emergenza nell’emergenza, inevitabile se si volessero trasferire nello stesso giorno quanti sono ancora presenti nelle aree di accoglienza trasportandoli presso gli alberghi ed altri alloggi. E’ una delle nostre più grandi preoccupazioni in questi giorni, soprattutto pensando ai più piccoli e agli anziani.
Per questa ragione vogliamo informarvi che, a partire da oggi 10 ottobre, stiamo avviando un piano di trasferimenti dalle tende che si esaurirà nell’arco dei prossimi giorni. Vi chiediamo di rispettarne le indicazioni, ed in particolare le date di abbandono delle tendopoli, che vi saranno via via comunicate nei prossimi giorni.
Dobbiamo aggiungere un altro elemento importante. Conosciamo tutti la difficoltà di trovare, nell’immediato, un alloggio provvisorio che risponda ai desideri e alle aspettative di ogni famiglia. Se vi fosse la disponibilità di alloggi a L’Aquila o nei dintorni per tutti, la gravità della nostra situazione post terremoto sarebbe infinitamente meno complessa e difficile, ma sappiamo bene che purtroppo la nostra città è stata in parte distrutta e che gli sfollati nei comuni del cratere sono stati più di 70.000.
Il programma di realizzazione dei complessi C.A.S.E. sta procedendo in tempi rapidi, così come sono stati ad oggi molto brevi i tempi di realizzazione dei M.A.P. destinati ad accogliere le famiglie dei Comuni del cratere e delle frazioni più periferiche del capoluogo. Già oggi 1.114 cittadini aquilani sono sistemati in questi alloggi, confortevoli e sicuri. Entro il 31 dicembre 2009 tutti coloro che hanno una casa E, F o localizzata nelle zone rosse, riceveranno un’adeguata sistemazione alloggiativa provvisoria nelle strutture C.A.S.E o nei MAP in corso di realizzazione, secondo un calendario di consegne scadenzate all’incirca ogni due settimane.
Sono stati pubblicati gli elenchi delle famiglie alle quali sono stati assegnati alloggi in questi nuovi complessi, che conoscono fin da oggi con precisione il luogo dell’abitazione destinatagli e la data di consegna.
Sono noti e pubblici anche gli elenchi di quanti sono “in via di collocazione”: si tratta di quelle famiglie composte da uno o due persone che avranno una casa o un MAP entro il 31 dicembre, ma per le quali non siamo ancora in condizione di specificare il luogo e la data di ingresso nella nuova abitazione, perché ancora è in corso il lavoro di verifica della compatibilità tra le caratteristiche degli alloggi disponibili e le particolari esigenze del nucleo familiare.
Sono, infine, noti anche gli elenchi dei non assegnatari, ovvero di quanti ad oggi non hanno ancora dimostrato di possedere i requisiti necessari e per i quali è comunque prevista un’ulteriore verifica.
In ogni caso, tutti quelli che hanno la casa classificata E o F o situata in “zona rossa” avranno un alloggio. Sappiamo anche che, oltre ai gruppi sopra indicati, restano coloro che hanno un immobile classificato B o C, ai quali vogliamo ricordare che sono stati messi in campo tutti gli strumenti necessari a garantire la realizzazione degli interventi di riparazione, così da consentire in tempi relativamente brevi il rientro nelle proprie case. Il Comune e la Protezione Civile si riservano di attivare la ricerca di soluzioni provvisorie che consentano l’attesa della fine dei lavori di ripristino delle abitazioni, valutando caso per caso le situazioni in cui i lavori in questione siano rallentati o posticipati per evidenti e imprescindibili ragioni.
Quanti hanno vissuto nei mesi scorsi nelle tendopoli, pur avendo conosciuto la durezza e la fatica di tale soluzione di emergenza, hanno avuto anche modo di apprezzare la solidarietà, la condivisione, le iniziative collettive che hanno visto il rinascere di reti di vita sociale, il sorgere di nuove amicizie, la scoperta di nuove relazioni con i volontari e le persone che hanno assicurato agli ospiti dei campi le condizioni più favorevoli per superare questo difficile periodo.
Sappiamo bene che lasciare gli ambienti e le relazioni che nelle tendopoli si sono instaurate può rappresentare per molti un nuovo trauma, soprattutto se si lascia la tenda per un’altra soluzione abitativa del tutto temporanea e non definitiva. Sappiamo inoltre che tanti, forse tutti quelli che sono stati nelle tendopoli in questi sei mesi, avevano motivi gravi come il lavoro, questioni familiari, altre vere esigenze per non potersi allontanare dalla città.
Siamo consapevoli di questo nuovo sforzo e sacrificio che richiediamo a persone già provate dal lungo periodo che ha seguito la fase dell’emergenza dopo il sisma, ma consideriamo questo passaggio, difficile e per molti sgradevole, indispensabile per non correre rischi gravi per la salute e il benessere di tutti nei prossimi mesi.
Abbiamo deciso, insieme, alcuni criteri da rispettare anche in questa fase. Il criterio di attribuzione di tali alloggi nelle diverse località tiene evidentemente conto dei diversi tempi di permanenza previsti e delle differenti prospettive di ciascun nucleo familiare.
Quanti sono già presenti negli elenchi degli assegnatari di alloggi C.A.S.E. o M.A.P., che devono aspettare un periodo di tempo limitato al massimo ai prossimi 60/70 giorni prima di entrare nelle nuove abitazioni, saranno accolti per questo periodo negli alberghi della costa o, nei limiti del possibile e delle disponibilità, in altri Comuni dell’interno della regione, per riservare le soluzioni alloggiative più vicine al capoluogo a quanti non hanno ancora la certezza di una nuova abitazione e sono destinati ad un periodo di attesa più lungo per una sistemazione confortevole e sicura.
Chiediamo ancora una volta una scelta di solidarietà fra gli aquilani, la stessa che ci ha contraddistinti fin dalle prime ore di quell’alba maledetta del 6 aprile. Per tutti saranno comunque predisposte misure di assistenza, facilitazioni per i trasporti e un servizio di accompagnamento che aiuti le famiglie ad affrontare eventuali situazioni di particolare difficoltà, quali la presenza nel nucleo familiare di minori o disabili o di persone che necessitano di particolari trattamenti sanitari.
Affronteremo anche i problemi legati all’orario di lavoro.
Ricordiamo infine che, per quanti lo
ritengono, è sempre disponibile, in ogni momento, l’opzione da tempo prevista di scegliere la forma di sostegno individuata nel contributo di autonoma sistemazione, di importo oggi incrementato, che viene attribuito in tempi più rapidi e con modalità più semplici anche laddove si disponga di altra abitazione agibile sul territorio abruzzese.
Riteniamo, con questa lettera, di aver spiegato le ragioni che rendono necessaria la chiusura delle tendopoli in tempi rapidi e le modalità che verranno seguite per i trasferimenti verso altre soluzioni alloggiative. Confidiamo nella disponibilità dei cittadini aquilani a partecipare attivamente anche a questa ulteriore fase del superamento dell’emergenza, accettando quanto predisposto dal Comune e dalla Protezione Civile per consentire a tutti di affrontare l’inverno in condizioni non proibitive, pur nella precarietà e provvisorietà delle soluzioni di accoglienza individuate.
Questa lettera vi verrà recapitata, campo per campo, nei prossimi giorni. Dal momento nel quale vi verrà consegnato il modulo con la destinazione assegnatavi, riteniamo che possa essere sufficiente per tutti un periodo di pochi giorni per attuare il trasferimento.
Contiamo sulla vostra collaborazione e soprattutto nella vostra comprensione, in questo ultimo grande sforzo comune che ci porterà insieme a festeggiare il Natale in un clima più sereno, tutti a L’Aquila, uniti per avviare il processo della ricostruzione della città.

Guido Bertolaso Massimo Cialente”

Questa la replica dei cittadini responsabili:

“Con la lettera spedita in questi giorni da Cialente e Bertolaso alle persone che dopo più di 6 mesi vivono ancora nelle tende sembra chiudersi un cerchio.

Col freddo la scelta ideologica di evitare per la prima volta nella storia dei post-terremoti qualsiasi forma di modulo removibile messa in atto da Protezione Civile e dall’Amministrazione Comunale, sta producendo il suo principale effetto: cacciare gli aquilani dalla propria città.
“Saltare la fase intermedia passando direttamente dalle tende a case vere” era stato dichiarato ad Aprile da Governo, Protezione Civile e Comune dell’Aquila. Scelta che più volte abbiamo avuto modo di denunciare come erronea e drammatica.

A più di sei mesi dal sisma i tempi di assegnazione delle c.a.s.e. non sono affatto quelli promessi ad Aprile quando ci è stato chiesto di pazientare 5 mesi nelle tende o negli alberghi della costa per avere un tetto vero a Settembre.

Di fronte a tale annuncio così allettante, dopo aver subito uno shock così grande, la popolazione aquilana si è fidata. E’ rimasta composta e disposta a fare sacrifici (come sa fare) in attesa che le promesse fatte fossero mantenute. Lo ha fatto anche se questo ha significato vivere disagi notevoli come la perdita della propria autonomia e della propria libertà.

Con la lettera di Bertolaso e Cialente di domenica scorsa abbiamo capito una volta per tutte di essere stati presi in giro.Se c’era un limite a tutto questo era quello, palesemente dichiarato, di poter decidere dove vivere e di non essere costretti ad andare dove non vogliamo andare.Essere messi nella condizione di dover, dopo sei mesi, abbandonare quella città che non vogliamo abbandonare significa essere deportati e quindi il totale fallimento della gestione del post-terremoto di Cialente e Bertolaso. E non si parli di scelta personale. Concedere un’autonoma sistemazione di 200 euro significa non dare alternative possibili a famiglie ed anziani, obbligandoli ad andar via.

Chiedevamo partecipazione e ci sembrava normale dopo un evento così grande e distruttivo. Qualcuno invece ha detto che era capace di fare tutto per noi, che sarebbe stato meglio così. Qualcuno che ha preso tutte le decisioni perché diceva di esser capace di farlo. La richiesta disperata di partecipazione non è stata nemmeno lontanamente presa in considerazione. Anzi la nostra città è stata militarizzata e i divieti per fare quello che fino al 6 Aprile facevamo da soli a casa nostra, si sono moltiplicati. E’ diminuita persino la libertà di espressione dato che grossi limiti sono stati applicati a volantinaggi e assemblee nei campi cioè i luoghi dove la popolazione aquilana era maggiormente concentrata. Ci chiediamo il perché, se il risultato ora è chiedere agli aquilani di accettare di buon grado un trasferimento per un tempo indefinito lontano dalla propria città.

Andar via significa ottenere una maggiore dispersione e mette molti aquilani nella condizione di impossibilità a partecipare e contribuire attivamente al processo di ricostruzione, attraverso il proprio lavoro, le proprie idee, le proprie critiche.Ma l’unico obiettivo di Cialente e Bertolaso sembra solo quello di costruire il c.a.s.e.Di quello che sarà dell’Aquila e di quello che è stata prima del 6 Aprile, e quindi di quello che saremo noi e siamo stati noi, non sembra importare.
Il nostro sindaco, dopo aver ripetuto per mesi la proposta delle case mobili ha abbandonato tale richiesta, una delle poche che si sono contrapposte al volere della Protezione Civile e che avrebbe permesso a un maggior numero di persone di restare sul territorio. Cosa gli è stata promesso in cambio vorremo saperlo.

Ci chiediamo perché non si è scelta la strada del confronto e del dialogo per fare in modo che decisioni che incideranno per sempre sul futuro della nostra città fossero prese in maniera realmente democratica. In molti campi i cittadini si sono organizzati consegnando, in forma di lettera, raccolte di firme per chiedere di non essere trasferiti fuori dal territorio. Richieste rimaste inascoltate. Chissà se prima di scrivere la loro di lettera Cialente e Bertolaso si sono almeno degnati di leggere ciò che gli veniva chiesto.

Nessuna lettera invece era stata inviata prima dello smembramento del campo di Piazza d’Armi, a persone che dopo mesi e mesi di tenda sono state deportate in barba a qualsiasi graduatoria di assegnazione, mentre chi si è rifiutato di andare via ancora oggi vive lì, nell’assordante indifferenza delle istituzioni.

E’ indispensabile rimanere vicino la città e partecipare alla ricostruzione reale. Molti nostri concittadini hanno già messo in pratica forme spontanee di disobbedienza civile, tornando nelle proprie case valutate B, C e E, segno drammatico della fallimentare gestione del dopo-terremoto.Alla faccia di chi ha detto che nonostante tutto gli aquilani hanno ancora fiducia nelle istituzioni.A sei mesi dal sisma, insomma, ci appare chiaro che ora quanto mai è indispensabile il mutuo soccorso tra le persone. Quanto fatto dai nostri rappresentanti finora non fa che alimentare il senso di disillusione e di impotenza dei cittadini, E’ invece fondamentale che questi assumano il ruolo di protagonisti nel processo di ricostruzione, grazie allo spirito di iniziativa, la forza e la laboriosità che non sono mai mancati agli Aquilani.”

NOTA : C.A.S.E: non vuol dire “case”, ma Complessi Antisismici Sostenibili e Ecocompatibili = una delle soluzioni abitative temporanee proposte dalla Protezione Civile ai cittadini del Comune dell’Aquila per passare da una sistemazione nelle strutture di accoglienza a una vera abitazione.