Diventata donna e si sposa in chiesa. Ma il vescovo non ci sta

da www.gay.it

Sandra Alvino, diventata donna nel 1982 ha coronato il suo sogno: sposarsi in chiesa. Ma l’arcivescovo di Firenze ha sospeso il prete che ha celebrato le nozze e l’intera cerimonia sarà annullata

Alla fine ha coronato il suo sogno. Sandra Alvino, 64 anni, donna dal 1982 dopo l’operazione di cambio sesso a Londra, è riuscita a sposarsi in chiesa. La battaglia di Sandra e del marito viene da lontano. I due erano già sposati vicilmente da 26 anni. Sandra, però, cattolica praticante, voleva di più: il rito in chiesa.

E’ stato don Alessandro Santoro, 44 anni, parroco della Comunità delle Piagge, a celebrare il matrimonio. E questo nonostante l’arcivescovo di Firenze, l’ex segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori glielo avesse vietato. Lo stesso aveva imposto il predecessore di Betori, il cardinale Ennio Antonelli appena due anni prima. Per questo la diocesi, in serata, ha “sollevato don Santoro dalla cura pastorale della comunità delle Piagge” e gli ha chiesto di “vivere un periodo di riflessione e di preghiera”.

Quanto durera il sogno di Sandra? Poco e lo sapeva. La Chiesa ha già fatto sapere che annullerà la cerimonia. Il parroco stesso che ha celebrato le nozze aveva avertito durante l’omelia: il loro «sarà un atto che non cambia la realtà: voi siete una coppia di credenti che vive nella chiesa il suo essere coppia e questo il Dio della Vita benedice e accarezza».

Il Dio della Vita, appunto, non i suoi rappresentanti così terreni.

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“Io, figlia di un Dio minore”

di Laura Montanari
da La Repubblica, 19 gennaio 2008

«E´ un matrimonio canonicamente nullo. Mi dispiace, ma è così». Il cardinale Ennio Antonelli taglia di netto con poche parole messe in fila, la speranza di Sandra che «a sessantatré anni e cinque insuline al giorno» sognava di sposarsi in chiesa. Lei che un tempo lontanissimo era un uomo: «Non sono un trans la prego lo scriva, avevo già forme femminili prima dell´operazione degli anni Settanta, ero già una donna allora, la sente la mia voce? Le sembra quella di un uomo?». No Sandra no, stia tranquilla. Il cardinale dice che non si potrà celebrare quell´unione con Fortunato, non in una chiesa, non avrebbe alcuna validità. Don Santoro dalle Piagge risponde rifiutando ogni commento.

Invece Sandra parla, si commuove, piange e non promette ribellioni dalla sua casa alle Piagge. «Sono cattolica, cresciuta a Torino alle scuole dei salesiani, mi sto chiedendo cosa posso fare» riflette. Accusa il colpo, si accascia: «Mi sento espulsa, lo capisce vero? Mi sento rifiutata come se il mio credere in Dio non fosse uguale al suo, a quello di un´altra persona qualunque perché è di questo di cui stiamo parlando no?». Si ferma, torna indietro con il pensiero: «Lo sapevo che avevano detto di no, me l´ha detto un parroco qualche giorno fa».

Che parroco, don Santoro? «Non glielo posso dire perché se no lui si arrabbia. Mi ha detto: Sandra il matrimonio che volevi, in chiesa non si può fare. Io ho risposto con le buone maniere, ma mi sento annientata, piango sì piango e poi che vita è questa, ho passato quattordici anni in prigione, mi hanno dato anche il falso ideologico per aver messo una “a” al posto di una “o” sul nome della mia carta di identità. E adesso dovrei vivere con una pensione di 240 euro al mese, venite voi a provare e spiegatemi come si fa se non ci fosse lui Fortunato, il mio compagno da venticinque anni».

Fortunato e Sandra si sono sposati a Sollicciano nel 1983 con rito civile. Si erano incontrati in un altro carcere fiorentino, quello delle Murate nei primi anni Settanta, ed era stato subito amore: «Quando io uscii mi disse: ti sposerò. Ma mi sembrava una battuta. Chi l´avrebbe mai detto?» confessò Sandra a un giornalista molto tempo dopo. «Sono stata educata in una famiglia di credenti – aggiunge lei – e la mia fede non è mai venuta meno, neppure nei momenti più bui». Con sofferenza, in carcere, ha subito il divieto dei cappellani di farla andare alla messa, poi l´esclusione dalla comunione, come i figli di un Dio minore. Certe vite non sono facili nemmeno quando hai più di sessant´anni e pensi di aver navigato tutte le tempeste: «Mi sento come una malata, una tenuta a distanza. Ma perché?».