Chi fomenta la violenza omofoba

di Franco Grillini
da www.confronti.net

Negli ultimi tempi assistiamo a un’ondata di omofobia senza precedenti, con aggressioni e violenze di ogni tipo. Le responsabilità sono anche di chi – Vaticano e destra al governo in primis – dipinge la minoranza gay come «minaccia» al mondo eterosessuale, alla famiglia tradizionale, ai giovani e alla loro crescita «corretta», alla coesione sociale. Già presidente dell’Arcigay, Grillini è presidente di Gaynet, associazione dei giornalisti gay italiani.

Nei suoi bellissimi saggi del 1905 Sigmund Freud dice che la sessualità umana si indirizza in tutte le direzioni, tesi confermata successivamente da note del 1914: anche nella direzione di altri individui dello stesso sesso. Il fondatore della psicoanalisi esprimerà in seguito, forse per prudenza, posizioni più ambigue sull’omosessualità, ma si opporrà sempre a ogni discriminazione, per esempio pronunciandosi contro l’esclusione di psicoanalisti omosessuali dall’associazione che faceva riferimento al suo pensiero (cosa che invece è avvenuta successivamente e fino a poco tempo fa).

Con ogni probabilità le radici più profonde dell’omofobia come patologia di massa vanno rintracciate in un desiderio inespresso ma largamente diffuso, che spaventa perché in contrasto con l’ordine sociale tradizionale. La minoranza gay è vista come «minaccia» al mondo eterosessuale, alla famiglia tradizionale, ai giovani e alla loro crescita «corretta», alla coesione sociale. Una minaccia di cui il Vaticano in Italia è il principale propagandista, con una guerra senza quartiere contro la comunità lgbt [lesbiche, gay, bisessuali e transgender, ndr], dichiarata in pompa magna proprio dall’attuale papa nel 1986 [quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ndr] con la «Pastorale sulle persone omosessuali» di cui è l’autore, documento «magistrale» che chiude definitivamente con l’epoca dei vaghi dubbi di Paolo IV.

L’impressionante catena di aggressioni, pestaggi, violenze di ogni tipo che abbiamo registrato negli ultimi mesi in Italia, ma soprattutto a Roma, contro gli omosessuali dimostra che siamo sicuramente di fronte ad un’ondata di omofobia senza precedenti. In parte il fenomeno è reso più evidente dalla maggior propensione delle persone colpite a denunciare i fatti, pubblicamente e anche alle forze di polizia e alla magistratura, passo un tempo ostacolato dalla paura della vittima di peggiorare la propria situazione rendendo nota la propria omosessualità. Una maggiore visibilità, una nuova consapevolezza, ed anche il senso dell’insopportabilità dei soprusi e delle prepotenze, assieme al portato della coscienza politica collettiva come prodotto delle grandi manifestazioni del Gay pride, hanno fatto sì che ormai moltissime persone abbiano parlato pubblicamente di ciò che è loro accaduto. Ma non c’è dubbio che, con l’egemonia mediatica conquistata da una destra retrograda ed extraeuropea e da ultimo con la sua vittoria alle elezioni politiche, c’è un’area del paese che si è sentita autorizzata a colpire i «diversi», le minoranze, ad aggredire coloro che sono percepiti come una minaccia e che, purtroppo, sono additati come tale da forze politiche e religiose irresponsabili.

A Roma il fatto più grave ha visto protagonista un tale che è soprannominato «svastichella», mentre un gruppo di estrema destra ha appeso striscioni anti-gay addirittura firmandosi e rivendicando baldanzosamente la bravata. Il sindaco Gianni Alemanno ha preso le distanze in modo inequivocabile. Resta il fatto che con una certa area di destra estremista molte amministrazioni locali hanno non solo accettato di interloquire, ma pure elargito finanziamenti e copertura politica. Se abbiamo a che fare con una violenza omofoba non più limitata a discorsi di carattere sociale e culturale ma anche di natura politica, le responsabilità vanno individuate in chi ha tollerato e persino finanziato i razzisti che hanno ritenuto così di poter contare su coperture in alto loco.

Per non parlare delle responsabilità vaticane e della forsennata campagna anti-gay in occasione della discussione parlamentare perfino su una proposta moderatissima come i Dico in Italia e dell’approvazione in Spagna della legge che ha esteso agli omosessuali l’istituto del matrimonio. Per mesi abbiamo assistito ad una campagna mediatica ossessiva, dove gli omosessuali e i loro diritti sono stati additati come la principale minaccia alla nostra società, alla famiglia tradizionale, all’ordine costituito. Si è arrivati persino ad organizzare il «Family day», la seconda manifestazione a diretta emanazione vaticana (la prima fu subito dopo la fine della guerra), con uno sforzo organizzativo imponente, un grande dispendio di risorse e di organizzazione per contrastare una legge italiana e soprattutto contro lesbiche e omosessuali e le loro rivendicazioni.

Nei media controllati dalla destra e in Rai non c’è mai stata par condicio, non c’è mai stata ombra di parità di informazione ogni qual volta si è parlato di diritti delle persone omosessuali. I cardinali di turno hanno sempre potuto pontificare senza alcun diritto di replica per le organizzazioni lgbt. Fino ad arrivare alla folle opposizione in sede Onu alla mozione della Francia (presentata a nome dell’Unione europea) sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità, con la grottesca argomentazione che abolendo l’omosessualità come reato, pena di morte compresa laddove prevista, si apriva agli omosessuali la strada per il matrimonio e per l’adozione.

Non è difficile quindi individuare chi è che fomenta in Italia l’omofobia e non è difficile vedere che non c’è libertà d’informazione su questo tema e nemmeno un’informazione minimamente corretta. E anche in questo campo impazzano i «negazionisti», che contro ogni evidenza chiamano le aggressioni «ragazzate», e negano che vi sia omofobia e che gli omosessuali abbiano alcun diritto da rivendicare.