Il “gioco d-oppio” della Cia

di Mo.Ma
da www.aprileonline.info

Un assalto talebano a una foresteria dell’Onu a Kabul e poco dopo l’esplosione di un’auto-bomba che fa strage in un mercato di Peshawar: la furia talebana ha accolto il segretario di Stato, Hillary Clinton, arrivata a Islamabad nel tentativo di rafforzare le relazioni bilaterali con il Pakistan, alleato strategico nella lotta al terrorismo, ma sempre più nella morsa della violenza estremistica. Ma ad imbarazzare Washington è un libro paga, quello della Cia e un nome: quello del fratello del presidente afgano, signore dell’oppio

Oltre 100 i morti a Peshawar, tra cui molte donne e almeno undici bambini. L’attentato, il peggiore degli ultimi due anni in Pakistan, mentre in Afghanistan cinque terroristi con cinture imbottite d’esplosivo hanno fatto irruzione in una sede dell’Onu e ingaggiato per circa due ore uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza afghane. All’interno della foresteria c’erano una decina di impiegati e quando l’esercito afghano ha ripreso il controllo della situazione nove di loro erano morti.

L’attacco ha coinciso con il lancio di razzi contro il centralissimo Hotel Serena, molto frequentato dagli occidentali, attacco che ha costretto un centinaio di ospiti a trovare rifugio in un bunker, ma non ha creato vittime. E’ l’ondata di terrore preannunciata peraltro dai talebani in coincidenza con il 7 novembre, data del ballottaggio tra il presidente afgano uscente Hamid Karzai e l’ex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah; un’ondata di terrore che solleva interrogativi sulla sicurezza della prossima tornata elettorale, proprio mentre il presidente Usa, Barack Obama sta valutando se mandare ulteriori truppe nel tormentato Paese.

Ma a creare imbarazzo alla Casa bianca non sono tanto le bombe che ora esplodono anche a Kabul, né l’evidenza che tanti anni di guerra non hanno messo in ginocchio i talebani. Il “nemico” americano è un altro, ben più ‘domestico’. Il New York Times, citando fonti interne all’Agenzia, ha rivelato oggi che Ahmed Wall Karzai, fratello del presidente uscente Hamid Karzai, sarebbe da anni sul libro paga della Cia. Dunque, le attività segrete della Cia, in Afghanistan, sarebbero in piena contraddizione con la linea politico-militare voluta dall’amministrazione Obama.

Sospettato di controllare il traffico di oppio in uscita dal Paese (prima voce dell’economia afghana), Ahmed Wali Karzai secondo il quotidiano è’ stato fino ad oggi pagato dalla Cia per fornire sia informazioni sia servizi agli americani. Tra gli altri, quello di allestire – con finanziamenti americani – una forza paramilitare afghana in modo che possa operare nel Paese sotto la direzione della Cia, in particolare nella zona meridionale di Kandahar, la città della famiglia Karzai.

Non è la prima volta che Ahmed Wali Karzai viene accusato di essere in contatto con i servizi segreti stranieri. Ma in questo caso la rivelazione ha creato non poco disagio alla Casa Bianca.
L’amministrazione Obama, tutta volta alla stabilizzazione politica dell’Afghanistan in nome della sicurezza e della trasparenza, di fronte a questa notizia si è infatti trovata spiazzata. Il motivo è evidente: come possono gli Usa rivendicare elezioni “trasparenti e credibili” quando loro per primi agiscono nell’ombra? Che credibilità possono mai avere le imminenti elezioni in Afghanistan quando il fratello di uno dei candidati riceve denaro americano?

Tanto più che il presidente Obama, il vicepresidente Biden e i vertici militari sono alla vigilia di un secondo Consiglio di guerra per definire, appunto, la nuova strategia in Afghanistan. Per venerdì prossimo Obama (che oggi ha avuto un incontro con il ministro della Difesa, Robert Gates), ha convocato alla Casa Bianca il capo degli Stati Maggiori, ammiraglio Michael Mullen, e i suoi generali per valutare quale strategia scegliere in Afghanistan. Secondo il New York Times, che cita fonti interne al Pentagono, sul tavolo non vi è più in discussione l’opzione se inviare o meno nuove truppe.

Questo sarebbe ormai un dato assodato. Pentagono e Casa Bianca devono semmai definire “quanti” soldati mandare e per fare cosa. Il generale Stanley McChrystal, comandante delle forze Nato e Usa in Afghanistan, vorrebbe rinforzi fino a 40mila uomini da dispiegare nelle zone calde del paese. I politici, in particolare il vicepresidente Biden, propenderebbero (a questo punto il condizionale è d’obbligo) invece per un incremento delle azioni di intelligence.