“Non è giusto, don Santoro non ha commesso alcun delitto”

da www.gonews.it

“Non è giusto, don Santoro non ha commesso alcun delitto. Ha fatto quello che ha sentito, e lo ha fatto da prete”.

Con queste parole Sandra Alvino commenta la decisione dell’arcivescovo di sollevare il prete dalla cura della comunità delle Piagge.

“L’avevamo immaginato, io e mio marito, che poteva accadere – continua la Alvino -. Lui come sacerdote mi ha spiegato che ha rispettato il Vangelo. E’ tanti anni che mi conosce. Io non ho voluto usare la Chiesa. Non me ne intendo di curia. Non so se il mio matrimonio è valido ma so che ieri ho realizzato il sogno della mia vita. Con questo matrimonio ho vinto la mia battaglia. Ho lottato tanto per ottenere quanto ho ottenuto. Se mi annulleranno il matrimonio, resterò cattolica ma farò una riflessione in più. Vorrò discuterne con umiltà”.

“Esprimiamo la nostra più piena solidarietà a don Alessandro Santoro e riteniamo molto grave, sia per le motivazioni che per la modalità, la sua rimozione dalla guida della comunità cristiana delle Piagge”.

Lo affermano, in una dichiarazione congiunta, Paolo Ferrero e Alfio Nicotra, rispettivamente segretario nazionale e responsabile Pace e Movimenti del Prc/Se. “A distanza di quarant’anni – aggiungono – la Chiesa fiorentina rischia di commette gli stessi errori che fece con don Enzo Mazzi e la comunità di base dell’Isolotto. Unire in matrimonio due persone che si amano ci sembra una scelta di amore tutta interna al messaggio cristiano. Tenerli divisi in forza di una discriminazione ricorda invece le pagine più nere e oscurantiste della storia terrena della Chiesa di Roma”.

“Preoccupa che davanti al dilagare dell’omofobia – proseguono i due – monsignor Betori non trovi di meglio che rimuovere don Santoro dalla sua comunità. Quella che emerge è una Chiesa ripiegata su se stessa che rischia di non comprendere più il senso dell’amore e la missione a favore dei più deboli. Siamo stati recentemente ospiti nella Comunità delle Piagge durante un convegno organizzato dal settimanale ‘Carta’ e ci ha favorevolmente impressionato il lavoro di don Santoro in un luogo difficile della periferia fiorentina. Un avamposto di dignità di cui la Chiesa dovrebbe andare orgogliosa se non avesse invece il terrore di essere convertita dai poveri”.