Mafia su grandi opere e federalismo

di Anna Pacilli
da www.carta.org

Su ricostruzione de L’Aquila, Ponte sullo Stretto, Expo di Milano c’è l’ombra della criminalità organizzata, dice il presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu. Ma l’allarme riguarda anche il federalismo, di cui però nessuno vuole discutere seriamente.

Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, Beppe Pisanu, senatore poco allineato del Pdl, ha lanciato un masso enorme nell’acqua torbida di questi tempi. «Se oggi guardo alla ricostruzione de L’Aquila, al Ponte sullo Stretto, all’Expo di Milano, vedo già muoversi dal sud, dal nord, dal centro dell’Italia, forze che tendono a mettere sotto assedio queste grandi iniziative e ad aggredirle», ha detto Pisanu in un’intervista al Corriere della sera, riferendosi alle organizzazioni criminali. Lo dice a ragion veduta, da un osservatorio privilegiato quale è la commissione che presiede: basta leggere i resoconti delle sedute per farsi un’idea del paese in cui viviamo e di quali siano le reali emergenze.

Non si legge di lavavetri né di migranti, piuttosto di una criminalità organizzata che, per esempio, «Da tempo in Sicilia, ma anche in altre parti d’Italia, secondo le indagini della magistratura inquirente, controlla in modo assoluto il mercato del cemento e del calcestruzzo». E’ uno dei passaggi della seduta del 9 giugno della Commissione, dedicata all’esame degli studi predisposti dalla Direzione nazionale antimafia [Dna] sull’infiltrazione mafiosa nell’economia legale, e dalla Direzione investigativa antimafia [Dia] sulle conclusioni delle commissioni parlamentari antimafia nell’ultimo decennio.

Il giro d’affari è spaventosamente enorme: si stima che i capitali mafiosi reinvestiti nei vari settori economici superino i 150 miliardi di euro all’anno. E il nullaosta antimafia previsto per gli appalti superiori ai 12 mila 500 euro non garantisce affatto la pulizia dei veri proponenti, che possono benissimo nascondersi dietro imprese legali. L’intreccio perverso tra economia legale ed economia illegale viene denunciato, non da oggi, da magistrati, giornalisti, associazioni, che ogni volta accendono i riflettori ancora di più sui grandi appalti, quasi sempre per grandi opere inutili e dannose.

Nel 2005, per esempio, il Wwf ha preparato il dossier «Il Ponte sullo Stretto di Messina: la natura è/e cosa nostra», per denunciare gli interessi di Cosa nostra e della ‘ndrangheta sul ponte e segnalare i pericoli sull’allentamento dei controlli sugli aspetti contrattuali e sui subappalti derivanti dalla legge Obiettivo. E la Legambiente produce da anni un rapporto sulle ecomafie.
Ma gli affari della criminalità organizzata non si fermano al sud, anche se nel resto del paese si fa ancora fatica ad accettarlo.

Roberto Saviano aveva subito messo in guardia sul rischio concreto di infiltrazioni nella ricostruzione del dopo terremoto a L’Aquila. Trattato allora con troppa sufficienza, ha avuto conferma dalle prime indagini della Dia, che hanno scoperto tra le imprese impegnate in Abruzzo una di Gela, legata alle cosche. Altro segnale: il ministro dell’interno, Roberto Maroni, ha insediato proprio ieri a L’Aquila due nuove strutture operative, per monitorare e prevenire infiltrazioni malavitose nelle opere di ricostruzione post terremoto; sono la Sezione specializzata del comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere e il Gruppo interforze centrale per l’emergenza e la ricostruzione.

E una struttura analoga Maroni vuole insediarla anche a Milano per l’Expo 2015, dopo che il suo partito e gli amministratori lombardi avevano reagito stizziti e offesi all’allarme del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che qualche mese fa ha parlato di una loro insufficiente attenzione e sottovalutazione dell’espansione degli interessi finanziari mafiosi al nord.

A questo terribile quadro, Pisanu aggiunge il rischio che il federalismo fiscale [voluto prima di tutto dalla Lega] possa espandere la piaga mafiosa laddove le amministrazioni locali mancano di efficacia e trasparenza. Ma il federalismo è tuttora un tabù, che nessuno, né a destra né a sinistra, osa neppure discutere.