Cos’è la natura?

di Cettina Centonze
da www.italialaica.it

La morale della curia vaticana ha come fondamento il principio che la natura, in quanto creata da una mente positiva, sia naturalmente buona

Su questo sillogismo, immutabile come un dogma, lo Stato Vaticano durante i secoli ha creato la sua morale facendone discendere semplicisticamente un modello unico di uomo e di donna , di maschio e di femmina, e costringendo i battezzati entro tali paletti. Di conseguenza chiunque e qualunque comportamento non sia riportabile entro questi, viene colpevolizzato e condannato.

Questa è la loro rappresentazione del mondo, ma l’esperienza empirica ci mostra che la Natura è innanzitutto varietà, eccezione e, talvolta caos, è malattia e morte. La natura, quindi, è “naturalmente” neutra obbedisce a leggi meccanicistiche e non provvidenziali, compie “errori”: bambini down e bambini geniali, gemelli siamesi, e altre “mostruosità”, provoca sofferenze atroci.

La supposta bontà della natura corrisponde allo standard della cosiddetta normalità; questo standard dà ai “normali” un’etichetta rassicurante e ne fa una congrega di privilegiati che hanno, da un lato, il dovere dell’ipocrisia per dimostrare a tutti i costi la presunta bontà della natura e, dall’altra, quello della feroce demonizzazione di quanti non corrispondano alla loro “normalità”.

La mia riflessione nasce dall’impazzare del Vaticano che ogni giorno solleva questioni “morali” sul fine vita e delle cui posizioni contraddittorie ho trattato nel mio precedente articolo.

In primis il Vaticano e i suoi organi fanno ampio uso del termine eutanasia proprio per sollevare lo scandalo e l’orrore nelle menti delle masse devote: si tratta di un termine volutamente improprio perché il personale medico ed infermieristico parla di desistenza dalla cura per il malato terminale.

Desistenza che coincide con la rinuncia all’accanimento terapeutico su cui – vedi articolo precedente- la chiesa si era espressa in un passato, che oramai mi appare mitico come l’ età dell’oro, con equilibrio e ragionevolezza. Il Vaticano, in questo pontificato, ha dato la stura alla propria vocazione necrofila: se nel Medioevo, propriamente detto, aveva diffuso l’idea di una vita come un passaggio a cui rassegnarsi in vista della vera vita, nel Medioevo del terzo millennio si accanisce con anatemi, crociate, interdetti, per una permanenza la più lunga e torturata possibile, in”questa valle di lacrime”. È la sfrenatezza paranoica di chi sente di aver perduto il controllo sulle coscienze dei credenti da una parte, e di non costituire un termine di confronto credibile per i non credenti.

Il Vaticano, compromesso con una destra razzista, punitiva, escludente, autoritaria, ma non autorevole, si abbranca al marciume del governo e con uno scatto funambolico accampa pretese sulle coscienze.

Immagino che tali comportamenti schizofrenici abbiano come compenso il monopolio dell’istruzione, fondi per le pie associazioni etc. Come se non bastassero i privilegi di cui la chiesa già gode da parte dello Stato italiano, privilegi che gli permettono di evitare inchieste che chiariscano la sua “ amicizia “ con la banda della Magliana, con l’affare Orlandi , con l’assassinio di Calvi. Il Vaticano non ha alcuna credibilità e, quindi, nessun titolo per parlare di questioni di vita e di morte giacché “puttaneggia coi regi”.

Invito, infine, il Vaticano che, presumo, conosca a menadito la Scrittura, come altri affermano di conoscere la Costituzione, a meditare sul settimo giorno. Il settimo giorno in cui il Creatore si riposò perché cedette il passo all’umanità affinché fosse essa a proseguire la creazione e con lo studio, l’arte, le scoperte scientifiche, la pietas reciproca facesse in modo che si potesse dire: il Paradiso è qui!